Quando Ruth Handler introdusse Barbie al mondo nel 1959, l’industria del giocattolo e il modo in cui le bambine immaginavano se stesse subirono una svolta decisiva. Barbie non era una bambola qualsiasi: incarnava un archetipo di femminilità, modernità e, soprattutto, di possibilità. A differenza delle bambole precedenti, che rappresentavano neonati da accudire, Barbie era una donna indipendente e adulta, capace di svolgere una varietà di ruoli. Per molte bambine, divenne uno specchio e un’ispirazione, rappresentando non solo il sogno della bellezza, ma un ventaglio di ambizioni.
Barbie negli Anni Sessanta: l’Immaginario della donna Moderna
Negli anni ‘60, periodo di grandi trasformazioni sociali, Barbie divenne il simbolo di una femminilità reinventata. Con il suo sorriso sicuro e le sue abili mani, rappresentava un’immagine di indipendenza che era ancora rara nella vita reale. Barbie poteva essere un’attrice, un’infermiera, una hostess, o una commessa; seppur questi ruoli sembrassero limitati dalle prospettive dell’epoca, per le bambine rappresentavano uno spunto di autonomia.
Nonostante ciò, Barbie sollevò anche critiche: il suo corpo snello e irrealisticamente proporzionato suscitava perplessità, suggerendo un’idea di bellezza difficilmente raggiungibile. Le accuse mosse a Barbie riflettevano il conflitto tra l’ideale e il reale, in un’epoca in cui le donne erano ancora vincolate a rigidi modelli sociali.
Gli Anni Settanta e Ottanta
Con il fermento degli anni Settanta, Barbie si evolse. Nascono Barbie che si dedicano allo sport, che lavorano come dottoresse, persino come astronaute. Questi cambiamenti riflettevano la crescente partecipazione delle donne a ruoli pubblici e professionali e fornivano alle bambine nuovi esempi di indipendenza. Barbie diventò un simbolo mutevole: la bambola rispecchiava sempre più le aspirazioni femminili e rispondeva ai movimenti di emancipazione, sebbene, in un certo senso, Barbie si rimanesse spesso dentro gli schemi di genere.
Negli anni Ottanta, Barbie abbracciò il mondo del glamour e dello spettacolo, con capigliature voluminose e abiti sfavillanti, riflettendo gli eccessi dell’epoca e avvicinandosi sempre più all’immaginario di Hollywood. Ma la bambola si spinge anche oltre, interpretando nuovi ruoli e professioni, allineandosi alle conquiste delle donne in ogni ambito.
Gli Anni Novanta e Duemila: la Critica
Con il crescere della consapevolezza sui temi della diversità, Mattel iniziò ad ampliare la gamma delle Barbie per rappresentare bambine e bambine di ogni etnia e background. Questa fase rappresentò una svolta importante per l’identificazione delle bambine con la bambola. Per la prima volta, le piccole di ogni angolo del mondo potevano giocare con una Barbie che avesse il loro stesso colore di pelle o caratteristiche simili.
Gli anni Duemila videro anche l’aumento delle critiche riguardo all’influenza di Barbie sui modelli di bellezza. Diversi studi iniziarono a sottolineare come le bambine potessero percepire il corpo di Barbie come uno standard da emulare, potenzialmente alimentando insicurezze e disordini alimentari. Di fronte a queste critiche, Mattel modificò ancora una volta la bambola, introducendo Barbie con fisici più realistici e diversificati per rappresentare una gamma più ampia di corpi e identità.
Oggi, Barbie non è solo una bambola ma una gamma di rappresentazioni che abbraccia la complessità e la varietà del mondo. Barbie continua a rispecchiare i cambiamenti della società, ampliando i suoi orizzonti per includere la diversità di genere, abilità e aspirazioni. Con Barbie che lavorano in ambiti STEM, Barbie attiviste, Barbie scrittrici e molto altro, la bambola sembra avere abbandonato definitivamente i confini del “giocattolo tradizionale” per diventare una piattaforma che valorizza l’individualità.
L’impatto di Barbie ha fornito un repertorio di immaginazione che, seppur controverso, ha permesso loro di esplorare vari aspetti della propria identità. Che si tratti della Barbie astronauta degli anni Sessanta, della Barbie medico degli anni Ottanta, o delle Barbie diversificate di oggi, la bambola ha saputo adattarsi alle esigenze e ai sogni delle bambine, fungendo da specchio per aspirazioni spesso trascurate dalla cultura dominante.
La sua storia, quindi, non è solo quella di un giocattolo, ma di un cambiamento culturale che riflette la strada percorsa e quella ancora da esplorare nella definizione della femminilità e delle ambizioni umane.
My Barbie Story: il libro che celebra il suo 65° anniversario
In occasione del 65° anniversario di Barbie, Mattel ha presentato un’edizione speciale del libro My Barbie Story, arricchito dai contributi di celebri amici e amiche del marchio che condividono il valore che Barbie ha avuto per loro nel tempo. Questa raccolta esclusiva, composta da 108 storie e immagini che vedono coinvolti personaggi famosi, appassionati e collezionisti, è ora disponibile per l’acquisto, con l’intero ricavato destinato a UN Women UK come parte del progetto benefico Barbie Dream Gap Project.
Dal 1959, Barbie è simbolo di empowerment, creatività e possibilità illimitate. Ha accompagnato molti nel loro percorso di crescita, ispirando e influenzando vite e carriere. Il libro celebra questi 65 anni di storia, invitando amici da tutto il mondo a ripercorrere le loro esperienze personali con Barbie. Celebrità come Dame Helen Mirren, Claudia Schiffer, Samantha Cristoforetti, e in Italia, Elisa, Francesca Michielin, Sara Gama, Sonia Peronaci, Giulia Stabile, Francesca Ragazzi, e Luca e Alba Trapanese, condividono i loro racconti. Sono storie stimolanti che evidenziano l’influenza di Barbie su generazioni diverse e in campi variegati, come l’arte, lo sport, la moda e le professioni STEM.