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Lettura: Baba Dochia di Luciano Ricci. Recensione
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Baba Dochia di Luciano Ricci. Recensione

Pina Sutera 5 anni fa Commenta! 6
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Baba Dochia di Luciano Ricci, pubblicato il 27 Giugno 2020 per le edizioni Leucotea, è un libro che affronta una delle tematiche sociali più scottanti e di straordinaria attualità: lo sfruttamento della prostituzione minorile, fenomeno dilagante e purtroppo sempre più in crescita.

Contenuti
Baba Dochia, stile e linguaggioLuciano Ricci, lo scrittore di Via Porro

Il titolo, Baba Dochia, arriva direttamente da un mito popolare rumeno di cui esistono diverse versioni: Baba Dochia o Baba Odochia è nell’immaginario collettivo rumeno una figura-simbolo ai confini del bene e del male. Nel romanzo, Luciano Ricci fa riferimento a questa figura mitologica per rimarcare la doppia nazionalità del protagonista principale: Ioan è infatti metà rumeno per parte di madre e Baba Dochia è la favola con la quale è cresciuto.

Doppie radici, doppia lingua e se vogliamo anche doppia vita per Ioan, il protagonista di Baba Dochia che passa da un’esistenza tranquilla, all’essere coinvolto suo malgrado in un intrigo di malaffare quasi per caso. Nel romanzo infatti, Luciano Ricci inventa per il suo protagonista degli avvenimenti che finiranno per cambiarne radicalmente la vita.

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È vero d’altronde e succede anche nella realtà, capita di essere coinvolti in fatti più  grandi di noi che sconvolgono ordinate ed ordinarie esistenze, costringendoci ad agire e reagire per non soccombere. Come nella realtà anche nella finzione di un romanzo, gli stravolgimenti possono destabilizzare e capovolgere il corso dell’esistenza.

Succede così a Ioan, da impiegato soddisfatto del suo lavoro, ad artefice di un’indagine che porterà a sgominare un’associazione a delinquere della peggiore specie. E tutto quasi per caso. È proprio questa invenzione dell’autore che rappresenta un punto importante nella trama di Baba Dochia a mio avviso: la straordinarietà degli eventi nel contesto dell’ordinarietà della vita.

Baba Dochia

Altro cardine importante di Baba Dochia è senza dubbio la denuncia: attraverso l’invenzione e l’intreccio del romanzo, Luciano Ricci pone l’accento e l’attenzione del lettore su una vera e propria piaga sociale, lo sfruttamento della prostituzione minorile. Vere e proprie organizzazioni criminali si arricchiscono sulle illusioni e sui bisogni di povere ed ignare vittime che cadono nel giro della prostituzione inconsapevolmente e con l’inganno, nella speranza di poter cambiare vita e condizioni economiche, per ritrovarsi poi prigioniere di gente senza scrupoli né pietà umana.

Ho sempre apprezzato la “letteratura di denuncia“. Ho sempre pensato che un libro, un romanzo o un saggio deve compiere una “missione”, dare uno spunto di riflessione e non essere fine a se stesso: Baba Dochia, in questo senso assolve in pieno questo compito. In esso c’è la missione e ci sono vari spunti di riflessione su “piaghe” reali e fenomeni criminali che, purtroppo, sono sempre più dilaganti nella nostra società.

Baba Dochia, stile e linguaggio

Da un punto di vista stilistico e lessicale, Baba Dochia è un libro semplice, discorsivo, facile da leggere e da comprendere. Il linguaggio che Luciano Ricci usa è comune, veloce senza particolari trovate stilistiche. Forse un pochino ordinario e in certi passaggi scontato, ma ciò non toglie che Baba Dochia sia una storia coinvolgente: la trama e l’argomento trattato, vince sullo stile e sul linguaggio 2 a 0.

Ho cercato di navigare attraverso la mente degli abitanti del “pianeta dei mostri”, esseri senza dignità, di calarmi nei corpi di adolescenti derubate della voglia di vivere. Nel buio più nero, un raggio di luce.

Con queste parole Luciano Ricci presenta il suo libro e in effetti, malgrado la piaga della prostituzione minorile sia tutt’altro che debellata, il libro lascia al lettore l’impressione che “nel buio più nero” ci possa essere davvero “un raggio di luce”, rappresentato da chi, con impegno e perseveranza, lotta contro il male senza arrendersi mai.

Non a caso, penso, la prefazione è affidata ad una donna impegnata nella lotta contro le organizzazioni criminali che rapiscono e sfruttano bambini/e e ragazzi/e a scopo sessuale. Yasmin Abo Loha, segretario generale dell’ECAPT Italia. Nella bella prefazione di Baba Dochia si legge fra l’altro:

Luciano prende il lettore e lo accompagna con la delicatezza a grattare scorza di dolore che avvolge le miserie umane, accendendo la speranza e non lasciando mai spazio alla disperazione.

Luciano Ricci

Luciano Ricci, lo scrittore di Via Porro

Nato nel 1959, ingegnere con alle spalle una onorevole carriera in Confindustria e l’impegno umanitario in Save the Children, Luciano Ricci, nella sua Genova, è per tutti è “lo scrittore di Via Porro”.  Dopo il tragico evento del crollo del Ponte Morandi che lo ha visto coinvolto da vicino, Ricci decide di scrivere: nasce così il primo romanzo La fanciulla delle fate pubblicato nel 2019 da Leucotea Edizioni.

Autore di vari racconti fra cui Ti ho incontrata nel mare e La diagonale perfetta, Luciano Ricci scrive Baba Dochia suo secondo romanzo, dopo l’incontro con Yasmin Abo Loha segretario dell’ECAPT Italia, associazione che opera per contrastare il dramma dello sfruttamento sessuale dei minori per fini commerciali.

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