“Vivere è come scolpire, occorre togliere, tirare via il di più, per vedere dentro.”
Cari iCrewrs, oggi volevo parlarvi di Mauro Corona, un autore che apprezzo molto e che il 13 novembre ha pubblicato il suo nuovo libro “Nel muro” per Mondadori.
“Nel fitto di un bosco di uno dei monti dell’Italia settentrionale un uomo ritrova una baita appartenuta ai suoi antenati. Decide di ristrutturarla, per andarci a vivere e sfuggire così alla crudeltà del mondo che lo circonda. Ma, mentre lavora, un colpo di piccone bene assestato cambia per sempre la sua vita. Dietro la calce, in un’intercapedine del muro, trova i corpi mummificati di tre donne. E si accorge che sulla loro carne sono stati incisi dei segni, quasi lettere dell’alfabeto di una lingua misteriosa e sconosciuta. Qual è la storia delle tre donne? Chi le ha nascoste lì? Qual è il terribile messaggio che quelle lettere vogliono comunicare? Ed è possibile che la cerva dagli occhi buoni che sbuca ogni sera dal bosco voglia davvero proteggere l’uomo e rivelargli qualcosa? Mentre le tre mummie cominciano a infestare i suoi pensieri e i suoi sogni, trasformandoli in incubi e allucinazioni, l’uomo si mette alla ricerca della verità, una ricerca che può portarlo alla perdizione definitiva o alla salvezza. O forse a entrambe. Mauro Corona, dopo anni in cui si era dedicato a forme più brevi, torna al romanzo vero e proprio. E lo fa con un libro che racconta la maestosità della natura e la cattiveria degli uomini, denso di immagini – per esempio quella del pivason, l’uccello-vampiro, e del suo spaventoso verso, presagio di morte – e di momenti di lirismo, come la scena in cui il protagonista scende in una foiba e dentro una pozza d’acqua scopre un piccolo essere di cui si sente improvvisamente e inaspettatamente fratello. Con “Nel muro”, Corona torna a raccontare i boschi, gli animali e gli uomini della sua terra.”
Mauro Corona
E’ nato a Baselga di Piné il 9 agosto 1950. Scrittore, alpinista e scultore italiano. Ha seguito fin da bambino il nonno paterno (intagliatore) in giro per i boschi. Intanto, il padre lo portava a conoscere tutte le montagne della valle. Dal primo ha ereditato la passione per il legno, diventando uno degli scultori lignei più apprezzati d’Europa; dal secondo invece l’amore per la montagna. Alpinista e arrampicatore fortissimo, Mauro Corona ha aperto oltre trecento nuovi itinerari di roccia sulle Dolomiti d’Oltre-Piave. La prima vetta l’ha scalata a 13 anni. È autore di svariati libri, alcuni dei quali best-seller. Risiede a Erto e Casso, in provincia di Pordenone, luogo d’origine dei genitori.
La carriera di scrittore inizia nel 1997 quando un amico giornalista pubblicò alcuni suoi racconti sul quotidiano Il Gazzettino.
Nei suoi romanzi e nei suoi racconti Corona porta il lettore a contatto con la vita e le tradizioni dei paesi della Valle del Vajont, che a seguito della tragedia sono un mondo che ormai non esiste più. Corona affronta tematiche come il rapporto dell’uomo con le proprie radici e la natura nel suo stile appassionato e un po’ malinconico con uno sguardo sempre volto al passato.
Mauro Corona, spesso ospite in trasmissioni televisive, alterna la scrittura, alla scultura lignea, all’arrampicata, alle conferenze, agli incontri e alle manifestazioni. Ha partecipato alla realizzazione di alcuni documentari sulla sua vita. È stato comparsa nel film Vajont, interpretando suo padre.
Erri De Luca, coetaneo e suo amico è anch’egli scrittore e arrampicatore.
Nel 2002, lo scrittore fumettista Paolo Cossi pubblica Corona – L’uomo del bosco di Erto per Edizioni Biblioteca dell’Immagine. Un libro a fumetti che narra alcune vicende raccontate a Cossi da Corona e delle avventure che Cossi dovette intraprendere per ascoltare di persona i racconti di Corona.
Ho scoperto Mauro Corona grazie ad un’amica. Mi ha prestato prima “Storie del bosco antico” e successivamente “La casa dei sotti ponti“. Sono rimasta affascinata, e ho iniziato a leggere i suoi libri. “Storia di Neve“, la storia di una ragazza speciale, capace di guarire le persone, Neve altro non è che la parte buona della strega Melissa – guardiana di un raccapricciante inferno di ghiaccio -, tornata sulla Terra per riparare i torti commessi in vita. A questo fa sfondo la vita dei paesani, ognuno con le proprie debolezze, i propri vizi e il carattere duro come le montagne in cui vivono.
Ho apprezzato le due favole uscite nel periodo natalizio, a un anno di distanza l’una dall’altra. “Una lacrima color turchese” e “Favola in bianco e nero“, in cui Corona parla sempre del mondo e della sua cattiveria e falsità, soprattutto nel periodo delle feste, con il suo solito modo graffiante, ma con uno stile più sottile. Bellissimo e geniale il finale di “Favola in bianco e nero”.
Un altro suo libro che ho amato molto è stato “I fantasmi di pietra“. Una popolazione di fantasmi che Mauro Corona suscita ripercorrendo porta a porta, casa per casa, le quattro strade deserte che un tempo risuonavano di voci, del rumore degli strumenti di lavoro, della vita di ogni giorno.
Un giorno quando andrò a Erto, mi porterò dietro questo libro e percorrerò il paese leggendo le sue pagine. Poi andrò nel laboratorio dove Mauro Corona scolpisce il legno, e portandogli in dono una bottiglia di vino gli chiederò di parlarmi di lui, di Erto e delle sue montagne. Probabilmente mi manderà a quel paese perché so che è un uomo duro, forgiato dal freddo e dalla fatica, ma è anche un uomo che ama la montagna ha rispetto per la natura e per il lavoro. Ama la sua terra e dopo la tragedia del Vajont non l’ha abbandonata, ma tramite i suoi libri ha parlato di lei e dei suoi abitanti perché nessuno possa mai dimenticare quell’orribile tragedia.