Caro iCrewer, bentornato nella rubrica Autori in tasca! Oggi ti parlerò di Kazuo Ishiguro, Premio Nobel per la Letteratura nel 2017.
Ammettiamolo, caro iCrewer: nessuno dei due si aspettava che a questo autore venisse conferito il riconoscimento letterario più prestigioso ed ambito così presto! Così l’Accademia di Svezia ha dato l’annuncio e la motivazione della sua vincita:
The Nobel Prize in Literature for 2017 is awarded to the English author Kazuo Ishiguro
“who, in novels of great emotional force, has uncovered the abyss beneath our illusory sense of connection with the world”.
(Comunicato stampa NobelPrize.org del 5 ottobre 2017)
Se hai letto qualche romanzo di questo autore, concorderai di certo con le parole sopra citate. Ciò che più mi ha colpito delle sue opere (che non sono numerose) è la sua maestria nello scavare nelle emozioni umane, quelle più intime e struggenti, e portarle alla luce in una maniera così potente e delicata da spiazzarti e farti riflettere. Questo è un tratto tipico della letteratura giapponese, che Ishiguro ha di certo appreso dalla tradizione nipponica e che sa padroneggiare egregiamente, anche scrivendo in inglese.
«Come, in inglese?», ti starai chiedendo. Ebbene sì, caro iCrewer: Kazuo Ishiguro scrive nella lingua del Bardo, perchè è cresciuto nel Regno Unito e nel 1983 ne ha ottenuta la cittadinanza, rendendolo di fatto scrittore inglese.
Ma vediamo dall’inizio la biografia, per capire meglio questo autore. Ishiguro nasce l’8 novembre 1954 a Nagasaki, in Giappone. All’età di sei anni si trasferisce con la famiglia in Inghilterra, a causa del lavoro del padre: è un oceanografo e gli viene offerto un posto di ricerca presso il National Oceanography Centre. Ishiguro cresce quindi nel Surrey, dove frequenta le scuole e comincia ad appassionarsi agli autori classici della letteratura inglese ed alla musica americana, soprattutto Bob Dylan e Leonard Cohen. Nel 1978 si laurea in Inglese e in Filosofia presso la University of Kent a Canterbury e nel 1980 consegue il Master in Scrittura Creativa la University of East Anglia.
Due anni anni dopo, la sua tesi di fine corso viene trasformata nel romanzo Un pallido orizzonte di colline (Einaudi, 1982): è il suo primo lavoro pubblicato. Il testo è raccontato attraverso gli occhi dell’anziana Etsuko, la protagonista, la quale ripercorre i dolorosi e tragici eventi che l’hanno condotta ad emigrare dalla Nagasaki del dopoguerra all’Inghilterra. In queste pagine toccanti è già visibile lo stile caratteristico di Ishiguro: la sua mano delicata nello scandagliare l’animo umano e presentarci un personaggio vivo, che prende vita sotto gli occhi del lettore, pagina dopo pagina.
Anche il secondo romanzo, Un artista del mondo fluttuante (Einaudi, 1994) è ambientato in Giappone, dimostrando così il forte attaccamento che questo autore ha per il Paese di origine della sua famiglia e per i suoi valori.
È tuttavia il terzo romanzo della sua carriera a portarlo alla fama: Quel che resta del giorno (Einaudi, 1990) vince il Booker Prize 1989. Con questo testo, Ishiguro abbandona l’ambientazione giapponese e si concentra sull’Inghilterra: il libro narra la vita dell’anziano maggiordomo inglese Mr Stevens. Egli si ritrova ad intraprendere un viaggio verso Darlington Hall, la magione in cui egli ha prestato servizio durante gli anni Venti e Trenta, e questo lo porta a riflettere sugli anni della guerra e sulla dubbia moralità dei suoi datori di lavoro. Da questo testo è stato tratto l’omonimo film di grande successo, diretto da James Avory e con Anthony Hopkins nel ruolo di Mr Stevens ed Emma Thompson in quello di Miss Kenton, la governante.
Non lasciarmi (Einaudi, 2006) è di certo il romanzo che preferisco di questo scrittore. Ambientato in una realtà alternativa fra il fantascientifico ed il distopico, vediamo crescere Kathy, Tommy e Ruth: tre studenti di un collegio immerso nella brughiera inglese. Potrebbe essere una storia come tante, invece la storia di Ishiguro stupisce per la profondità e l’importanza del tema centrale del romanzo. È un’opera che ti porta a riflettere su chi sei, qual è il tuo ruolo nella società e soprattutto quanta importanza dai ai tuoi affetti. Non lasciarmi potrebbe essere visto come un monito alla società moderna, ma allo stesso tempo potrebbe esserne un elogio. Sta negli occhi del lettore l’interpretazione e, se non lo hai ancora fatto, ti consiglio vivamente di leggerlo.
Oltretutto, Non lasciarmi è stato giudicato il miglior romanzo del 2005 dalla rivista Time, che lo inserisce anche nella lista dei 100 migliori libri di narrativa in lingua inglese dalla fondazione della testata.
L’ultimo lavoro di Ishiguro si intitola Il gigante sepolto (Einaudi) e risale al 2015. Anche in questo testo sono presenti i temi della memoria e della colpa, veri fils rouges della produzione letteraria di questo autore.
In totale Kazuo Ishiguro ha scritto sette romanzi, ma l’intensità che egli trasmette nelle sue parole è tale da affascinare milioni di lettori nel mondo. L’Accademia di Svezia se ne è accorta e per questo gli ha conferito il Premio Nobel per la Letteratura 2017.