L’uomo che inventò il fantasy
Cari iCrewers, quando in redazione è stata approvata l’idea di creare una rubrica dove ogni settimana ognuno parla di un autore o di un libro che gli sta particolarmente a cuore, io non ho avuto esitazioni nell’individuare la mia figura scelta nello scrittore britannico John Ronald Reuel Tolkien
Solo a scrivere il suo nome per intero, mi vengono i brividi… In realtà, i brividi ce li ho pensando a lui. Ho speso un anno a studiare la sua vita, le sue opere e il mondo da lui inventato per scrivere la mia tesi di laurea, eppure mi sembra ancora di sapere poco o nulla su quest’uomo dai modi tipicamente inglesi e che veniva spesso fotografato mentre fumava la pipa.
J.R.R. Tolkien (3 gennaio 1892 – 2 settembre 1973) fu una mente geniale per il suo tempo. Non si può infatti negare che egli abbia avuto un ruolo importante nella storia della letteratura mondiale, tracciando le caratteristiche di uno dei generi più letti e più sottovalutati al mondo con i suoi due romanzi più famosi: sto ovviamente parlando del fantasy e i libri in questione sono Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli.
Sfido io a trovare qualcuno che non abbia mai sentito nominare questi due titoli, soprattutto perchè nell’ultimo ventennio sono stati trasposti nelle due imponenti saghe cinematografiche omonime, dirette dal regista neozelandese Peter Jackson (nella foto comodamente seduto in casa Baggins, set di entrambe le saghe).
Nel caso però in cui voi, cari iCrewers, non conosciate le due storie, ecco qualche breve informazione a riguardo:
- Lo Hobbit fu la prima opera pubblicata dallo scrittore nel 1937. Pensata come una favola della buonanotte per i suoi figli, il romanzo racconta l’avventura di Bilbo Baggins, uno hobbit ovvero una creatura simile ad un essere umano, di taglia medio-piccola e con grossi piedi, che vive in una casetta scavata sotto una collina nella Contea (una regione della Terra di Mezzo). Un giorno Bilbo riceve la visita dello stregone Gandalf e di dodici nani, che gli propongono di partire con loro per un’avventura: intrufolarsi nelle miniere naniche sotto il monte Erebor e rubarne il tesoro, custodito dal drago Smaug. Durante il viaggio, Bilbo si imbatterà in Gollum: un mostriciattolo grigiastro che custodisce un anello che rende invisibile colui che lo porta e che, per un evento fortuito, finisce nelle mani dello hobbit. Questo dettaglio potrebbe sembrare di poco conto, tuttavia sarà l’evento scatenante del seguito del romanzo, che andrà in stampa circa vent’anni più tardi.
- Il Signore degli Anelli è il seguito de Lo Hobbit. Scritto fra il 1937 e il 1949, l’opera fu concepita come un volume unico, tuttavia gli editori scelsero di pubblicarlo in tre parti (La compagnia dell’anello, Le due torri e Il ritorno del re) a causa della crisi post-bellica negli anni 1954 e 1955. Anche in questo romanzo il protagonista è uno hobbit: Frodo Baggins, cugino di Bilbo. Sono passati sessant’anni dalla straordinaria avventura di Bilbo, che ormai non trova più la tranquilla vita da hobbit accattivante come un tempo. Stanco della monotonia, il giorno del suo contundessimo compleanno egli decide di dare una grande festa e, durante il suo discorso di ringraziamento a tutti gli ospiti accorsi, scompare nel nulla, lasciando in eredità a Frodo la sua casa e il prezioso anello, ricordo della sua impresa con i nani. Purtroppo, il gioiello si rivela essere un’arma di controllo e distruzione forgiato dal Signore Oscuro Sauron. Per evitare che il malvagio rientri in possesso dell’anello e scateni così il suo dominio sulla Terra di Mezzo, Frodo ed alcuni suoi amici intraprendono così un lungo viaggio che li farà percorrere l’intero continente per raggiungere il Monte Fato, il vulcano in cui fu forgiato l’anello e la cui lava è il solo elemento che possa distruggerlo.
La mappa della Terra di Mezzo disegnata da Tolkien stesso
Questi due romanzi sono considerati delle pietre miliari del genere fantastico, perchè in essi è possibile trovare tutti gli elementi caratteristici del fantasy, ad esempio la presenza di creature straordinarie come nani ed elfi e hobbit (una creazione originale di Tolkien) in un mondo inventato. Anche lo stile della narrazione è particolare e cambia in base al tipo di storia: Lo Hobbit ha toni più simili alle favole popolari, mentre essendo Il Signore degli Anelli un’avventura epica, la scrittura ben si adatta alla materia della vicenda, creando momenti lirici ed eroici a seconda dell’attimo descritto. Insomma, lo stile di Tolkien si adatta a qualsiasi situazione e, lasciatemelo dire, questo tipo di versatilità non è da tutti! Ammetto però che è uno stile difficile da affrontare come lettore e che non tutti sono in grado di reggerlo, perchè può risultare pesante.
I temi proposti sono invece quelli classici delle avventure eroiche: il viaggio alla ricerca di un tesoro come ne Lo Hobbit, l’eterna lotta del Bene contro il Male come ne Il Signore degli Anelli. Anche l’amicizia ha un ruolo fondamentale, basti pensare al legame fra gli hobbit Frodo e Sam o anche fra l’elfo Legolas e il nano Gimgli. Gli esempi sono tanti… troppi per poter essere elencati tutti.
Una scena del film La compagnia dell’anello (2001) con la compagnia che aiuterà Frodo (Elihah Wood, in basso il secondo da sinistra). Nel cast ci sono anche Viggo Mortensen (Aragorn), Ian McKellen (Gandalf), Orlando Bloom (Legolas), Sean Bean (Boromir), Sean Astin (Sam Gamgee) e John Rhys-Davies (Gimgli), giusto per citarne alcuni.
Anche se questi aspetti sono da tener conto, non sono però quelli che mi hanno fatto innamorare della Terra di Mezzo. Ciò che ha destato, e desta tuttora, la mia curiosità è il suo processo di creazione. Tolkien aveva infatti progettato ogni minimo dettaglio del suo universo: dal mito della genesi da parte delle divinità a millenni di storia dei vari popoli e dei cambiamenti geologici che hanno modificato il mondo. Senza dimenticare lo studio delle lingue delle varie razze. Il materiale che contorna Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli è incredibilmente vasto e soltanto una parte di esso è stata riesumata e resa disponibile al grande pubblico grazie a Christopher Tolkien, terzogenito dello scrittore, che ha deciso di continuare l’opera del padre.
Basti pensare a libri come Il Silmarillion, che racconta le prime due ere di Arda (il mondo di cui fa parte la Terra di Mezzo), o i volumi dei Racconti Perduti e Ritrovati, che narrano la storia dei popoli di Gondor e Rohan e altri scenari che fanno da corollario a Il Signore degli Anelli. Recentemente sono perfino state edite due delle leggende della Terra di Mezzo più care a Tolkien e che vengono spesso citati nei due romanzi principali: Beren e Lúthien (giugno 2017) e La caduta di Gondolin (ottobre 2018).
Guardando l’immensità del progetto di Tolkien, mi sono spesso chiesta come egli abbia potuto creare un universo così complesso e soprattutto che cosa lo abbia spinto ad inventarlo. La risposta è arrivata durante le mie ricerche, quando mi sono imbattuta nella teoria della mitologia per l’Inghilterra.
Per potervi illustrare questa teoria, cari iCrewers, ho bisogno di fare un piccolo passo indietro e raccontarvi brevemente chi fu J.R.R. Tolkien. Ciò che molti non sanno è che egli fu professore di filologia germanica, specializzato in antico e medio inglese, prima all’università di Leeds (1921-1925) e successivamente ad Oxford (1925-1959). Dedicò la sua carriera accademica allo studio delle antiche lingue germaniche e alle loro mitologie e, anche se non produsse un cospicuo numero di letteratura critica, i suoi lavori sono tenuti in considerazione ancora oggi dal panorama accademico per la loro qualità e innovazione. In particolare, la critica al poema anglosassone Beowulf non ha ancora trovato eguali.
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Avendo dedicato tutta la carriera alle saghe nordiche e ai poemi mitologici, ad esempio la saga islandese dei Volsunghi o il Canto dei Nibelunghi tedesco, Tolkien si stupì del fatto che la cultura inglese, anch’essa di stampo germanico, non avesse prodotto una mitologia. Per ovviare al problema, decise così di crearne una egli stesso, come racconta nelle sue Lettere (edite in Italia da Bompiani), in particolare nella lettera n. 131.
Ci riuscì Tolkien, a progettare questa mitologia per l’Inghilterra? Beh, cari iCrewers, è un dibattito ancora aperto fra i critici tolkieniani, ma se posso dire la mia, il professore ci riuscì e con successo.
Ci sarebbero tanti altri aspetti da analizzare nelle opere di J.R.R. Tolkien, purtroppo un articolo solo non sarebbe sufficiente per scavare negli innumerevoli livelli di lettura che il progetto del professore di Oxford implica. È dagli anni ’80 che la critica a Tolkien lavora incessantemente per portare alla luce tutto ciò che la Terra di Mezzo nasconde e ancora non è stato detto tutto. Pensando a questo e a quanto ci sarà ancora da dire, non stupisce l’importanza che ha il mondo inventato da Tolkien nel panorama della letteratura fantasy, che può essere considerato come un esempio perfetto di questo genere letterario e un grande classico, in quanto ha plasmato l’idea collettiva sugli elementi che un’opera fantasy deve contenere per essere definita tale:
- un universo pensato nel minimo dettaglio, dalla sua genesi all’epoca in cui è ambientata la vicenda narrata
- popoli di creature fantastiche e umani con ognuno una propria lingua ben strutturata
- un oggetto magico, che è il motore della vicenda
- un potente antagonista che vuole dominare il mondo
- eroi umili e improvvisati
- un’avventura epica
- la lotta del Bene contro il Male
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Ciò che vi ho presentato io, cari iCrewers, sono solo alcune pillole, che spero vi abbiano avvicinato e incuriosito a proposito dell’universo tolkieniano. Se mai l’argomento vi dovesse interessare e vorreste approfondire, vi consiglio caldamente di visitare il portale dell’AIST – Associazione Italiana Studi Tolkieniani, che pubblica regolarmente notizie sul mondo tolkieniano e organizza eventi e seminari per critici e appassionati. Non si sa mai che mi possiate trovare ad uno di essi!