Hermann Hesse è stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1946, per aver scritto un’opera magistrale, un romanzo filosofico fantastico intitolato: Il giuoco delle perle di vetro, un’opera omnia chiamata anche Magister Ludi, maestro di gioco, dal nome di uno dei personaggi; questa locuzione latina può essere intesa anche come gioco di parole, avendo ludus entrambi i significati di gioco e di scuola; un vero e proprio capolavoro. Questi sono i versi della poesia che Herman Hesse dedica al Giuoco delle perle di vetro:
La musica del mondo e dei sapienti siam pronti ad ascoltare riverenti, e ad evocare a festa i venerati spiriti di periodi più beati. Siam tutti compresi dei misteri della scrittura magica che in veri simboli chiari e formule ha serrato il fervor della vita sconfinato. Tintinnano come astri di cristallo dobbiamo ad essi se la vita ha senso; nessuno uscire può dal loro vallo se non cadendo verso il sacro centro.
La forma perfetta del gioco totale al centro dell’omonimo romanzo, in cui le immagini che scaturiscono da questo particolarissimo Giuoco ci conducono via via attraverso tutte le suggestioni ideali che troviamo descritte nei suoi precedenti racconti, da Demian, del 1919, passando per Siddhartha sino a Der Steppenwolf, Narciso e Boccadoro e, non meno importante, L’ultima estate di Klingsor.
Parlare solo delle sue opere e della sua vita sarebbe a dir poco riduttivo, lui è un diverso, per questo merita di essere scritto diversamente, Hesse è un pensatore, un riformatore, un filosofo, un aforista, un artista oltre ad essere un marito ed un padre, lui è colui che è!
Tutti ne restano affascinati, basta pronunciare il suo nome che all’istante lo si riconduce a Siddhartha. Tedesco ebbene sì, ma naturalizzato svizzero. La sua produzione è vastissima, conta 15 raccolte di poesie e 32 tra romanzi e racconti. Le sue tematiche toccano e spaziano tra l’amicizia, l’amore, la morte, i viaggi. Definito un cosmopolita, crebbe a Calw in Svevia, così come a Basilea, Maulbronn e Tubinga. Hermann è lo scrittore di lingua tedesca ancòra celebrato e resta il più letto nel mondo. I suoi scritti sono stati tradotti in più di 60 lingue. Questo illustre poeta, scrittore, aforista, pittore, una celebrità poliedrica con all’attivo 150 milioni di copie sparse in tutto il pianeta terra, era il discendente di missionari protestanti in India, eccoti svelato l’arcano di alcune sue ambientazioni, nonché frutto della misticità influenzata dalla religione e dalla filosofia indiana, come lui stesso ci rivela attraverso il suo diario datato 1921: Il mio interesse per l’India, che risale quasi a venti anni fa , mi sembra ora arrivato a un nuovo punto. Finora il mio leggere, cercare e partecipare era dedicato quasi esclusivamente alla cultura indiana filosofica, puramente spirituale, buddista e del Veda, gli Upanisad e i discorsi di Budda erano al centro di questo mondo. Solo adesso mi avvicino di più alla vera e propria India religiosa delle divinità e dei templi. E adesso tutto il buddismo mi sembra di più in più una specie di riforma indiana, corrispondente a quella cristiana. Ed è proprio da queste riflessioni che nascerà Siddhartha: una storia che è assai liberamente e vagamente ispirata alla figura di un personaggio storico realmente esistito: Siddharta Gautama, cioè Buddha (VI-V secolo d. C.). Il libro di Hesse narra dunque le vicende di un giovane indiano che vive alla ricerca della via verso la realtà più profonda della felicità. Grazie allo stile inconfondibile che tesse sapientemente tra prosa e lirismo, questo romanzo è diventato un classico della letteratura nonché il titolo di Hesse più apprezzato dal pubblico giovanile. I temi trattati all’interno dell’opera, come la ricerca di sé, il rifiuto dei beni materiali, l’inquietudine spirituale, invitano infatti il giovane lettore a cercare la propria strada verso la saggezza. Le suggestioni della religiosità indiana si mescolano alla sensibilità culturale europea, in particolare a quella dei libri di Arthur Schopenhauer, il primo pensatore occidentale a portare l’attenzione sulle dottrine orientali. Partendo da questa combinazione, Hesse scrive un’opera insuperata, semplice nella lingua ma ricchissima di spunti di riflessione. Molte delle idee presenti in Siddhartha ritornano poi nelle sue opere. Padre fondatore di un ricettario ideologico universale dal quale si evince perché Hesse continua ad attrarre a se nuove generazioni.
Da critico abbandona la Germania militare dell’Imperatore Wilhelm II nel 1912, ma continuando a combattere intellettualmente e non solo la crescente politica tedesca da Berna, infatti durante la Prima Guerra Mondiale fondò una centrale per il soccorso dei prigionieri di guerra, la Berner Kriegsgefangenfürsorge-Zentrale, che divenne dal 1933 al 1945 un punto di riferimento per i numerosi emigrati e rifugiati. Ma la diffusione internazionale dei suoi scritti, precisando che nella storia della letteratura tedesca non ha avuto un precedente simile, iniziò postuma, ossia dopo la sua morte avvenuta nel 1962, quando durante la guerra del Vietnam i giovani tra i 15 e 25 anni chiamati in guerra, si identificarono nel suo pensiero pacifista reagendo di conseguenza: bruciarono i libretti di servizio militare e le cartoline di chiamata alle armi, si riunirono in un movimento denominato Flower-Power gridando al motto di Make love, not war!
Arrivati a tal punto ti chiederai il perché di tutto questo successo, bene posso dirti che: le sue ricette ideologiche universali spiegano da sole il perché Hesse anche da morto continua ad attrarre le nuove generazioni. Al crescente disorientamento lui si oppone con un’immagine del mondo, nella quale la tradizione e il moderno, l’etica e l’estetica si uniscono in un contesto preciso orientato al futuro. Per finire in bellezza: Non basta disprezzare la guerra, la tecnica, la febbre del denaro, il nazionalismo. Bisogna sostituire agli idoli del nostro tempo un credo. È quel che ho sempre fatto! Questo è ciò che affermava Hesse!
Ma anche chi possiede coraggio e carattere, è sempre molto inquietante per chi gli sta vicino. Sembrerebbe dal tono esercitato da Hesse un aforisma subliminale e chi lo sa a chi è destinato?