L’annuncio del governo greco parla chiaro: è stata ritrovata una tavola antica databile verso il 3° secolo d.C.
La traccia più antica mai rinvenuta del testo dell’Odissea. La tavola descrive il momento in cui Ulisse torna nella sua Itaca in tredici versi, ritrovata nel sito archeologico di Olimpia, nonostante esistano anche dei papiri più antichi di questo. Questo reperto ha rivisto la luce dopo tre anni di scavi vicino ai resti del tempio di Zeus.
Inizialmente la scoperta di questa tavola era apparsa a molti clamorosa, finché diversi lettori ed esperti hanno fatto notare che esistono dei papiri più antichi che risalgono a tre secoli prima della nascita di Cristo, ovvero 600 anni a.C.
Dunque precisiamo, si tratta del ritrovamento più antico di materia dura, ovvero in argilla ed è questo che la rende importante ma meno suggestivo.
Precisiamo che l’Odissea è stata tramandata per via orale intorno al XI sec. a.C. e poi ritrascritta a partire dall’VIII. Alcune versioni in pergamena sono state ritrovate in Egitto e queste vengono ritenute le tracce più antiche.
Insomma, le storie di Ulisse fanno ancora scalpore durante i secoli e non si degradano mai nel tempo. L’uomo che navigò per i mari bramando la sua Itaca, affrontando mostri marini, Dei adirati e Dee che persero la testa per lui, fa ancora sognare.
“Circe: Ascoltami, io ti darò qualcosa che ti farà dimenticare i tuoi sogni meschini, il tuo misero regno, la tua moglie che invecchia. Rimani e questa notte l’Olimpo conoscerà un nuovo Dio, Ulisse.
Ulisse: Immortale!
Circe: Questo è il mio dono, il più grande dono che sia mai stato fatto ad un uomo.
Ulisse: No, ci sono doni più grandi. Nascere, morire e nell’intervallo vivere come un uomo.
Circe: Sì, vivere come un uomo, impastato di paura.
Ulisse: Solo chi ha paura conosce il valore del coraggio.
Circe: E la vecchiaia, questa povera carne che si corrompe e alla fine la morte. Ecco la terribile eredità degli uomini.
Ulisse: Io l’accetto questa eredità, non m’illudo neppure di cadere in battaglia o nel fragore delle tempeste. Basterà molto meno, un brivido improvviso, un po’ di freddo la sera, e tuttavia questo fragile ammasso di paura ha osato combattere un Dio e non è stato ancora vinto. Se un giorno gli uomini parleranno di me, lo faranno con orgoglio perché ero uno di loro.
Circe: Il loro orgoglio non servirà a scaldarti nel regno dell’ombra. Io ti offro secoli di luce.
Ulisse: Non credo che mi dispiacerà troppo chiudere gli occhi al momento giusto.”