Arpaïs: La memoria delle anime imperfette di Sabrina Ceni è un libro toccante e complesso, un testo che abbraccia argomenti storico – religiosi, che hanno segnato e formato profondamente il corso degli eventi.
Arpaïs: la storia di una bambina con un dono speciale
L’immagine della cover vede la sagoma di un volto, presumibilmente femminile, al cui interno spicca una croce: quella dei catari. Essa simboleggia il loro credo che viene custodito proprio lì nella mente, dove vive la memoria.
«La memoria è un dono, ricordalo sempre. Che il buon Dio ti assista, mia piccola nenet.»
Arpaïs è un bambina speciale, che possiede un dono prezioso. Anche se lei questo inizialmente non lo sa. Vive con i suoi genitori a Montségur, una vetta che si trova sui Pirenei, il padre è il medico personale del comandante Pierre Roger de Mirepoix.
Arpaïs e gli abitanti di Montségur predicano il loro credo, resistendo al re di Francia, venendo additati come quella erbaccia cattiva ed infestante che deve essere assolutamente estirpata.
La bambina cresce mantenendo ben saldo il suo carattere fiero e restìo ad essere sottomesso, essa non comprende il consolamentum che viene recitato da tutta la popolazione nel momento in cui uno di loro sta per lasciare il mondo terreno e raggiungere il Dio buono.
Ma Arpaïs possiede un dono che la rende una ragazza speciale
Il libro si apre con l’indicazione dei personaggi storici, evidenziando quelli che sono i nomi di fantasia, poi seguono tre cartine geografiche dei luoghi protagonisti della nostra storia.
Devo precisare che quando inizialmente ho visto le cartine, ho compreso ben poco, dopo aver letto l’intero libro, sono appositamente tornata ab initio e ho osservato con attenzione le dette mappe: in quel momento ho avuto tutto più chiaro e ho compreso tante più cose.
Dopo un prologo piuttosto suggestivo, inizia l’unica parte del libro che porta un suo titolo. Seguiranno venti capitoli ed un antefatto.
Ogni capitolo reca un titolo, l’anno, il mese ed il giorno di riferimento che ci viene raccontato, un versetto religioso e la fonte da dove esso viene tratto.
Ci sono delle note che vengono spiegate in calce al capitolo di riferimento.
Al termine troviamo un glossario con la spiegazione del significato di talune parole e la bibliografia.
Qualche refuso presente.
Il linguaggio è semplice ma al tempo stesso richiede parecchia concentrazione: ciò è dettato sia dall’argomento, ma anche per la presenza di parole e/o frasi appartenenti alla lingua occitana che si intercalano nei periodi.
Quasi tutte le frasi comprendono parole appartenenti all’idioma occitano, che naturalmente si avvicina alla lingua francese. Io, ad esempio, conosco più o meno questa lingua, non ho avuto grandi difficoltà.
Alcune volte il significato di talune parole l’ho tradotto per logica: ad esempio la parola oc, significa sì, ancora à la perfin, che vuole dire finalmente. Queste espressioni si incontrano di sovente durante la lettura, ne capti il significato, anche se, esse sono presenti nel glossario che ho menzionato poc’anzi.
Arpaïs: chi sono le anime imperfette? E qual è la loro memoria?
Questa è una storia che ci riporta a parecchi anni addietro – nel 1242 d.C. – quando vigeva la Santa Inquisizione, quando certi interrogatori venivano condotti al fine di scovare gli eretici, la mela marcia della religione Cattolica, insomma.
Una volta stanati – gli eretici – venivano, nella peggiore delle ipotesi, condannati al rogo.
L’autrice ci racconta una storia, certo, ma una storia con profili di verità, che ci fa capire come quei tempi siano stati realmente duri e crudi e come tante persone innocenti siano state arse vive dalle fiamme per essere considerate blasfeme.
Un testo quindi che probabilmente non tutti possono leggere con facilità, anche se è pur vero che la storia di Arpaïs ti prende al cuore.
Questa ragazza così diversa dalle altre sue coetanee dedite al ricamo. Le altre. Lei no. Lei ama tirare con l’arco – dal quale raramente si separa -, lei vuole capire, ascolta i discorsi degli adulti, si ribella, ma lei è anche estremamente coraggiosa, buona ed indomita.
Una ragazza che ho amato sin da subito.
«Arpaïs si asciugò gli occhi. Le avevano insegnato che la sua memoria era un dono. Avrebbe mantenuto la promessa fatta a sa maire, ma nella penombra di quelle grotta ne fece una sé stessa: non avrebbe mai dimenticato i volti dagli occhi di brace de lhi Francés, le loro bocche dai denti aguzzi.»
Ho sofferto per il triste destino di tanti personaggi, proprio perché so che verosimilmente sono barbarie realmente perpetrate. Un capitolo che mi ha commosso in particolare è il X, dal titolo Arnaude, la madre di Arpaïs
«Sei forte, filha mia. Forte come… un lupo. Ricordalo, mon còr.»
Allo stesso modo, mi ha lasciata attonita l’epilogo riservato a Guilhem e Jourdain, due personaggi chiave che hanno regalato un tocco in più a questa narrazione.
«…una figura esile, minuta, dai contorni quasi impercettibili, pareva una bambina. Lutgarda \si sporse di lato e incrociò due occhi scuri come la notte su un volto di luna, occhi verdi velati di lacrime. Quando lei allungò la mano, la sagoma di un lupo balzò davanti a quel profilo etereo e la costrinse ad indietreggiare.
La bambina accarezzò il dorso della bestia, e quando schiuse le labbra, una cantilena si librò nell’aria, dolce come una canzone: “Conoscerete la verità. E la verità vi farà liberi”.
Poi, così, com’era apparsa, la bambina svanì nel nulla insieme al lupo.»
Una storia che insegna quanto importante sia il coraggio delle proprie scelte, delle proprie idee, del proprio essere e quanto indelebile sia la memoria, che ci permette di custodire quanto di più prezioso noi conosciamo.