Quando mi è capitato tra le mani il libro Arcano. Lo scrigno di Pandora, edito da Giovane Holden Editore, ho provato emozioni ambivalenti. Da una parte il richiamo alla mitologia greca mi ha entusiasmato, dall’altra non potevo che arricciare un po’ il naso all’idea dell’ennesimo rifacimento moderno di una storia già ampiamente manipolata e forse anche un po’ snaturata.
Ebbene, a lettura conclusa, posso assicurare che questo libro è molto, molto più di quel che pensavo.
Un assaggio di trama
Energia prodigiosa e selvaggia, è il Sacro Flusso Universale, soffio vitale di dimensioni insolite, a costituire ciò che la ristretta visione degli esseri umani chiama magia.
Pochi sono coloro che sulla terra mortale sono in grado di controllarlo e di utilizzare appena una frazione della sua potenza: si tratta degli Eletti, individui solo in apparenza comuni e in realtà non del tutto di questo mondo, connaturati alla medesima sostanza del Flusso.
Essi sono tuttavia costretti a nascondere la loro vera natura per sfuggire alle persecuzioni della Nexus, temibilissima organizzazione sovranazionale disposta a compiere ogni atrocità per estirpare da loro il misterioso potere, al fine di utilizzarlo come fonte energetica.
Luna ha vent’anni e sembra una ragazza come tante, nonostante sia una Eletta, cresciuta addestrandosi in segreto a governare il Flusso. Ma quando un banale incidente le scatena intorno delle forze straordinarie, inizia a comprendere che ci sono verità molto più complesse e profonde di quelle in cui ha sempre confidato, e che lei stessa non è affatto una ragazza come tante.
Fuggita dalla sua famiglia, sarà Regina, la magnetica sovrana di Arcano, il mondo da cui il Flusso nasce, a trascinarla in un rapporto pieno di ombre, torbido ma irresistibile, a farle scoprire capacità devastanti e a svelarle un destino inimmaginabile. Fino al culmine di un confronto epico che legherà la sorte di mondi interi.
Un quadro narrativo
Partiamo dall’inizio. Ma proprio dall’inizio: la copertina.
Uno sfondo nero, una donna dall’aspetto regale e magnetico, delineata con tratti ruvidi quasi fossero graffi blu e neri che danzano con straordinaria eleganza sulla carta. Non si riesce a distogliere lo sguardo da quella donna, il cui sguardo di ghiaccio sembra quasi attraversarti e invitarti ad aprire il romanzo per svelarne l’identità.
Non dirò chi è quel personaggio, ovviamente, ma posso assicurare che Matteo Ricupero, autore di Arcano. Lo scrigno di Pandora non ha tralasciato nulla. Insegnante di storia dell’arte presso un istituto privato, infatti, ha disegnato da sé la copertina del suo romanzo.
Ma quelle pennellate ruvide e profonde, ipnotiche e impressionistiche, non si fermano alla sola copertina ma le si ritrova anche all’interno del libro stesso.
Ciò che colpisce immediatamente di queste pagine è lo stile “pittorico”, incisivo delle parti descrittive. Scene e paesaggi prendono forma come fossero pennellate di un quadro, a volte più delicate e romantiche, altre più brutali e immediate:
Il sole s’avviava verso il suo congedo, come se si vergognasse di brillare su un mondo dominato dalla paura […]. Il cielo si tingeva d’amaranto lungo calde zebrature, e sfumava in un timido cobalto sempre più lontano dall’orizzonte. La ferocia della notte avanzava sulle città, sui boschi e sulle montagne, e copriva con il suo manto oscuro ogni albero ancora bramoso di luce.
Arcano. Lo scrigno di Pandora: personaggi vivi e complessi
Queste “pennellate narrative” non si limitano soltanto ai paesaggi ma si estendono anche ai personaggi.
L’allusione a Pandora lascia già intuire che questo è un romanzo tutto al femminile. Ma se cercate scenari mitologici o altri riferimenti storici e culturali questo non è il libro adatto.
Il mito di Pandora fa solo da cornice, o meglio ancora, da dettaglio che arricchisce e impreziosisce quel quadro che lentamente va delineandosi.
Luna, la protagonista, è all’apparenza una ragazza come tante che vediamo crescere e maturare nel corso del romanzo proprio come farebbe un’adolescente qualsiasi con tutti i suoi dubbi, le sue paure e i suoi demoni da affrontare.
Solo che, come in ogni fantasy che si rispetti, quei “demoni” hanno un volto. Un volto che appare a volte tirannico e spietato come quello di Scratch, presidente delle industrie Nexus, che sfrutta la magia degli Eletti come fonte d’energia alternativa.
Un volto che può apparire anche estremamente seducente, come quello di Regina, sovrana degli Eletti, risoluta a voler proteggere e vendicare il suo popolo ridotto quasi a bestiame da macello.
Ed è proprio questo l’elemento che ho trovato più affascinante di Arcano. Lo scrigno di Pandora. I personaggi, soprattutto quelli secondari, non hanno grandi evoluzioni psicologiche nel corso della storia ma non sono mai piatti o stereotipati come spesso accade nei fantasy tradizionali.
Sono personaggi liminari, ambigui che si prestano a diverse interpretazioni. Ognuno di loro svela gradualmente diverse parti di sé, della propria storia, del proprio passato, e questo li rende personaggi forti e granitici ma allo stesso tempo anche estremamente dinamici.
Una narrazione dal ritmo lento e in crescendo
E qui arriva, forse, l’unico tasto dolente del romanzo.
La narrazione segue un ritmo piuttosto lento, soprattutto nella prima metà del libro dove Matteo Ricupero si prende tutto il tempo necessario per “disegnare” la cornice di sfondo, i propri personaggi e le loro storie. Vi contribuisce anche lo stile “poetico”, non sempre fluido e scorrevole in questa fase, che indugia spesso su scene e descrizioni realizzate con estrema dovizia di particolari.
Tuttavia, il romanzo segue un crescendo drammatico che, superata questa prima fase “preparatoria”, raggiunge picchi e vertici tipici da romanzo fantasy.
È nella seconda parte, infatti, che l’elemento fantasy e più specificatamente “magico” prende il sopravvento. Il ritmo si fa più incalzante e serrato fino al finale del libro che definirei “cinematografico”, tanto che, secondo me, non ha nulla da invidiare ai grandi film d’azione.