Quello di Antonia Pozzi è un nome ricorrente tra le pagine dedicate alla poesia che circolano sui social. Probabilmente la scoperta e la conseguente larga notorietà, della sua breve vita dedicata in larga parte alla poesia, è dovuta proprio alla diffusione dei social e Facebook in particolare. La famosa piattaforma, si sa, ospita poeti o pseudo tali, di ogni specie, anzi, direi che proprio Facebook ha reso tutti poeti… Non mi addentro, però, in questo argomento, rischierei di non essere particolarmente dolce e buona, quindi sorvolo e ritorno ad Antonia Pozzi: una vita breve, intensa e travagliata la sua conclusasi tragicamente con il suicidio.
Nasce a Milano il 13 febbraio 1912 da una famiglia alto-borghese. Il padre è un avvocato di successo e la madre vanta nobili origini, Antonia è una bimba bella, minuta e fragile che eredita il primo nome dal nonno cui si aggiungono una nutrita serie di nomi di famiglia, tutti tesi ad indicare una bella discendenza dinastica. Antonia, Rosa, Elisa, Maria, Giovanna, Emma Pozzi cresce, riceve un’educazione colta e raffinata, legge moltissimo soprattutto autori stranieri, si appassiona alla poesia, studia l’inglese, il francese, suona il pianoforte, ama la musica classica e, come se non bastasse, ama disegnare e ricamare.
Una vita assolutamente in linea con le usanze del primo Novecento: fra cultura e arti da coltivare, le signorine di buona famiglia non aspettavano altro che un buon matrimonio per diventare a loro volta mamme di figlie ottimi natali: un ciclo infinito che, fino ad una certa epoca si tramandava di generazione in generazione… Non così per Antonia Pozzi. Ad un certo punto della sua giovinezza, quando cioè frequenta la prima classe del liceo, incontra l’amore che si incarna nel suo professore di latino e greco.
Antonia Pozzi, un amore per la vita
Non è il fascino di lui a colpire Antonia Pozzi, nè la sua avvenenza, il professore è un uomo normalissimo: ciò che colpisce la giovane è la sua cultura, l’alta moralità e la passione che mette nell’insegnamento. Le famose affinità elettive hanno il loro bel perchè quando si tratta di amore… Quindi, amore ricambiato fu, dicono dalle mie parti. Ma vuoi caro lettore che nella vita di una giovane di buona famiglia, amante della letteratura e della poesia in particolare che si innamora del suo professore tutto fili liscio come l’olio? Chiaramente no! Che gusto ci sarebbe se tutto andasse seguendo il cuore, senza che un padre-padrone non mettesse il becco nelle scelte della figlia?
Andò così per Antonia Pozzi, il sogno di seguire il cuore cedette il passo al famigerato “per il tuo bene”, imposto dal padre: la storia d’amore finì ma in realtà il forte sentimento provato restò impresso come un marchio nella sua anima per tutta la vita, anche quando cercherà di colmare il vuoto con altri uomini o con altre passioni, la poesia e la fotografia in primo luogo. Altri tempi, mi viene da pensare. Oggi, un amore infelice o contrastato non lascia strascichi per la vita intera: è tutto un mordi e fuggi nei sentimenti come nelle relazioni di qualsiasi tipo. O forse no, non si può generalizzare, come sempre dipende dal sentire individuale.
Gli studi universitari segnarono una svolta davvero importante nella vita di Antonia Pozzi: la facoltà di lettere e filosofia le consentirà di incontrare personaggi e letterati che affineranno maggiormente i suoi gusti letterari e la addentreranno maggiormente in quel mondo fatto di parole stillate dal profondo, cui si dà il nome generico di poesia. La laurea, in seguito le consentirà di rendersi indipendente, di viaggiare moltissimo e di approfondire maggiormente la sua cultura.
Poesia e fotografia, le passioni di Antonia Pozzi
Scopre la passione per l’arte fotografica che coltiva con reale trasporto emotivo: per Antonia Pozzi un fotografia non è soltanto un’immagine arida ma cose, persone e natura “hanno un loro sentimento nascosto”, un’anima che l’obiettivo della macchina deve saper trovare e riportare. Numerosi sono i suoi album di fotografie, vere e proprie poesie traslate in immagini. L’anima di un poeta traspare in ogni attività che intraprende e se le parole a volte sembrano non bastare anche le immagini possono diventare versi per raccontare e raccontarsi.
Le passioni coltivate con dedizione a volte però non servono a colmare i grandi vuoti che un’esistenza sensibile si porta dentro. Possono fungere da palliativi, da distrazione momentanea, da rifugio di fortuna: quando il malessere è profondamente impresso nell’anima, quando malgrado tutto non si riesce a trovare uno scopo per vivere, quando nessun appiglio sembra reggere agli scossoni dell’esistenza, solo la morte sembra essere l’unico porto dalle acque tranquille a cui approdare per avere pace. Antonia Pozzi pose fine alla sua pur ricca e piena esistenza nel terzo giorno del dicembre 1938, a soli trentacinque anni.
Perchè ho voluto raccontarti oggi di Antonia Pozzi?
Se te lo stai chiedendo, caro lettore, esaudisco la tua curiosità e ti confesso che non conoscevo niente di lei. Ad onor del vero, da frequentatrice di social e pagine di poesia mi è capitato spesso di incontrare il suo nome a firma di brani poetici che trasudano tristezza, malinconia e male di vivere: una costante nella sua poesia. La cosa assurda è che pensavo fosse un’autrice contemporanea, ri-confesso la mia abissale ignoranza. Poi, casualmente, un giorno vedo un servizio televisivo dedicato alla sua fotografia, mi ricordo di aver leggiucchiato qualcosa firmato Antonia Pozzi… E il seguito lo hai appena letto in questo articolo.
Ciò che maggiormente mi ha spinta a voler approfondire la conoscenza della sua vita è lo stupore nel constatare che a distanza di tempo, spazio, epoche, cultura, e stili di vita certe anime si assomigliano, chissà per quali strani fili e meccanismi che le legano al di là di ogni confine spazio-temporale. Per finire e per ricordare Antonia Pozzi nella maniera più giusta, ti lascio alla lettura di un suo brano:
Mentre tu dormi/ le stagioni passano/ sulla montagna.// La neve in alto/struggendosi dà vita/ al vento:/ dietro la casa il prato parla,/ la luce/ beve orme di pioggia sui sentieri.// Mentre tu dormi/ anni di sole passano/ fra le cime dei làrici/ e le nubi.
Io posso cogliere i mughetti/ mentre tu dormi/ perché so dove crescono./ E la mia vera casa/ con le sue porte e le sue pietre/ sia lontana,/ né io più la ritrovi,/ ma vada errando/ pei boschi/ eternamente/mentre tu dormi/ ed i mughetti crescono/ senza tregua. (Tempo, 28 maggio 1935)
Adesso dormi Antonia, del sonno che hai voluto fosse. I mughetti restano a vegliarti incuranti delle stagioni in divenire.