“Se come gli antichi avessimo fiducia nel valore simbolico dei numeri, potremmo asserire che la storia cecoslovacca sia stata segnata dal numero otto.” Inizia così il libro scritto da Francesco Bonicelli Verrina e Patricia Prochazkova dal titolo Alexander Dubcek: Socialismo dal volto umano, pubblicato da Elison Publishing.
Come mi era già successo quando ho recensito il saggio-racconto Quel che resta del regime: Percorso di memoria e coscienza nella Romania Comunista tra propaganda e persecuzione culturale-religiosa, scritto da Silvia Luscia e pubblicato da Elison Publishing, mi sono ritrovata a leggere un libro impegnativo dal punto di vista del contenuto, ma scritto in modo comprensibile, scorrevole e appassionante.
Non conoscevo in modo approfondito la figura di Alexander Dubcek, uomo politico di spicco nel panorama cecoslovacco, esponente dell’ala rinnovatrice del Partito comunista slovacco e suo segretario nel 1968, quando la Cecoslovacchia fu invasa dalle forze del Patto di Varsavia. Alexander Dubcek era deciso ad abbandonare il modello comunista sovietico, dando vita a quello che venne poi definito il “socialismo dal volto umano” e questo scatenò la reazione di Mosca, l’intervento delle truppe e il suo allontanamento della sfera politica cecoslovacca (nel 1970 Alexander Dubcek venne espulso dal PCC).
A seguito della rivoluzione di velluto e della dissoluzione dello stato comunista cecoslovacco nel 1989, Alexander Dubcek tornò sulle scene politiche e venne eletto presidente del Parlamento federale cecoslovacco. Morì in un incidente stradale nel 1992.
Nel libro Alexander Dubcek: Socialismo dal volto umano, gli autori riescono a raccontare la storia di Alexander Dubcek in modo chiaro, con una scrittura lineare ed esaustiva, appassionante, unendo punti di vista diversi e dando così corpo alla narrazione.
Alexander Dubcek: Socialismo dal volto umano: di cosa parla
Escludendo le sue memorie e gli studi sul 1968 e sulla Primavera, mancava una biografia di Alexander Dubcek, grande protagonista del Novecento e del comunismo utopico. Identificando il personaggio con il “nuovo corso” del 1968, ma più in generale anche con le tappe del Novecento cecoslovacco, dalla fondazione di Tomas Garrigue Masaryk nel 1918, al tradimento di Monaco del 1938, dal febbraio rosso del 1948 alla Primavera, scaturita da una grande rivitalizzazione liberale del socialismo sfociata nella più ampia liberazione culturale, le cui premesse erano già state poste dai grandi revisionisti marxiani, citati, poi represse durante il periodo della Normalizzazione, letto attraverso le interpretazioni della politica italiana e occidentale, le pagine de L’Unità, le lettere di denuncia di Dubcek, dalla sua prigionia di fatto, i suoi rapporti con il PCI, gli eventi dell’opposizione interna, gli esuli, i fatti in Polonia, la sinistra italiana ed europea e attraverso le memorie di Dubcek, la biografia di Shawcross e vari altri volumi di grandi storici internazionali come Golan, Sebestyen, e testimoni italiani, Bettiza, Ripellino, etc nonché le carte del Fondo Pelikan ed altri testimoni.
Francesco Bonicelli Verrina
Nato a Novi Ligure, si laurea in Scienze Storiche nel 2014 e in Scienze Internazionali e della Cooperazione nel 2018. Ha scritto diversi libri sulle vicende storiche dei paesi dell’Europa centro-orientale, tra cui Teleki Pal e Lo strano matrimonio fra il regime sovietico e i militari argentini: 1976 – 1983.