Alberto Cova, il ragioniere volante…
Un mito, un’altra leggenda dello sport italiano! Chiedo venia se il mio sguardo è sempre in qualche modo rivolto ai campioni del passato. Mi sembra giusto ricordarli a chi magari li ha dimenticati, scoprirli invece per chi non ha avuto coscienza della loro esistenza. Se rifletti, sono proprie le loro esperienze agonistiche ad avere segnato il percorso per i campioni del domani: non credi? Una scuola di vita fatta di tentativi, strategie, tanto impegno e voglia di misurarsi con se stessi.
Al pari di Mennea, tutto è affrontato senza beneficiare di ciò che l’era moderna ha in qualche modo concesso al mondo sportivo. Nessun computer, nessun dato memorizzato, nessun allenamento in sala pesi, ma un allenatore, sempre quello, magari seduto sui bordi del campo a rilevare con il cronometro in mano i tempi dei passaggi, per scriverli poi su fogli di carta. Rapporti di fiducia consolidati nel tempo alla base di qualsiasi risultato, perché alla fine, al di la della tecnologia che già faceva capolino, l’obiettivo era lottare in pista contro i propri imiti.
Alberto Cova, La biografia e le vittorie
Alberto Cova fa parte di questa categoria di campioni. La sua è una storia in apparenza uguale a tante altre. Eppure, già alla nascita, Alberto si ritrova a misurarsi con le difficoltà. Per un’eccessiva nevicata, la madre è costretta a partorirlo in casa senza l’assistenza di un ospedale.
Disciplina e rigore è la famiglia a trasmettergli i principi basilari per impostare la sua vita e soprattutto quella agonistica. A 14 anni viene subito notato per le sue attitudini nella resistenza, esordisce nell’atletica con la corsa campestre di Intimiano, le prime esperienze sono con l’Atletica Mariano Comense con la quale conquista il titolo di campione italiano juniores dei 5.000 metri ma la felicità e l’emozione più grande è la chiamata in Nazionale.
“All’epoca, racconta Cova nella sua biografia, “oltre alla classica educazione fisica ci facevano fare anche l’atletica leggera. Poi, nel 1972, è nata l’Atletica Mariano Comense di Carlo Pozzoli (ex nazionale azzurro di salto con l’asta, ), con cui ho fatto le mie prime gare nei 5 mila metri piani. Dopo c’è stato l’incontro con Giorgio Rondelli che fu mio allenatore e mi convinse a passare alla distanza doppia. Il resto è storia”
Le prime sfide, fin da giovane, con Gelindo Bordin, il maratoneta che avrebbe vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Seul del 1988 nella gara sui 42 chilometri. Le sue vittorie più grandi, il massimo che un atleta possa conquistare: 15 volte campione italiano, campione europeo ad Atene nel 1982, campione del Mondo a Helsinki nel 1983 e campione Olimpico a Los Angeles nel 1984.
La gara più entusiasmate, rimasta senza dubbio nella memoria collettiva, è la finale olimpica di Helsinki del 1983. Fu definita al pari di una vittoria di Gimondi come “un capolavoro di alpinismo in piano”. Come sai, le gare di fondo sono le ultime che precedono la maratona e visto la distanza da percorrere sono quelle seguite con maggiore attenzione. Ai microfoni dell’epoca un certo Paolo Rosi visibilmente emozionato per la presenza di un italiano in gara e le aspettative sono alte. Alberto Cova aveva già vinto agli Europei in Grecia l’anno precedente, inevitabile che tutti gli occhi fossero puntati su di lui e sulla particolare accelerazione che ormai accendeva gli animi agli ultimi 100 metri.
Alberto Cova la gara più bella
La ricordo bene anch’io. Una gara sempre in crescendo, con la voce del cronista a scandire puntuale la posizione degli atleti ad ogni giro. Cova rimane strategicamente all’interno del gruppo fino a quei famosi 100 metri finali scanditi dalla voce del cronista. “Cova, Cova, Cova, Cova” che lo accompagnano concitato fino alla vittoria.
Magnifico, ha vinto la medaglia d’oro con un finale straordinario.
28 01 e 4, ma che c’importa del tempo! Cova ha trionfato!”
Eravamo tutti in piedi, increduli, uniti da un unico grande applauso per una vittoria dai mille significati. A volte per spiegare le emozioni è necessario viverle.
Le tre medaglie d’oro che ho vinto sono tutte importanti ovviamente, ma quella dei Mondiali di Helsinki 1983 la ritengo la gara migliore della mia carriera sotto tutti i punti di vista. Ritenevano che fossi il favorito perché l’anno prima ad Atene avevo vinto gli Europei in volata. All’ultima curva iniziai a pensare che una medaglia la potessi prendere. A fine curva, andai all’esterno, mi accorsi che andavo più forte degli altri: affiancai Shahanga e poi sorpassai Vainio. Andavo più forte di Kunze e Schildhauer, pensai all’argento e alla fine vinsi la gara”.
L’anno successivo Cova si ripropone ai mondiali di Los Angeles con la stessa grinta vincendo Thompson nel finale della gara e nel ’86 arriva secondo agli Europei di Stoccarda dopo Mei e Antibo. La sua, da quel momento, sarà una parabola discendente ma campioni come Alberto Cova è difficile che si possano ripresentare. Non è più la stessa cosa, sono cambiate troppe cose. L’avvento della tecnologia ha forse migliorato le prestazioni ma non ha prodotto emozioni così forti.
Il campione ha volute raccogliere le sue esperienze in un libro edito da Sperling & Kupfer e scritto in collaborazione con il giornalista sportivo Dario Ricci. Alberto Cova Con la testa e con il cuore” è un “ritratto appassionante di un campione inimitabile dello sport italiano e mondiale, che ha saputo continuare a vincere anche dopo aver appeso le scarpette al chiodo e che con la sua esperienza insegna ad affrontare e superare le difficoltà che incontriamo ogni giorno nella vita e sul lavoro”.
Una corsa campestre nel gelo e nella pioggia, una scarpa che affonda nel fango, un piede scalzo che grinta e forza di volontà spingono fino al traguardo. Comincia così, durante la sua prima gara quando è ancora un bambino, il sogno di Alberto Cova.
Un sogno che passa attraverso scelte difficili, perseveranza, determinazione, istinto, emozioni, voglia di vincere. Migliaia di chilometri dopo, quella stessa grinta e volontà porteranno Cova ? unico italiano nella storia del mezzofondo ? sul podio europeo, mondiale e olimpico. Un’avventura che diventa un percorso di scoperta interiore e di sfida ai propri limiti, in cui la mente diventa la principale alleata. Cova si racconta in queste pagine rivelando i pensieri dell’atleta ma anche le emozioni dell’uomo. Il ritratto di un campione dello sport italiano e mondiale, che ha saputo continuare a vincere anche dopo aver appeso le scarpette al chiodo.
Alberto Cova, da poco sessantenne, ha messo le sue emozioni nel cassetto dei ricordi ma non ha mai smesso di correre e di motivare gli altri ad inseguire i propri sogni.
Ognuno di noi ha la sua Olimpiade da fare – dice – l’importante è fare delle scelte per andare avanti e crescere. Io credo che chiunque abbia un talento da sviluppare. Quello che facciamo è frutto delle nostre decisioni. Lo facciamo perché ci interessa.
Tutti se fanno sport possono diventare campioni se lo vogliono. Ogni scelta diventa essenziale, perché la differenza tra vittoria e sconfitta può essere in un centimetro, in un millesimo. Situazioni che ognuno di noi vive nella propria quotidianità. Ma scegliere è l’unica strada che abbiamo per crescere»,
Ti lascio come sempre con il video della strepitosa finale di Alberto Cova ad Helsinki. Sono certa che ti emozionerà come ha emozionato me!