Adelasia Cocco è stata una delle figure più importanti nella storia della medicina italiana, distinguendosi come la prima donna a ricoprire il ruolo di medico condotto nel nostro Paese. Il suo percorso professionale e la sua dedizione alla salute pubblica hanno aperto la strada a molte donne nel campo della medicina, sfidando le convenzioni dell’epoca. La sua storia è raccontata da Eugenia Tognotti nel libro Del coraggio e della passione, edito da Franco Angeli.
Non è stato facile essere accettata dalla società. C’erano troppi tabù da abbattere, ho dovuto lottare contro tutti, in un ambiente ostile che voleva il sesso debole relegato tra i fornelli di casa.
Chi è Adelasia Cocco, prima donna medico condotto
Nata a Sassari nel 1885, Adelasia Cocco si laureò in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Sassari nel 1913, un traguardo non comune per una donna in quel periodo. Fu la seconda donna dell’isola a laurearsi in medicina; prima di lei, Paola Satta si era laureata a Cagliari, nel 1902. Nonostante le difficoltà imposte da una società che relegava le donne a ruoli tradizionali, riuscì a eccellere negli studi e a ottenere la qualifica di medico.

Nel 1913 fa richiesta per assumere il ruolo di medico condotto in Barbagia, trovandosi così in contrasto con l’ambiente medico maschile della Sardegna e, più in generale, dell’Italia, che riteneva:
Nessuna donna è in grado di raggiungere un posto eminente nella professione medica.
Essere una donna in un ruolo tradizionalmente maschile rese il suo compito ancora più arduo. La diffidenza iniziale della popolazione fu superata grazie alla sua grande competenza, alla dedizione e all’umanità con cui esercitava la professione.
Adelasia inizia a svolgere la sua attività medica a Lollove, un piccolo centro della Barbagia con circa 400 abitanti, rimasto senza medico a seguito di un agguato mortale. Per assistere i suoi pazienti, contadini e pastori ai quali dedica cure con grande umanità e dedizione, affronta sentieri difficili e pericolosi, spesso infestati da banditi, spostandosi a dorso di mulo. Durante i suoi spostamenti è accompagnata da un incaricato del Comune per garantirne la sicurezza. Questa situazione prosegue fino al 1919, quando decide di prendere la patente per ridurre i tempi di percorrenza e raggiungere più rapidamente chi ha bisogno di cure. Adelasia Cocco non è solo la prima donna a ricoprire il ruolo di medico condotto in Italia, ma anche la prima donna in Sardegna a conseguire la patente di guida, mentre a livello nazionale il primato spetta alla torinese Ernestina Prola, che la ottenne nel 1907.

Adelasia Cocco non si limitò a curare i malati, ma si impegnò anche nella prevenzione e nell’educazione sanitaria. Lavorò instancabilmente per combattere le malattie infettive e migliorare le condizioni igienico-sanitarie della popolazione.
Durante la sua carriera, affrontò emergenze sanitarie come epidemie e carenze alimentari, dimostrando sempre un profondo senso del dovere e un forte spirito di servizio.
Adelasia considera la malattia come un fatto sociale e politico ed arriverà a dirigere nel 1935 il Laboratorio Provinciale d’Igiene e Profilassi: importanti i suoi studi di Microbiologia a Roma, all’Istituto di Sanità Pubblica e presso l’Università di Pisa concentrati, in particolar modo, sulla rabbia, sulle enteriti e sulla malaria.
Un’eredità duratura
La sua figura rimane un simbolo di emancipazione femminile e di progresso nel campo della medicina. La sua storia è un esempio di determinazione e passione per la professione medica, e il suo contributo alla società ha lasciato un segno indelebile nella storia della sanita italiana.
Oggi, il suo nome viene ricordato con onore, soprattutto in Sardegna, dove la sua vita e il suo lavoro continuano a ispirare le nuove generazioni di medici, in particolare le donne che desiderano intraprendere questa carriera.
Grazia Deledda, legata alla sua famiglia da un rapporto di amicizia, le dedica un racconto, Cosima, nel quale mette in risalto il coraggio di una donna istruita che si muove in un ambiente chiuso e fortemente legato alle tradizioni. Un coraggio condiviso da altre dottoresse italiane che, come lei, si battono contro pregiudizi e stereotipi dell’epoca. Tra queste si ricordano Clelia Lollini, Anna Kuliscioff e Amalia Moretti Foggia. Nonostante la distanza geografica, Adelasia mantiene un costante legame con queste colleghe e, negli anni successivi, partecipa attivamente alle iniziative dell’Associazione Nazionale Italiana delle Dottoresse in Medicina e Chirurgia, fondata nel 1921 e oggi conosciuta come Associazione Donne Medico.
Del coraggio e della passione di Eugenia Tognotti
Adelasia Cocco abbatte quella barriera culturale: è la prima donna medico condotto nell’Italia contemporanea (1914-1954). Una medica che, per essere apprezzata e riconosciuta, ha lottato contro gli stereotipi di genere imperanti e una cultura che definiva le donne il sesso debole e le relegava tra i fornelli di casa. Una storia dimenticata che ora esce dall’ombra e trova spazio tra le pagine di Del coraggio e della passione di Eugenia Tognotti, edito da Franco Angeli, prefazione di Rosy Bindi. L’autrice, attraverso fatti, date, documenti, testimonianze, con un efficace piglio narrativo, ne tratteggia la figura che si staglia in tutta la sua dignità di mujer vertical grazie a un’attenta, brillante e rigorosa ricostruzione storica e biografica.

Professoressa ordinaria di Storia della medicina e Scienze umane, saggista ed editorialista, Tognotti pagina dopo pagina fa emergere “passione e coraggio” di una professionista che ha lottato per compensare l’immenso squilibrio di genere.
“Adelasia Cocco con forza e determinazione ha sfidato convenzioni, cultura, consuetudini, opponendosi con coraggio anche alle gerarchie locali del regime“, spiega l’autrice, che nel volume ripercorre le tappe della sua carriera professionale. Gli studi tra Pisa e Sassari, dove si laurea; la prima sfida vinta per ottenere a Nuoro, nel 1914, contro l’opposizione del prefetto, la nomina a medico condotto. Ancora, il difficile percorso professionale da medico condotto a ufficiale sanitario a direttrice del laboratorio provinciale di igiene e profilassi, “la resistenza ai continui attacchi dell’amministrazione provinciale e al tentativo delle autorità locali di privarla di quel posto per la sua indisponibilità a diventare strumento della politica demografica e sanitaria del regime“.
Tognotti dà conto degli spostamenti di Adelasia a cavallo attraverso le campagne per visitare i pazienti prima di ottenere, prima donna sarda, la patente di guida. Nel saggio, la figura della medica si staglia in un contesto di vita sociale e politica da fine Ottocento agli anni Cinquanta del XX secolo, passando per due guerre e la dittatura fascista.
Elegante, colta, coraggiosa, sicura di sé, Adelasia ha obiettivi chiari, facilitata da un contesto culturale aperto. E influenzata dalla figura di Grazia Deledda, di cui il padre era amico e alla quale guarda come a un esempio di emancipazione femminile. Con grande sensibilità Tognotti accende un faro su questa straordinaria figura, per restituirle un’identità e far affiorare la sua forza resiliente. Un volume prezioso che accende i riflettori su un “aspetto rilevante della contemporaneità”.