Sean Connery, l’indimenticabile 007, si è spento a 90 anni nella sua casa alle Bahamas. Se n’è andato nel sonno. È la BBS a diramare la triste notizia che, ammetto, mi ha colpita e molto. Al di là dell’età alcuni personaggi, più di altri, sono capaci di calamitare l’attenzionne e la simpatia della gente. Connery era uno di questi. Un’icona di stile e professionalità fuori dal comune, un carisma unico, intenso, capace di affascinare solo con uno sguardo.
Perfino il suo James Bond (non me ne vogliano coloro che lo hanno sostituito), benché diretto e senza scrupoli, esprimeva un savoir fire tutto personale, elegante nella famosa Aston Martin, un vero gentiluomo dei servizi segreti. Non lo dico solo io, appena un mese fa era stato nominato all’unanimità come il migliore 007 sulla scena. Non era certo solo finzione scenica, Connery era un gentiluomo anche nel quotidiano, un uomo e un attore fuori dai tempi, un condensato di bravura, correttezza morale da spingere perfino la Regina Elisabetta a onorarlo nel 2000 con il titolo di Sir.
Sean Connery, una leggenda incredibile
La sua è una storia particolare, da raccontare.
Sean Connery deve la sua popolarità ad un attacco di gastrite che gli impedii di partire nel 1950 per la leva nella Royal Navy dopo essersi arruolato a 16 anni e aver rinunciato alla carriera di calciatore. Per lavorare fa di tutto, dal bagnino al muratore, il lava piatti, il vernicia bare, si fa fotografare nudo per un calendario. In seguito partecipa alle selezioni per Mister Universo classificandosi al terzo posto e comincia a guadagnare provando qualche particina sui palcoscenici di Londra.
“Guadagnavo appena di che vivere ma a me sembravano vacanze ben pagate rispetto al lavoro vero”.
L’esordio sul set è nel 1957 nel film Il bandito dell’Epiro di Terence Yong, appare in TV, fa parte nel cast di Il giorno più lungo ma il primo vero successo arriva con il personaggio di Jan Flaming. Il suo James Bond è alto, distinto, sempre in giacca e cravatta anche dopo una sonora scazzottata, un agente segreto, magari quasi calvo ma sprezzante del pericolo e molto sexy.
Nel ’67 Terence Young lo sceglie per Licenza di uccidere, in seguito gira Si vive solo due volte, spinto poi dal successo e dai lauti compensi accetta di interpretare Una cascata di diamanti e Mai dire mai.
Nel ’65 Sidney Lumet lo dirige ne La collina del disonore: è il primo approccio ad un tipo di personaggio diverso, sempre accattivante ma più romantico. Escono così in successione I cospiratori di Martin Ritt, Riflessi in un occhio scuro sempre con Lumet, Zardoz di John Borman. È chiamato sul set da John Milius, John Huston, Richard Lester, partecipazioni che gli valgono nel 1970 il posto in prima fila nel gotha di Hollywood. Il riconoscimento mondiale lo ottiene girando Il nome della rosa, il film tratto dal capolavoro di Umberto Eco, in cui interpreta il ruolo detective di Guglielmo da Baskerville. Un’edizione che senza dubbio preferisco a quella fatta successivamente.
Una carriera lunghissima e numerosi premi tra cui un Oscar vinto nel 1998, come miglior attore non protagonista ne Gli intoccabili accanto a Robert De Niro e Kevin Kostner oltre a due premi Bafta e tre Golden Globe. Tra i suoi film di successo ci sono Caccia a ottobre rosso, Indiana Jones e l’ultima crociata e The Rock.
La sua ultima interpretazione, come doppiatore, risale al 2012, anno in cui ha dato voce al protagonista del film d’animazione Sir Billi.
Se ne va così un’altra leggenda e mi dispiace perché Sean Connery era il mio attore preferito. Senza nulla togliere agli attori di nuova generazione, ci mancherà per quel suo sguardo ironico, quel fare sexy e ammaliante .
Me lo immagino di profilo, statuario, in smoking, seduto nella sua Aston Martin e una biondona sexy accanto che gli chiede
” Ma tu chi sei?”
” Io ? Bond… James Bond!”