NOTIZA ANSA
E’ morto Diego Maradona.
Il ‘Clarin’ riferisce che sarebbe morto per un arresto cardiorespiratorio mentre si trovava nella casa di Tigres, zona alla periferia dove si trovava dopo essere stato dimesso dalla clinica dov’era stato operato al cervello. Sul posto sono poi sopraggiunte tre ambulanze.
Diego Armando Maradona, per me che non mastico di calcio, era comunque un personaggio. Nel bene e nel male. Sicuramente un simbolo per Napoli e per il Napoli degli anni ’80. Tutti ricordano alcune sue comparse televisive o interviste giornalistiche dove diceva tutto ciò che pensava e anche di più.
Un calciatore che ha lasciato il segno nel mondo del pallone per una bravura e un’acutezza fuori dal comune.
Diego Armando Maradona ci ha lasciati
In questo 2020 che non trova pace anche un uomo di 60 anni che tanto ha dato al suo paese e a quelli che lo hanno ospitato se n’è andato.
Lo ricordiamo con uno dei libri che parlano di lui, mi piaceva questo La mano di Dio. Messico ’86. Storia della mia vittoria più grande, questo titolo particolare che lega la fede ad un eposodio non ben chiaro di una partita di calcio
Il 29 giugno 1986 Diego Armando Maradona, capitano e giocatore simbolo dell’Argentina, alzava al cielo di Città del Messico la Coppa del Mondo, toccando il punto più alto della sua luminosissima carriera. E vi arrivava dopo aver scritto, in quel Mondiale, alcune delle pagine più belle della storia del calcio, tra cui l’indimenticabile “partita delle partite”, il quarto di finale con l’Inghilterra, i 90 minuti in cui è condensato tutto Maradona.
Dall’irriverenza del gol di mano, mai rinnegato e anzi giustificato da un intervento soprannaturale, la “mano de Dios”, alla sapienza calcistica elevata alla massima potenza in quello che è unanimemente considerato il gol più bello di sempre, uno slalom a saltare giocatori come birilli, che qui viene descritto mirabilmente dal grande giornalista e scrittore Víctor Hugo Morales. Ma anche l’orgoglio patriottico del combattente che, sconfiggendo sul campo gli avversari inglesi, vendica un popolo ferito dalla sanguinosa guerra delle Malvine, il cui ricordo era ancora troppo fresco per pensare che quella fra Argentina e Inghilterra potesse essere solo una partita di calcio.
Nel trentennale della fortunata spedizione messicana Diego ci racconta molto più di ciò che si vide allora sul terreno di gioco: ci porta in ritiro, sui campi d’allenamento e nelle camere d’albergo, nelle riunioni improvvisate tra i giocatori, negli spogliatoi, sui pullman e sugli aerei dove è nato e si è cementato quel gruppo da lui capitanato e condotto verso la gloria.
Questo testo è del 2016 e firmato proprio da