22.11.63 è una data significativa per i più; lo è per il popolo americano, che quel giorno ha perso uno dei suoi presidenti più amati; lo è per il resto del mondo, che ha assistito a uno degli eventi più drammatici degli anni ’60; lo è anche per gli amanti di Stephen King per cui 22.11.63 rappresenta non solo una data storica, ma anche un romanzo, quello che senza alcun dubbio è il vero capolavoro del re del brivido. Ma andiamo con ordine.
Gli anni ’60 erano già cominciati da quasi tre anni, i Beatles erano già al secondo disco, ma il sound era ancora quello degli anni ’50. Per le strade si cominciavano a vedere i primi jeans a zampa di elefante, i capelli lunghi e i simboli di pace. Nel mondo dell’arte acquistavano sempre più notorietà nomi come Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Richard Hamilton, James Rosenquist, Claes Thure Oldenburg e la pop art, con i suoi colori eccessivi e psichedelici, diventava il simbolo della cultura di massa e di una società in pieno boom economico, caratterizzata da un consumismo sfrenato. Al centro dell’opera non vi erano più le figure classiche, ma quelle contemporanee: le star del cinema, i politici, gli eroi dei fumetti, i soggetti pubblicitari. Gli anni ’60 erano gli anni che si lasciavano alle spalle gli orrori vissuti durante la Seconda Guerra Mondiale, gli anni luminosi della rinascita e del progresso. In letteratura la beat generation era già una realtà, ma gli anni ’60, come tutti li conosciamo, iniziano il 22 novembre 1963 quando a Dallas viene ucciso il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy con un colpo di fucile alla testa. Quella mattina, poco dopo mezzogiorno, il presidente Kennedy, la First Lady Jacqueline, il governatore Connally e sua moglie Nellie facevano il loro ingresso nella Dealey Plaza di Dallas, a bordo della limousine presidenziale. Nel suo tour elettorale per essere riconfermato presidente, in due mesi Kennedy aveva già visitato tutta la costa ovest dell’America, Boston, Philadelphia, riscuotendo un discreto successo tra gli elettori, e agli inizi di Novembre si preparava per affrontare i due stati più repubblicani d’America, la Florida e il Texas. Nonostante fosse consapevole che la sua presenza nelle cittadine del Texas avrebbe sicuramente creato tensioni tra i gruppi estremisti, il presidente non aveva intenzione di rinunciare a un contatto diretto con i cittadini. Questa scelta, come ben sappiamo, gli risultò fatale. Alle 12 e 30 spaccate, mentre l’auto presidenziale passava davanti alla Texas School Book si udirono nell’aria tre spari e una delle pallottole, partite da un fucile Mannlicher-Carcano, colpì alla testa il presidente. Alla fine Lee Harvey Oswald sarà l’assassino ufficiale, ma fin da subito l’idea del complotto si propagò nell’opinione pubblica. Si parlò anche degli immancabili russi, che erano il Babau dell’epoca, ma le voci più insistenti erano che il complotto fosse nato in casa. In pole position c’era l’onnipotente CIA, tallonata dalla mafia che, come viene ribadito anche in The Irishman di Scorsese, era stata determinante per la prima elezione; ma poi Kennedy non mantenne alcune promesse. Dopo JFK la stessa sorte fu condivisa dal fratello Robert e dal reverendo Martin Luther King: ormai il conflitto tra il vecchio mondo e il mondo nuovo era iniziato.
22.11.63: un viaggio nel tempo per cambiare le sorti del mondo?
L’omicidio di Kennedy influenzò tutti i media: ricordiamo i quadri di Andy Warhol con le immagini del funerale, il cinema, la musica, la letteratura, non solo dell’epoca. La morte di Kennedy è rimasta nell’immaginario nordamericano come, e forse più, di quella dello stesso Abraham Lincoln. Tanto che, 48 anni dopo, anche Stephen King ha voluto dire la sua sui fatti accaduti.
Innanzitutto, è bene dire che il punto di vista di King è quello di un filo kennedyano tanto che il libro parte proprio dall’idea di tornare indietro nel tempo e, grazie alla conoscenza della storia, impedire l’attentato a Kennedy. Della possibilità di viaggiare nel tempo si accorge Al, il proprietario di una tavola calda che, per puro caso, scopre nella cantina del suo locale un varco temporale che collega gli anni 2000 agli inizi degli anni ’60. Quando si riattraversa il varco temporale, a prescindere da quanto tempo si sia trascorso nel passato, nell’epoca moderna sono passati solo pochi minuti. Un’altra peculiarità dei viaggi nel tempo è che ogni volta che si ritorna nel passato tutto si azzera e si ricomincia da capo. In uno dei suoi viaggi, Al si ammala di tumore. Tornato nel presente confida la sua scoperta a Jake Epping, un professore di college, e lo convince a prendere il suo posto, con precise istruzioni: una volta salvato il presidente, il varco andava distrutto e il mondo, con Kennedy ancora vivo, sarebbe stato senz’altro migliore. Le avventure nel passato di Jake sono, ovviamente, la parte centrale e più appassionante del libro. Ovviamente il passato non gli renderà le cose facili, Epping non riuscirà subito nel suo intento e sarà costretto a fare più di un viaggio. Ovviamente troverà l’amore nella persona di Sadie, la bibliotecaria della scuola nella quale troverà lavoro, e ovviamente alla fine riuscirà a scongiurare l’attentato. Ma, come già era successo a Homer Simpson, anziché un modo migliore troverà ad attenderlo un mondo sull’orlo della catastrofe. Così, tornerà un’ultima volta nel passato, rinuncerà a salvare il presidente, rinuncerà all’amore, ma salverà il mondo.
A prescindere dall’invenzione e dalle parti più fantastiche del romanzo, la forza del libro sta nell’accuratezza della ricostruzione storica, con la quale King dimostra, se ce ne fosse bisogno, di non essere solo uno scrittore di horror, ma un maestro della narrativa e soprattutto della psicologia dei personaggi.