Vittorio Sgarbi torna in libreria con un’opera che celebra la bellezza e la spiritualità della montagna nell’arte. Il suo nuovo libro, Il cielo più vicino. La montagna nell’arte (La nave di Teseo, 304 pagine, 20 euro), sarà disponibile dall’11 novembre 2025 e promette di essere un viaggio affascinante attraverso i secoli, tra pittura, simbolismo e introspezione.

Il ritorno alla natura di Vittorio Sgarbi attraverso l’arte
Vittorio Sgarbi torna in libreria con un libro che rappresenta un viaggio unico nel modo in cui la montagna è stata raccontata e interpretata dai più grandi maestri dell’arte.
Scritto negli ultimi mesi, in un periodo di introspezione personale, Sgarbi indaga il fascino e la potenza spirituale delle vette: “Quando osserviamo le montagne, sentiamo qualcosa che non riguarda i nostri occhi, ma la nostra anima”.
Dalle prime rappresentazioni di Giotto ai maestri moderni
Il percorso tracciato da Sgarbi parte da Giotto, il primo pittore a dare una forma umana e spirituale alla montagna, per arrivare fino ai grandi artisti dell’età moderna e contemporanea.
Nel libro trovano spazio le Dolomiti di Mantegna, i paesaggi puri di Masolino, gli scenari rocciosi di Leonardo da Vinci, e i delicati acquerelli di Dürer, dipinti durante il suo viaggio da Venezia alla Germania.
Sgarbi racconta anche la montagna attraverso gli sguardi di Bellini, Giorgione, Tiziano, Turner e Friedrich, ma non dimentica autori meno noti come Ubaldo Oppi, Afro Basaldella e Tullio Garbari, che nelle loro opere hanno saputo cogliere l’essenza silenziosa delle terre alte.
La montagna come simbolo dell’assoluto
Nel suo saggio, Sgarbi segue un filo conduttore che attraversa secoli e stili diversi: la ricerca dell’assoluto attraverso la natura. Dalle vette dipinte da Courbet e Segantini, fino alle visioni di Van Gogh, Munch e Böcklin, la montagna diventa lo specchio della fragilità e della grandezza umana.
Con l’arrivo del turismo alpino e delle nuove forme d’arte – fotografia e grafica – anche il linguaggio estetico cambia, ma la montagna continua a essere “il cielo più vicino”, un luogo dove si manifesta l’eterno.
Come scrive Sgarbi:
“Nulla è più vicino all’eterno della montagna e allo stesso tempo niente permette di intendere meglio i limiti dell’uomo”.

Il cielo più vicino è più di un saggio sull’arte: è un invito a riscoprire la dimensione spirituale del paesaggio, a guardare la natura non solo con gli occhi ma con l’anima. Con questo libro, Vittorio Sgarbi torna a proporre una riflessione profonda sul legame tra arte, natura e vita, unendo erudizione e sensibilità poetica.