In un’epoca in cui le donne non potevano essere artiste, Sofonisba Anguissola riuscì non solo a farsi riconoscere come pittrice, ma a conquistare fama internazionale. Nata a Cremona intorno al 1532, Sofonisba rappresenta una delle figure più straordinarie e al tempo stesso dimenticate del Rinascimento italiano.
La sua storia è quella di una donna che, grazie al talento e alla determinazione, riuscì a entrare in un mondo riservato agli uomini: quello dell’arte. Una pioniera che aprì la strada a generazioni di artiste donne, cambiando per sempre il modo in cui veniva percepita la figura femminile nel mondo culturale.
Un talento precoce in una famiglia illuminata

Sofonisba nacque in una famiglia nobile ma non particolarmente ricca. Suo padre, Amilcare Anguissola, credeva fermamente nell’educazione femminile e incoraggiò le figlie a studiare pittura — una scelta rivoluzionaria per il XVI secolo.
La giovane pittrice si formò prima con Bernardino Campi e poi con Bernardino Gatti, due artisti attivi a Cremona. Ma presto superò i suoi maestri, mostrando una sensibilità fuori dal comune. La sua attenzione ai dettagli psicologici, ai gesti naturali e alla vita quotidiana rese i suoi quadri unici. In un’epoca dominata da soggetti religiosi o mitologici, Sofonisba portò sulla tela l’intimità e la verità delle relazioni umane.
La Partita a scacchi: la rivoluzione silenziosa di Sofonisba Anguissola
Tra le sue opere più celebri c’è “La Partita a scacchi” (1555), un dipinto che raffigura le sue sorelle mentre giocano, sorridono e si osservano con complicità. Non è solo un ritratto di famiglia: è un manifesto. Per la prima volta nella storia dell’arte, le donne non sono muse, ma protagoniste attive, intelligenti e ironiche. Sofonisba racconta la loro umanità, il loro diritto di esistere oltre i confini imposti.
Questo quadro, oggi conservato al Museo di Poznań in Polonia, è considerato uno dei primi esempi di rappresentazione realistica e affettuosa della vita femminile nel Rinascimento.

Dalla Lombardia alla corte di Spagna
Il talento di Sofonisba non passò inosservato. Persino Michelangelo Buonarroti la incoraggiò a continuare, dopo aver visto alcuni dei suoi disegni. Ma la vera svolta arrivò nel 1559, quando venne chiamata alla corte di Filippo II di Spagna come dama di compagnia e ritrattista ufficiale della regina Elisabetta di Valois.
A Madrid, Sofonisba visse gli anni di maggior splendore. Realizzò ritratti ufficiali della famiglia reale e influenzò lo stile pittorico spagnolo, diventando un punto di riferimento per molti artisti. Nonostante fosse una donna in un mondo di uomini, riuscì a guadagnarsi stima, rispetto e indipendenza economica, un fatto eccezionale per il tempo.
Una donna libera nel Rinascimento
Dopo la morte della regina, Sofonisba lasciò la Spagna e tornò in Italia, dove si stabilì tra Genova e Palermo. Qui continuò a dipingere, insegnare e accogliere artisti da tutta Europa. Tra i suoi ammiratori ci fu anche Antoon van Dyck, che la ritrasse in età avanzata e raccontò la profondità del suo sguardo e la lucidità della sua mente, nonostante la vista ormai debole.
Sofonisba morì nel 1625, a 93 anni, lasciando dietro di sé un’eredità artistica immensa ma per secoli dimenticata.
Il valore dimenticato di un nome
Oggi Sofonisba Anguissola è riconosciuta come una delle prime donne pittrici professioniste della storia europea.
Le sue opere sono custodite nei musei di Madrid, Vienna, Napoli e Polonia, e rappresentano un ponte tra l’arte rinascimentale e la modernità.
Ma più del suo pennello, ciò che rende la sua figura immortale è il coraggio di esserci. In un mondo che voleva le donne invisibili, Sofonisba si fece vedere, con grazia e determinazione.
E ci ricorda ancora oggi che il talento non ha genere, ma solo bisogno di spazio per fiorire.