Quando pensiamo al Medioevo, immaginiamo un mondo dominato dagli uomini, in cui alle donne erano concessi ruoli marginali. Eppure, tra le pieghe della storia, emergono figure straordinarie che hanno sfidato i limiti imposti dal loro tempo. Una di queste è Virdimura, considerata la prima donna medico ufficialmente riconosciuta in Sicilia (e forse in Europa), la cui vicenda intreccia medicina, coraggio e impegno sociale.

Chi era Virdimura
Virdimura visse nel XIV secolo a Catania. Figlia del medico Urìa e moglie di Pasquale, anch’egli medico, apprese l’arte della cura all’interno della sua famiglia, come spesso accadeva nella tradizione ebraica.
In un’epoca in cui le donne che si avvicinavano alla medicina rischiavano di essere accusate di stregoneria, Virdimura seppe conquistarsi uno spazio di legittimità e rispetto.
Il 7 novembre 1376 sostenne un esame davanti a una commissione regia e ottenne la licentia curandi, l’autorizzazione ufficiale a esercitare la medicina e la chirurgia in tutto il Regno di Sicilia. Non fu un riconoscimento formale qualsiasi: la commissione attestò le sue competenze “con lodabile fama”, segno della stima di cui godeva.

Una medicina al servizio degli ultimi
La sua licenza riportava un impegno preciso: curare i poveri, le donne e i disabili, spesso gratuitamente o con compensi simbolici.
Questa dedizione fece di Virdimura non solo una pioniera della medicina, ma anche una figura di straordinaria umanità, capace di trasformare la professione in una missione sociale.
Il suo operato è ricordato come una risposta concreta alla sofferenza e come testimonianza di come la conoscenza possa diventare strumento di giustizia.
Il ricordo e l’eredità di Virdimura
Oggi, la sua storia rivive grazie a studi, articoli e opere letterarie che la riportano al centro della memoria collettiva. In suo nome è stato istituito il Premio Internazionale Virdimura, dedicato a donne impegnate nella solidarietà, nella promozione della dignità umana e nella lotta per l’inclusione sociale.
Anche la letteratura contemporanea ha restituito voce a questa figura. La scrittrice Simona Lo Iacono, ad esempio, le ha dedicato un romanzo che ne ripercorre la vicenda, mescolando rigore storico e narrazione. Attraverso queste pagine, Virdimura torna a parlare al lettore moderno, ricordando quanto sia fragile ma potente la strada verso l’emancipazione.
La trama del libro di Simona Lo Iacono
Nata in un giorno di pioggia e di presagi, Virdimura porta il nome del muschio che affiora tenace dalle mura di Catania e della sua nascita non sa quasi nulla. A crescerla è suo padre, il maestro Urìa, medico ed ebreo, « il più alto dei giudei, il più forte, il più santo ». Un uomo che conosce i segreti delle spezie e i progressi delle scienze, che parla molte lingue, che sa che da tutto bisogna imparare: dalla natura, dalla strada, dalla poesia. A Virdimura insegna a guarire sia i corpi sia le anime, senza distinguere tra musulmani, cristiani o ebrei. E soprattutto le trasmette il segreto più importante: « La medicina non esige bravura. Solo coraggio ».

Queste parole Virdimura ripete, ormai anziana, alla Commissione di giudici riunita per decidere se concederle, prima donna della storia, la « licenza per curare ». E davanti a loro Virdimura ripercorre, in un racconto vividissimo, tutta la sua vita: la lotta di suo padre contro l’epidemia di tifo che infesta la città, la solitudine dopo la sua scomparsa, gli studi instancabili sui libri che le ha lasciato, le donne visitate in segreto e operate di notte, le accuse di stregoneria da cui deve difendersi, e soprattutto il legame con Pasquale, l’amico d’infanzia che torna al suo fianco dopo un lungo apprendistato in Oriente, anche lui medico, per restarle accanto sempre, alleato fedele contro tutti gli attacchi della sorte.
Sullo sfondo di una Catania fiammeggiante di vita, commerci, religioni, dove i destini si incrociano all’ombra dell’Etna ribollente, Simona Lo Iacono ci regala il grandioso ritratto di una protagonista indimenticabile, fiera e coraggiosa, che combatte le superstizioni e le leggi degli uomini per affermare il diritto di tutti a essere curati e delle donne a essere libere.
Perché ricordare Virdimura oggi
Raccontare Virdimura significa fare memoria di una donna che, nel cuore del Medioevo, seppe unire sapere e compassione, rompendo barriere di genere e religione. La sua storia non è solo una curiosità storica, ma un esempio universale: ci ricorda che la conoscenza, quando è guidata dall’etica e dal coraggio, può cambiare la vita delle persone e lasciare un segno indelebile.