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Recensioni

Recensione, Canto del vuoto cavo di Francesca Innocenzi

Ileana Picariello 3 anni fa Commenta! 4
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Sono passati diversi giorni da quando ho terminato la lettura della raccolta di poesie di Francesca Innocenzi, Canto del vuoto cavo. Una silloge di componimenti poetici ispirati alla tradizione giapponese. Infatti, l’autrice ha seguito lo schema metrico del senryu e del tanka. Il senryu è un componimento caratterizzato da tre versi che segue la struttura di 5-7-5 sillabe. Tanka, letteralmente “poesia breve”, invece è un componimento un po’ più lungo del precedente caratterizzato dalla struttura sillabica 5-7-5-7-7.

Contenuti
Canto del vuoto cavoFrancesca Innocenzi, poetessa che, con Canto del vuoto cavo, va oltre la poesia

La raccolta Canto del vuoto cavo di Francesca Innocenzi racchiude 50 senryu doppi e 20 tanka. Tutta l’opera è caratterizzata da finezza ed eleganza. Fin dalla copertina si percepisce il vuoto che avvolge il lettore, infatti è completamente bianca e molto delicata.

Canto del vuoto cavo

canto del vuoto cavo recensioneCanto del vuoto cavo. Anche il titolo è poesia. Partendo dal concetto di vuoto come mancanza, l’autrice arriva ad esprimere se stessa sfruttando quelle lacune che diventano terreno fertile, ideale per seminare le sue idee e farle crescere. Ogni idea si trasforma in un delicato componimento, dalla struttura orientaleggiante e che ricorda la bellezza nipponica, nella forma.

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Nelle sue poesie, Francesca Innocenzi aggiunge piccole citazioni in lingua greca o latina, che rendono i componimenti ancora più delicati, musicali e ricercati. Con queste aggiunte classicheggianti, ho avvertito la tendenza dell’autrice a voler sperimentare. Questi piccoli esperimenti spaziano anche in altre lingue, come il francese, il tedesco e l’inglese. Una trasversalità dei codici linguistici che insegue l’utopia di una lingua poetica, che comprenda tutte le lingue, per una comprensione profonda tra gli esseri umani.

on the dark side.
schianto di luna persa
tra i gerani

l'ossesso chiama
spettri di cavo sole
dentro l'abisso

I vari componimenti creano un viaggio, un percorso in versi nell’anima della poetessa. Dipinge immagini e ricordi di un vissuto recente o remoto: nel dittico del dio estremo si propone la tematica dello sfruttamento nel mondo capitalista, mentre le tre elegie dell’uomo comune vertono sulle variegate forme della “banalità del male”.

il capitale
ti aspetta al varco.
sotto il ciliegio

insieme sosti –
il sistema stritola
chi non sta al passo

I componimenti di Innocenzi non arrivano subito, ma vanno meditati e assaporati. È una poesia veloce da leggere, ma capita e fatta entrare nella propria anima con calma e lentezza. Ad una prima lettura, alcuni componimenti non mi erano chiari, quasi oscuri. In realtà, racchiudono segreti che si rivelano solo a chi ha saputo aspettare. Componimenti perfetti come la musica, che Oscar Wilde definiva “la musica è il genere di arte perfetto. La musica non può mai rivelare il suo segreto più nascosto“.

Francesca Innocenzi, poetessa che, con Canto del vuoto cavo, va oltre la poesia

Ed è così che immagino Francesca Innocenzi, come una compositrice, la cui musica si rivela solo a pochi. Quelle poche persone che sanno tratte dall’attesa il piacere di scoprire nuove musicalità e nuove combinazioni delle parole. Questa silloge, ricca di giochi orientali mista a toni occidentali, deve essere letta solo a cuore e mente aperta per poter assaporare e ascoltare meglio il suono delle parole e la voce dell’anima.

Credo che tra tutti i componimenti, il mio preferito sia il trittico per Medea. Non credo si possa spiegare, so solo dirvi che mi è entrato dentro. Le parole donna e straniera mi rimbombano dentro anche a distanza di giorni, forse perché alla fine siamo tutte un po’ come Medea:

donna, straniera,
pazza incantatrice.
Dike ti taglia
nel cerchio degli esclusi
solo le mani lascia
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