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Recensione: Il giallo di via San Giorgio – R.Landini

Ornella Feletti 6 anni fa Commenta! 5
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Se ami il giallo, anzi il noir, ti consiglio il nuovo libro di Riccardo Landini

Contenuti
IL GIALLO DI VIA SAN GIORGIO“Quella sera cenai prima del solito e mi addormentai subito. Il mio ultimo pensiero, prima di chiudere gli occhi, fu per la signora Luisa, che durante tutto il giorno non si era fatta vedere, circostanza che mi sembrò piuttosto preoccupante. Io non l’avevo disturbata, ritenendo che volesse starsene da sola e non desiderando impicciarmi più di tanto.Mi sarei portato dietro quel rimorso per lungo tempo.“Madre, vi sentite bene? Vi vedo piuttosto stanca”.La superiora alzò lo sguardo verso la giovane suora che le stava davanti e scosse la testa….La giova, rossa in volto, balbettò una scusa e uscì rapidamente dalla stanza. Suor Addolorata restò seduta dietro la sua larga scrivania, scorrendo un breviario che teneva aperto, senza peraltro leggere nemmeno una preghiera…Chiuse il libro e si alzò. Doveva risolvere la situazione una volta per tutte. Afferrò il telefono e compose uno dei pochi numeri che ricordava a memoria.Alle sette della mattina ero già in negozio e, di buona lena, cominciai a lavorare, rinfrancato dal sonno pieno della notte precedente.”Tu cosa ne pensi? A me ha un po’ disorientato questo modo di scrivere. Tuttavia, pur “rovinando” di tanto in tanto l’atmosfera con questo meccanismo di “saltare di palo in frasca” (è un modo di dire), lo scrittore è riuscito a creare colpi di scena e suspence tali da tenere avvinto il lettore.“…giunta al crepuscolo della propria esistenza, si sentiva sconvolta, annichilita dall’orrore più profondo.”

IL GIALLO DI VIA SAN GIORGIO

Un intreccio di eventi e personaggi che forniscono un quadro di una vicenda ai limiti dell’horror, dove i protagonisti, i fratelli Spada, fanno a gara per aggiudicarsi il primato di crudeltà.

Un thriller ad alta tensione, intenso, dal forte impatto emotivo la cui storia ruota attorno alla figura di un semplice restauratore di mobili, con un nome molto emblematico, Astore, ed un cognome più che normale Rossi.

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“Astore Rossi lavora come restauratore di mobili antichi in una piccola città di provincia. Uomo schivo, solitario e amareggiato dai ricordi del passato, coltiva soltanto i pochi legami indispensabili al suo lavoro. L’unica persona con cui ha allacciato un rapporto è Luisa, un’anziana vicina di casa. Quando lei muore, lasciandogli una misteriosa chiave e strappandogli la promessa di rimediare al male passato, Astore si trova coinvolto, suo malgrado, nelle oscure vicende che riguardano la famiglia Spada, cui Luisa apparteneva. Ci sono antichi e inimmaginabili segreti custoditi dalle stanze di una villa immersa nei boschi dell’Appennino bolognese. E c’è qualcuno, spietato, che non vuole assolutamente che vengano scoperti. La posta in gioco per arrivare alla verità e mantenere la promessa fatta a Luisa rischia di essere molto alta…”

Ad essere sincera, tanto tempo fa, ci andavo a nozze quando mi trovavo tra le mani un giallo, cercavo sempre di “scoprire” l’assassino… e non ci riuscivo quasi mai!

Un giallo per intrigarti, per appassionarti, deve avere la trama ben descritta sin dall’inizio per poter accalappiare la tua attenzione. E a dir la verità questo di Landini contiene tutti gli elementi. Lo leggi senza fermarti fino a quando…

Fino a quando ti rendi conto che ogni qualvolta cambia l’azione ti blocchi per domandarti: “ma sono andata troppo avanti a leggere? Cosa mi sono persa nel frattempo? Di chi sta parlando ora?” E si mio caro iCrewer c’è una piccola falla, manca il classico spazio che delinea la diversità di trama.

Eccoti un esempio:

“Quella sera cenai prima del solito e mi addormentai subito. Il mio ultimo pensiero, prima di chiudere gli occhi, fu per la signora Luisa, che durante tutto il giorno non si era fatta vedere, circostanza che mi sembrò piuttosto preoccupante. Io non l’avevo disturbata, ritenendo che volesse starsene da sola e non desiderando impicciarmi più di tanto.
Mi sarei portato dietro quel rimorso per lungo tempo.
“Madre, vi sentite bene? Vi vedo piuttosto stanca”.
La superiora alzò lo sguardo verso la giovane suora che le stava davanti e scosse la testa….
La giova, rossa in volto, balbettò una scusa e uscì rapidamente dalla stanza. Suor Addolorata restò seduta dietro la sua larga scrivania, scorrendo un breviario che teneva aperto, senza peraltro leggere nemmeno una preghiera…
Chiuse il libro e si alzò. Doveva risolvere la situazione una volta per tutte. Afferrò il telefono e compose uno dei pochi numeri che ricordava a memoria.
Alle sette della mattina ero già in negozio e, di buona lena, cominciai a lavorare, rinfrancato dal sonno pieno della notte precedente.”
Tu cosa ne pensi? A me ha un po’ disorientato questo modo di scrivere. Tuttavia, pur “rovinando” di tanto in tanto l’atmosfera con questo meccanismo di “saltare di palo in frasca” (è un modo di dire), lo scrittore è riuscito a creare colpi di scena e suspence tali da tenere avvinto il lettore.

Del resto non mancano momenti in cui l’angoscia ti prende.

“…giunta al crepuscolo della propria esistenza, si sentiva sconvolta, annichilita dall’orrore più profondo.”

I personaggi sono puliti, netti, lineari, segnati dal sangue, perchè tutti, più o meno, hanno dei segreti inconfessabili e tutti sono legati alla morte.

Chissà che il nostro protagonista Astore Rossi non possa diventare, in futuro, un secondo Montalbano; i presupposti ci sono.

Riccardo Landini

Nasce in Emilia ma di origine romagnola Alle sue spalle vanta studi classici e nel cuore una grande passione per Piero Chiara e tutto ciò che è legato al cinema italiano degli anni Settanta. Nel 2009 ha esordito nella narrativa con il romanzo “E verrà la morte”, a seguire la trilogia  “Il primo inganno”, “Non si Ingannano i morti” e “Ingannando si impara”. Vincitore nel 2013 del Premio Giallo Stresa.

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