Novità in casa 66thand2nd! La casa editrice ha deciso di consegnare a domicilio gratuitamente i libri inseriti nel catalogo. A questo proposito ti segnalo due volumi molto interessanti disponibili dal 4 giugno. Il primo libro è dedicato a Daniele De Rossi un grande personaggio del calcio giallo rosso a cui Daniele Manusia ha dedicato una biografia importante. Lo scrittore non è nuovo a questo tipo di esperienze letterarie.
Nato a Roma nel’81, Manusia ha fondato e dirige Ultimo Uomo, rivista digitale dedicata allo sport e alla sua narrazione attualmente di proprietà di Sky Sport. Non solo, ha collaborato con diverse testate, tra cui GQ, Esquire e Internazionale. Nel 2013 ha pubblicato Cantona. Come è diventato leggenda edito da EEd.
Il giornalista ha scritto la biografia con il cuore da romanista e da grande narratore di calcio. Seguire la sua squadra gli ha dato la possibilità di osservare da vicino coloro che in qualche modo hanno rappresentato la bandiera della Roma. De Rossi è stato uno di questi. Anzi probabilmente lo è anche ora, nonostante a 35 anni abbia fatto la scelta di lasciare la sua squadra e trasferirsi in Argentina. Attraverso la storia di De Rossi, Manusia racconta l’amore per la propria squadra e la sua città.
615 presenze e 63 reti nei suoi 18 anni in maglia giallorossa, Uno dei più grandi centrocampisti del mondo, De Rossi viene subito dopo Totti come calciatore con più partite nella Roma. Fin dai primi anni evidenzia una personalità grintosa, a volte eccessiva. Nonostante la giovane età, gioca come fosse un esperto: è il jolly, si adegua alle situazione senza cedere mai.
Ogni volta che entrerò in campo con quella maglia addosso, darò tutto ciò che ho in corpo per onorarla.
È quasi un mantra che il calciatore si ripete ogni volta che scende in campo. Alla tecnica indiscussa si unisce la grinta e la passione del vero tifoso della Curva Sud ed è a loro che dedica tutti i suoi goal. La curva Sud lo ha sempre ricambiato anche il 14 maggio del 2019 quando il giocatore ha definitivamente lasciato la Roma per Trasferirsi in Argentina. Tanti gli striscioni che lo hanno accompagnato in un momento difficile per chiunque abbia amato la propria squadra.
“Il mio IO in campo. De Rossi è il romanismo. Siamo tutti DDR.”
66thand2nd, Manusia racconta l’amore per la propria squadra e la sua città attraverso gli occhi di Daniele De Rossi
La biografia di Daniele De Rossi è lunga e costellata di momenti incredibili. Nel bene e nel male, Manusia racconta i primi momenti, il primo rifiuto alla convocazione in prima squadra, le prime esperienze in serie A, la convocazione in Nazionale , i suoi gola, il suo carisma, l’amicizia con Francesco Totti, le lacrime prima di lasciare per sempre la sua Curva Sud
“Daniele De Rossi è il caso più unico che raro di un calciatore moderno che ha corrisposto totalmente l’amore di quei tifosi che lo hanno visto crescere. La sua è la storia trionfale di un campione del mondo a soli ventitré anni, ed è anche una storia «in chiave minore», con pochi trofei vinti dal suo club e l’ombra di Francesco Totti, il più forte calciatore giallorosso di sempre, che incombe su di lui.
È una storia che diventa unica quando si guarda il rapporto che De Rossi ha instaurato con la sua gente, rimanendo sempre coerente, essendo semplicemente sé stesso, nei suoi tanti pregi e anche nei suoi difetti. Daniele, De Rossi, DDR è stato un amico, una certezza per tutti i romanisti. E loro lo sono stati per lui, in un rapporto reciproco e fraterno”.
Giuseppe Pastore racconta l’Italvolley di Julio Velasco
Lascio il calcio e il nostro campione per raccontarti un’altra novità letteraria di 66thand2nd. l’autore della nostra seconda segnalazione è Giuseppe Pastore, giornalista professionista nato a Mola di Bari nel’85. Grande appassionato di sport, di cinema e di storie, lavora alla Gazzetta dello Sport dopo un’esperienza con Sky Sport. Ha scritto su L’Ultimo Uomo, Esquire, Wired e altre riviste
Il giornalista testimonia un altro momento di storia importante e se parlo di storia non esagero. Io c’ero! Per dieci anni il volley mondiale ha parlato solo la nostra lingua conquistando successi clamorosi. Era la fine degli anni ’80, alla guida di quell’Italia travolgente, un nuovo allenatore: Julio Velasco. L’argentino è un tecnico capace di trasformare, in poco tempo l’identità di una squadra, cambiarne le prospettive, lavorando sulla collaborazione, lo spirito di squadra, il cosiddetto “spogliatoio”. Teorie innovative che in poco tempo trovano terreno fertile per cambiare volto ad una nazionale, fino a quel momento, mediocre e demotivata.
“L’idea che arriva uno che risolve tutto, oltre che sbagliata è pericolosa”. Una grande verità!
Il suo è un nuovo modo di programmare affrontando gli allenamenti con un atteggiamento psicologico che, accanto alle competenze tecniche, tiene in massima considerazione la componente umana.
In poco tempo Velasco cambia il volto della nazionale. Nominarli già mi emoziona. Da addetta ai lavori, ricordo molto bene ognuno di loro. Bernardi, Cantagalli, Gardini, Giani, Lucchetta, Papi, Tofoli e Zorzi, De Giorgi (salentino come me e mio caro amico) sono i campioni di una Italia che ritorna a credere in se sessa. Come scrive Paolo Pastore, la pallavolo entra nelle case di milioni di nuovi appassionati e diventa «fenomeno di costume». Per dieci anni l’Italvolley di Velasco vince di tutto
“Per anni giochiamo meravigliosamente, vinciamo sempre e vinciamo tutto” scrive Giuseppe Pastore, autore di La squadra che sogna Storia dell’Italia di Julio Velasco, la nazionale di pallavolo più forte di sempre un entusiasmante memoriale dedicato alla Generazione di Fenomeni
“Vinciamo quasi tutto, perché ci sfugge il traguardo che Europeo dopo Europeo, Mondiale dopo Mondiale, World League dopo World League, si trasforma in ossessione: la medaglia d’oro alle Olimpiadi. Come accadde nel calcio con l’Ungheria del 1954 e l’Olanda degli anni Settanta, questo non è certo l’unico caso paradossale di una squadra troppo forte per raggiungere il massimo obiettivo. E soprattutto, quell’oro ci è sfuggito ma, per citare una delle frasi più famose del nostro ct, «quien no me quita lo bailado, nessuno ci toglierà mai i balli che abbiamo ballato».
Chi è Julio Velasco?
Il tecnico argentino nasce a La Plata (Argentina) il 9 febbraio del 1952, trascorre la prima giovinezza immerso nello studio e frequenta il corso di filosofia presso l’Ateneo della sua città. E’in questo periodo che si avvicina alla pallavolo prima come giocatore e poi come allenatore delle selezioni giovanili. In seguito alla repressione dei golpisti contro gli studenti dissidenti, Velasco è costretto a lasciare gli studi e rivolge la sua attenzione al volley agonistico. Nel 1979 tale professione gli permette di conquistare la vittoria di quattro campionati consecutivi con il Club Ferro Carril Oeste di Buenos Aires.
Per la sua militanza nel partito comunista e le traumatiche esperienze dell’assassinio di numerosi amici, Velasco fugge da La Plata e si rifugia a Buenos Aires.
Nel 1982 diventa viceallenatore della Nazionale Argentina con la quale conquista la medaglia di bronzo ai campionati mondiali. L’anno successivo decide di trasferirsi in Italia dove, nel 1985, diventa non solo allenatore della Panini di Modena, ma anche della Nazionale Italiana premiata come la Squadra del secolo. La prima medaglia d’oro ai Campionati Europei in Svezia, è l’inizio di una lunga carriera impreziosita da numerosi successi: 3 ori Europei, 5 vittorie nella World League e 2 ori mondiali.
Il lungo percorso agonistico di Velasco non è certo terminato con la grande Italia del 98 anzi… ma questa è un’altra storia che puoi scoprire leggendo il libro di Giuseppe Pastore.
Buona Lettura!