Oggi, per la rubrica Sport in Book, ti presento un libro, in libreria dal 17 febbraio, edito da 66thand2nd, intitolato 45 storie della Serie A anni 90 di Tommaso Guaita. Si tratta di un libro d’oro per i nostalgici del calcio degli anni 90, molto diverso da quello che si vede oggi e dal calcio giocato di oggi e da una mentalità di vivere il calcio e il pallone completamente diversa da quel decennio dorato.
Entriamo nel dettaglio del nuovo volume sportivo di Guaita!
45 storie della Serie A anni 90 di Tommaso Guaita
Se oggi dici «il campionato più bello del mondo» stai parlando di Premier League, ma negli anni Novanta no, c’era solo la Serie A. Dall’epopea del Torino di Borsano, fatto a pezzi da Tangentopoli, passando per le ultime magie napoletane di Maradona, Tommaso Guaita ci guida in un viaggio a ritroso per riscoprire partite memorabili, gol incredibili, campioni monumentali e coppe, coppe e ancora coppe.
Europee, mica nazionali. Lo scudetto inatteso della Sampdoria di Vialli e Mancini, l’epopea del grande Milan, la Juve carrarmato di Marcello Lippi e le imprese miracolose del Vicenza di Guidolin, dell’Udinese di Zaccheroni come del «Chino» Recoba in quel di Venezia. Totti e Signori, Roberto Baggio e Van Basten, e poi Gullit, Djorkaeff, Bobo Vieri, Weah, Batistuta, Balbo e Fonseca.
Tra la maledetta scaletta dell’aereo che sembrava sancire la fine del Ronaldo giocatore – il Fenomeno, quello originale – e la dannata guerra dei Balcani iniziata con un calcio di Boban a un poliziotto, tutto in quegli anni profumava di Serie A. Bellissima, ricchissima, indebitatissima.
45/90 è una raccolta di quarantacinque storie illustrate, tra il bizzarro e l’incredibile, il nostalgico e l’epocale: racconta una stagione delle nostre vite che forse se n’è andata per sempre.
L’Udinese di Zaccheroni
Sicuramente tra le 45 storie che ci illustra Guaita una da ricordare è quella del sodalizio tra l’Udinese e l’allenatore Zaccheroni. Un tecnico che decide di prendere il treno della Serie A e affrontare un’avventura non semplice, visto che il patron friulano, Giampaolo Pozzo, ha cambiato in dieci anni 16 allenatori, una sorta di mangia-tecnici da cui fare attenzione. In più bisogna calcolare che la squadra è appena salita in Serie A, compito non facile per Alberto Zaccheroni.
L’Udinese grazie a lui vola a testa bassa, con i piedi piantati al suolo e piano piano, nonostante altre squadre più forti, passa al decimo posto fino ad arrivare quinta e conquistare l’Europa nella stagione 96-97. Un bel traguardo per l’allenatore romagnolo che imposta il 3-4-3 e grazie al capocannoniere Bierhoff e al trio composto da Amoroso e Poggi ha finalmente le carte giuste per far decollare l’Udinese. Il resto della storia puoi leggerlo nel volume di Tommaso Guaita.
Corrado Orrico e la gabbia
La seconda storia che racconto e che trovi nelle pagine di Guaita è quella dell’allenatore Corrado Orrico, oggi opinionista tv. Un toscano che a 26 anni, purtroppo per un infortunio smette di giocare e inizia ad allenare con discreto successo fino alla grande occasione, quella con l’Inter.
Occasione fallita perché la squadra non si adatta al suo modulo a zone e non ottiene i successi sperati. Il tecnico è famoso per la gabbia, una struttura che usava per le squadre che allenava. Ecco quello che affermava Orrico:
Serve a tante cose: ad affinare la tecnica, a sviluppare i riflessi, a velocizzare il gioco, a migliorare la condizione fisica perché si gioca senza un attimo di sosta e a livello organico è un impegno mica da ridere.
Un estratto da 45 storie della Serie A anni 90:
A inizio campionato, le attese della piazza erano le solite di quando s’intraprende in maniera acritica un nuovo percorso, pervasi da immotivato ottimismo: divertimento, spettacolo e vittorie. Partita dopo partita, a cominciare da un deludente 1-1 casalingo proprio contro il frizzantissimo Foggia di Zeman in quel di San Siro, non erano arrivati né il divertimento né lo spettacolo né le vittorie. Anzi.
Orrico sbuffava, invecchiava settimana dopo settimana, ma anziché i capelli bianchi ad aumentare erano le occhiaie, che scavavano il suo sguardo stanco facendolo somigliare a un bloodhound malinconico e abbandonato.
L’Inter non ingranava, i calciatori non lo capivano, il pub- blico fischiava e il presidente che tanto lo aveva desiderato lo rampognava al telefono. E Prisco se la rideva.
L’autore Tommaso Guaita
Tommaso Guaita nasce a Milano nel 1984. Graphic designer free-lance con un particolare interesse per le app, ma esperto anche di stampa e pre-stampa, collabora con diverse case editrici (tra tutte, Electa) ed è co-fondatore dello studio EchidnaLab. Con Lorenzo Di Giovanni ha pubblicato Vite segrete dei grandi scrittori italiani (2015) e Vite segrete dei grandi sportivi (2016), entrambe presso Electa.
Dopo essersi abbeverato del credo sacchiano e aver indossato il cappellino con le treccine di Gullit per andare a letto al cospetto di un poster di Franco Baresi in maglia Mediolanum, eccolo tuffarsi negli anni Novanta chino sugli album dei calciatori Panini.
Quello che è successo dopo, poco importa.