Sono passati ben 23 anni da quando, il 31 ottobre del 1999, il celebre pilota finlandese Mika Hakkinen conquistava il Gran Premio del Giappone e il secondo titolo mondiale con la sua McLaren. L’ex pilota possiede numeri importanti della sua carriera automobilistica: 165 Gran Premi disputati, dei quali 20 vinti, 2 titoli mondiali consecutivi, 51 podi, 26 pole position, 25 giri veloci.
420 punti in 10 anni di corse: uno dei pochi piloti ad aver terminato a punti oltre la metà delle gare cui ha partecipato. Hakkinen inoltre può vantare di essere il secondo pilota finlandese per numero di vittorie dopo Iceman Kimi Raikkonen.
Ma qual è la sua storia? Vediamola insieme!
Mika Hakkinen: dai kart alla Formula 1
Mika Hakkinen nasce a Vantaa il 28 settembre 1968 e cresce in una modesta casa a Helsinki. Ama i motori già da piccolissimo: all’età di cinque anni Häkkinen sale per la prima volta su un kart e inizia a vincere già da preadolescente: a 10 anni ottiene il primo titolo regionale, il Keimola Regional Karting Championship, ripetendosi anche l’anno successivo. Per sei anni consecutivi, tra il 1981 e il 1986, Hakkinen conquista il Finnish Karting Championship.
Quando diventa maggiorenne il pilota inizia a correre con le monoposto conquistando il titolo svedese di Formula 4 e il campionato Formula 4 Nordic, a cui si aggiunge il titolo inglese di Formula 3 nel 1990. Con tutti questi premi, il grande sogno di arrivare alla Formula 1 arriva prestissimo: dopo un primo test con la Benetton, viene messo sotto contratto da Peter Collins, team principal della Lotus, per il Mondiale 1991.
Ma non è la Lotus a fargli fare il salto di qualità: è la McLaren, nel 1992, che prende con sé Hakkinen come collaudatore, al fianco dei titolari Ayrton Senna e Michael Andretti. Sul finale di stagione arriva l’opportunità di scendere in pista al GP di Portogallo al posto del compagno di squadra americano e così Häkkinen lascia tutti a bocca aperta: dopo quasi un anno di stop, riesce a fare anche meglio di Senna in qualifica.
Nella gara successiva il finlandese ottiene il terzo posto, il primo podio per lui nella Formula 1.
Hakkinen: il rivale di Schumacher
Da piccola ero affascinata dalle corse dei due piloti che hanno reso negli anni ’90 la Formula 1 emozionante e unica: Mika Hakkinen e Michael Schumacher. Il finlandese è sempre stato l’antagonista, l’antieroe del pilota tedesco, capace di tener testa, grazie alla sua tenacia e determinazione, battendolo nella corsa al mondiale per due anni di fila (1998-1999).
Molti esperti definiscono Mika Hakkinen come l’unico rivale davvero in grado di sfidare il tedesco ad armi pari quando era all’apice della sua carriera, arrivando persino a metterne in discussione il ruolo di miglior pilota del Circus.
Un incidente fatale
Ci sono degli avvenimenti che possono cambiare il nostro modo di vivere la vita, portandoci verso un’altra mentalità. Infatti è un episodio grave a cambiare per sempre la mente di Mika Hakkinen: l’incidente avvenuto ad Adelaide, venerdì 10 novembre 1995, durante la prima sessione di prove libere in vista del Gran Premio d’Australia. La McLaren MP4/10C Mercedes di Mika Hakkinen sbatte violentemente nei pressi della curva Malthouse. L’impatto è durissimo ed il pilota finlandese viene trasportato d’urgenza al Royal Adelaide Hospital, dove è indotto in coma farmacologico.
Dopo qualche giorno passato tra la vita e la morte, Mika si riprende e quando ritorna in pista, a marzo 1996, diventa un altro pilota. Se prima Hakkinen era allegro e chiaccherone, le nuove corse ora lo rendono un uomo calcolatore, prudente, attento e sempre velocissimo.
Ci chiediamo se, senza quel botto ad Adelaide nel ’95, Hakkinen poteva proseguire per molto più tempo e a più alti livelli di rendimento. Ma col tempo ci è sembrato di capire che il finlandese appartenga alla schiera di uomini attenti alla qualità della vita. Per questo, due titoli mondiali possono essere più che appaganti.
È stato un peccato, però, per questo sport e per gli appassionati, perché Hakkinen è stato l’unico a tenere testa a Schumacher nel suo momento di massimo splendore. Forse anche allo stesso Schumi è mancato un avversario di quella tempra con cui confrontarsi.
Un pianto liberatorio
E’ tutta colpa mia. Stavo spingendo al massimo la mia McLaren quando, per errore, ho inserito la prima. Nell’uscita di pista non mi sono fatto male, a crollare sono stati i miei nervi. Tremavo per la rabbia.
Siamo al 12 settembre del 1999, mancano tre gare alla fine della stagione e i piloti sono pronti a gareggiare nel famoso Autodromo di Monza, in vista del Gran Premio d’Italia. Dopo circa trenta giri, Hakkinen è ancora in testa alla classifica ma ad un certo punto il finlandese perde aderenza ed esce di pista gettando via una vittoria quasi certa.
Nervi che esplodono in quel pilota che fino ad allora controllava le sue emozioni ma che a quel punto non riesce a contenere ed esplode in un pianto lunghissimo e liberatorio. Il pianto regala emozioni a tutti quei fans che hanno visto un uomo sopravvivere alla morte, risvegliarsi da un coma e capace poi di conquistare la vittoria a Suzuka tre mesi dopo, accaparrandosi il secondo titolo mondiale.
Il rivale che ho rispettato di più in carriera è stato Hakkinen, sia per le grandi battaglie in pista che per una relazione molto solida anche una volta tolti i caschi. Michael Schumacher