Tre libri molto diversi tra loro ma in grado di incuriosire il lettore sotto diversi punti di vista. Si tratta di I sette pazzi, di Roberto Arlt, Katitzi nella buca dei serpenti, di Katarina Taikon, e Il libro delle lacrime, di Heather Christle.
SUR e Robert Arlt
Partiamo con I sette pazzi, scritto da Roberto Arlt e pubblicato in Italia da Edizioni SUR, nella traduzione di Luigi Pellisari e con una prefazione di Julio Cortázar. I sette pazzi è un romanzo pubblicato per la prima volta nel 1929 ed è considerato una delle pietre miliari della letteratura argentina del Novecento. Per comprendere meglio il suo autore, Robert Arlt, SUR ci offre alcuni spunti di lettura dal proprio blog – Sotto il Vulcano. Si tratta di Senza scrupoli, un estratto da un’intervista a Roberto Arlt, pubblicata nel 1929 sulla rivista La Literatura Argentina, e di un articolo di Raul Schenardi sull’indomabile lingua arltiana, intitolato Roberto Arlt, quello “strano animale idiomatico”.
I sette pazzi, di Roberto Arlt
Remo Erdosain, inventore fallito, è a un passo dalla galera. I suoi ripetuti furti ai danni dell’azienda per cui lavora sono stati infatti scoperti, e adesso deve restituire le somme sottratte se non vuole essere denunciato. Si rivolge così all’Astrologo, un visionario, forse un truffatore, che in cambio del denaro lo attira in una sedicente società segreta e nella sua folle trama rivoluzionaria: un piano per prendere il potere in Argentina e instaurare un regime totalitario, ispirato in parte a Lenin e in parte a Mussolini.
Nell’immediato, però, il piano dell’Astrologo – affiancato da improbabili comprimari come il Ruffiano Melanconico, l’Uomo che vide la Levatrice e il Cercatore d’Oro – prevede il rapimento e l’uccisione di un uomo innocente. Per Erdosain, dilaniato dai rimorsi, inizia una lenta discesa nel delirio, tra i bassifondi di una Buenos Aires notturna, popolata di personaggi sulfurei e indimenticabili.
“I sette pazzi (1929) è il capolavoro di Roberto Arlt e una delle pietre miliari del Novecento letterario argentino. Un romanzo sconvolgente e modernissimo, che racconta come solo i grandi narratori hanno saputo fare l’angoscia dell’uomo contemporaneo nella civiltà delle metropoli e del macchinismo, la lotta dell’individuo per conservare la propria anima quando tutte le circostanze sembrano volergliela negare. Prefazione di Julio Cortázar.
Iperborea e Katarina Taikon
Il secondo libro di questo suggerimento di lettura si intitola Katitzi nella buca dei serpenti ed è il terzo episodio della saga ispirata alla storia personale della sua autrice, Katarina Taikon. Pubblicato da Iperborea nella collana I Miniborei, con la traduzione di Samanta Katarina Milton Knowles e le illustrazioni di Hellgren Joanna, questo libro racconta, attraverso lo sguardo di una bambina rom, piccole e grandi ingiustizie. Quelle di Katizi sono storie piene di allegria, vivacità e inventiva, in grado di affrontare temi come l’ignoranza e l’esclusione in un modo diverso.
Katarina Taikon è nata nel 1932 ed è stata una scrittrice e attivista svedese, dalle origini rom. In Svezia, i suoi tredici libri di Katitzi sono considerati uno dei classici della letteratura per l’infanzia.
Katitzi nella buca dei serpenti, di Katarina Taikon
Katitzi è una bambina vivace e curiosa, e per questo finisce spesso per cacciarsi nei guai. Ma stavolta rischia davvero grosso: è scivolata in una buca piena zeppa di serpenti! Per fortuna se la caverà solo con un grande spavento perché, come dice suo padre, Katitzi è «nata con la camicia». La brutta avventura basta però per convincere papà Taikon a smontare le tende e cercare un nuovo posto dove stabilirsi.
La vita è difficile per le famiglie rom come quella di Katitzi: in Europa infuria la Seconda guerra mondiale, l’esercito nazista tedesco ha già invaso la Danimarca e potrebbe arrivare fino in Svezia per annientare anche qui gli ebrei e i rom. Katitzi e la sua numerosa famiglia, e tanti altri come loro, sono costretti a spostarsi continuamente, la gente li guarda con sospetto e lo stato non li tratta come gli altri cittadini svedesi: addirittura, i bambini non sono ammessi a scuola.
Così, dopo un lungo viaggio in treno, la famiglia si sposta verso nord, e noi seguiremo Katitzi alla scoperta di nuovi posti e nuove conoscenze.
Il Saggiatore e Heather Christle
L’ultimo libro di oggi è tra le novità proposte da Il Saggiatore. Si tratta de Il libro delle lacrime, scritto da Heather Christle (traduzione di Giulia Poerio). In merito a questo libro l’autrice ha dichiarato «Questo libro ha preso il via cinque anni fa: mi chiedevo come sarebbe stato tracciare una mappa di tutti i luoghi in cui avevo pianto in vita mia, un’idea che mi accompagnava sempre, senza sapere quante pagine le sarebbero cresciute intorno.»
Il libro delle lacrime, di Heather Christle
Heather Christle è come tutti noi: piange. Spesso, in alcuni momenti della vita; poco, in altri. Come capita a tutti, fin da quando siamo piccoli. Piangiamo per gli amici scomparsi e per i figli che nascono, crescono, giocano sul tappeto di casa. A volte, piangiamo senza motivo. A volte, piangiamo per troppi motivi. Ci ricordiamo tutte le lacrime versate, i pianti a dirotto, i singhiozzi? No, con tutta probabilità.
Ma cosa direbbero, di noi e della vita, quei pianti, se potessimo riscostruirne la storia e la geografia? È questo l’ambizioso progetto di Heather Christle: rintracciare le lacrime che hanno punteggiato non solo la sua esistenza, ma anche quella degli altri; chiedersi perché e come piangiamo, scoprire che cosa accomuna occhi lucidi e pianti disperati.
“Il libro delle lacrime” si muove tra ricordi personali e storia recente, tra poesia e spunti scientifici; nelle sue pagine si sovrappongono vicende, si intrecciano emozioni a formare un profondo e commovente tributo al nostro complicato rapporto con il dolore e la felicità.