SECONDA PARTE de Girasoli per me di Anna francesca Perrone
Caro iCrewer, ti è piaciuta la prima parte del racconto rosa? Eccoti la seconda e ultima parte. Il racconto è tratto dalla raccolta Quando il fine non giustifica i mezzi.
Buona lettura!
>> SECONDA PARTE<<
Girasoli per Lorenza
Quando vedo il nome Alexis sul telefono il mio cuore inizia a galoppare, non riesco a capire cosa mi stia succedendo e non riesco neanche a farlo smettere.
“Ciao Lorenza, come stai? Ho appena sentito Daphne, lei questa mattina ha un impegno e non potrà venire con noi. Mi ha anche detto che si è sentita con Sofia e anche lei questa mattina vorrebbe riposare, per cui se per te non è un problema potremmo passare la mattinata insieme. Vorrei farti vedere una spiaggia meravigliosa. Che ne dici? Mi propongo per farti da guida turistica privata”
Non so che fare ho pochi secondi per decidere, mi sento agitata e poi mi sembra strano che Daphne e Sofia si siano tirate indietro.
“D’accordo, andiamo” rispondo quasi in un soffio.
“Non te ne pentirai, passo a prenderti tra un’ora, ah dimenticavo porta i tuoi appunti.”
“Ok, a dopo”.
Corro a bussare alla porta di Sofia, mi apre ma ritorna subito a letto, “Sofia devo dirti una cosa.”
“Che c’è Lorenza, stamattina vorrei riposare un po’ di più ho già parlato con Daphne, ci vediamo nel pomeriggio.”
“Sì, me lo ha detto Alexis, mi ha chiamato, esco con lui questa mattina.”
“Bene, e qual è il problema?”
“Ho paura, quell’uomo mi fa uno strano effetto. Ti prego vieni con noi, non voglio rimanere da sola con lui”.
“Lorenza ti ricordo che hai quarant’anni, non sei una bambina. Devi affrontare la situazione, non puoi sempre scappare.”
E’ vero, ho quarant’anni, ma mi sento sempre una bambina, soprattutto quando si tratta di uomini non, so mai come comportarmi, non riesco a fidarmi delle mie sensazioni, ho paura di sbagliare, anche se questa volta, non so perché, è diverso.
“Ho capito, va bene, ci vediamo più tardi”.
Torno nella mia stanza e cerco qualcosa da indossare. Ho un costume molto bello, verde e nero, che mette in evidenza il mio corpo. Indosso un bel cappellino che ho acquistato prima di partire e un caftano bianco.
Mi guardo allo specchio e mi vedo così bella, i miei occhi hanno una luce diversa, mi sento bene, piena di energia e di voglia di fare come non mi succedeva ormai da troppo tempo.
Il telefono suona, è un messaggio di Alexis “sono qui, ti aspetto”.
Mi guardo ancora allo specchio, e nel frattempo cerco di calmare il mio cuore che ha ripreso a galoppare.
Il suo sorriso mi fa quasi mancare la terra sotto i piedi, non mi era sembrato così bello ieri.
Mi siedo in macchina e partiamo. “Dove andiamo?” gli chiedo. “E’ una sorpresa, è un posto incantevole, sono sicuro che ti piacerà. Ma intanto parlami di te, dei tuoi appunti, di quello che scrivi, come mai questa passione? Scusa troppe domande, inizia da dove vuoi e solo se ti va ovviamente”.
Alexis mi sembra così galante, mi chiede se ho voglia di fare quello che mi propone, mi fa mille domande.
“Oh sì certo, beh ho sempre amato la lettura, leggere mi apre la mente, mi dà la possibilità di guardare le cose da un punto di vista diverso. E poi ho iniziato anche a scrivere, era un modo di mettere nero su bianco le mie emozioni, di dargli un nome e di farle vivere in un personaggio, gli appunti che ho raccontano una storia d’amore, ma non voglio anticiparti niente, quando rientrerò a casa cercherò di metterli a posto e se verrà fuori qualcosa di leggibile ti invierò il mio scritto”. Nel frattempo ci fermiamo e mentre parlo alzo lo sguardo e trovo i suoi occhi che mi fissano; arrossisco ancora.
Il posto che vedo di fronte a me è meraviglioso, una spiaggia di ciottoli bianchi e sabbia, il mare cristallino e intorno montagne: siamo a Potami.
Sono estasiata da tanta bellezza, Alexis mi fa strada.
“Questa spiaggia è un sogno”. Stendiamo i nostri asciugamani e nonostante siamo due semisconosciuti al suo fianco mi sento completamente a mio agio, anche nel silenzio.
Mentre sono con lui il tempo scorre senza che io me ne renda conto, mi sento avvolta da una nuvola e in quella nuvola ci siamo solo io e lui, nessun altro.
Mi chiedo se anche lui avverta le mie stesse emozioni e mi volto a guardarlo. Trovo i suoi occhi neri e profondi a confermare la mia sensazione.
Mi prende la mano “ti va di fare un bagno?”
”Sì, andiamo”.
Mano nella mano corriamo verso la riva e ci tuffiamo ridendo, emergiamo e ci rincorriamo in quell’acqua cristallina.
“Alexis, parlami di te, non so nulla, so solo che lavoro fai ma non so altro di te”
“Cosa vuoi sapere? Se sono sposato o fidanzato? No, non ho una donna perché aspettavo Te”, mi dice sorridendo, “Sai, io non so neanche perché mi trovo qui con te, normalmente non accetterei mai un appuntamento con uno sconosciuto, ma con te è stato diverso. E’ come se ti conoscessi da sempre.”
“La mia vita non è stata semplice, la mia testa non è semplice, sono sempre esposta a continui sbalzi d’umore, sarà per via della mia sensibilità e per questo motivo ho deciso di fare affidamento solo su me stessa.
La passione per i libri è nata proprio un po’ per evadere dalla realtà un po’ per cercare di comprenderla meglio e viverla con occhi sempre diversi.
Sofia lo sa io non voglio legami perché l’amore secondo me non esiste. Lei dice che mi sbaglio ma secondo me è solo un modo per affidare agli altri una responsabilità che è personale. Ognuno di noi cerca la propria felicità e condividere questa ricerca, se non c’è la più completa sintonia, è arduo.
Quando incontro qualcuno che mi piace dopo un po’ inizio ad avere paura (paura di perderlo, paura che mi tradisca, paura che non mi ami, paura che non mi capisca) e presto tutte le mie paure si avverano.”
“Capisco quello che dici capita anche a me”.
“Non si direbbe, sembri così sicuro di te stesso”.
“Sì, beh in effetti io non ho paura come te, ma semplicemente nella mia ricerca della persona giusta non ho mai trovato qualcuna che catturasse davvero la mia attenzione, o magari la catturava ma solo per poco tempo”.
“Capisco”.
Cosa crede? Che sono stupida? Non cadrò nella sua rete, se questa è una trappola per avere il suo interesse per poche ore non ci cascherò.
“Ti va di andare a vedere le cascate? Dobbiamo fare un po’ di strada ma ne vale la pena”.
“Si certo, andiamo”
Mentre camminiamo lui mi guarda e continua a farmi domande, sul mio lavoro, sull’amicizia con Sofia, sui miei gusti musicali.
Mentre rispondo alle sue domande mi chiedo perché mi viene così naturale parlare con lui, perché mi sento così inspiegabilmente e improvvisamente felice.
Alexis allunga la sua mano verso di me per aiutarmi e io gli tendo la mia. Quando le nostre mani si toccano sento come una scossa dentro, cerco di evitare il suo sguardo perché se adesso i miei occhi incontrassero i suoi si accorgerebbe del mio rossore, e non voglio che succeda.
Ci facciamo bagnare dall’acqua delle cascate, e ridiamo come dei bambini.
“Sono stata così bene con te. Grazie per la bellissima giornata”
“Grazie a te. Purtroppo domani devo partire per un viaggio di lavoro, aspetto il tuo libro, e non ti nascondo che spero di rivederti presto.”
“Ci proverò, è un’occasione che non vorrei farmi scappare. A presto Alexis”.
Tornata in albergo corro da Sofia, busso alla sua porta ma non c’è, torno nella mia stanza e trovo un biglietto sotto la mia porta.
“Lorenza non arrabbiarti, e ti prego di non volermene, ho deciso di tornare a casa, tu continua pure la tua vacanza, senza di me starai sicuramente bene, ricordati che sei forte anche più di me. Ho deciso di parlare a cuore aperto con Giorgio. Io lo amo ancora.
Abbi cura di Te, Ti voglio bene.”
Le lacrime mi inondano il viso e l’anima. Mi sento così sola, così incredibilmente svuotata. Sono arrabbiata, delusa, non mi aspettavo questo comportamento da Sofia, mi viene voglia di chiamarla e di dirle che la odio che non avrebbe dovuto lasciarmi da sola. Mentre le lacrime scendono calde sul mio viso mi vengono in mente le sue parole, sei forte, invece io mi sento solo tanto spaventata. Inizio a mettere nella valigia i miei vestiti, come capita, la chiudo sempre piangendo e poi, con violenza, la scaglio lontana da me. Mi lascio cadere sul letto e rimango lì distesa per un tempo indefinito.
Quando ormai ho finito tutte le lacrime e la rabbia si è trasformata in comprensione, penso che infondo mancano solo quattro giorni prima del rientro, che posso farcela, anzi devo farcela. Quella forza che non credevo di avere si impossessa davvero di me. Mi alzo dal letto, con i miei appunti tra le mani e mi preparo per andare in spiaggia. Ho un progetto, un sogno da realizzare e questa volta non mi lascerò scappare questa occasione. Voglio vivere e non voglio che la paura continui ad immobilizzarmi in ogni campo.
Una frase mi salta agli occhi, un’altra coincidenza. E’ scritta in rosso e non sembra neanche la mia scrittura anche se è nei miei appunti “bisogna iniziare a vivere e smettere di pensare a come farlo”. E’ quello che ho deciso di fare anche se so che non sarà facile.
In spiaggia ripenso alla giornata passata con Alexis, continuano a passare nella mia mente tutti i sorrisi, le corse in acqua, le sue mani, i suoi occhi. Sembra che nella mia testa non ci sia posto per altro e il mio cuore inizia a galoppare ogni volta.
Non mi è mai capitato e cerco di scacciare questi pensieri dalla mente con tutte le mie forze. Mi distraggo rileggendo i miei appunti. In realtà mi sembra impossibile organizzarli in qualcosa che abbia un senso.
Ho paura di non riuscire a scrivere, ho paura che quello che scrivo non vada bene, ho paura che Alexis mi stia solo prendendo in giro, ho paura di lasciare il mio lavoro, anche se lo odio.
Sofia dice che dovrei amarmi, mentre io mi sono sempre sentita una fallita.
Continuo a guardare quegli appunti, poi prendo il mio computer portatile e inizio a scrivere, le parole si materializzano sullo schermo come se non le stessi digitando, come se quello che scrivo avesse vita propria e sgorgasse direttamente da un luogo sconosciuto dentro di me. E mentre scrivo uno strano senso di appagamento, di completezza mi avvolge come un abbraccio confortante, come una carezza sul cuore e non ho bisogno di nulla.
Inizio a sentire un po’ freddo e mi accorgo che sono passate più di tre ore. Mi sembra di essere rinata, la paura è scomparsa, ho solo voglia di continuare a scrivere. Il mio sogno è già una realtà perché ho fatto il primo passo.
Squilla il telefono, non guardo chi è, oggi non ho voglia di parlare con nessuno, è un momento solo mio.
✤✤✤
La mattina mi chiamano dalla reception, è Daphne.
Vorrei rimanere da sola ma forse un po’ di compagnia non potrà che farmi bene.
“Lorenza, come stai? So che Sofia è partita, il giorno in cui tu sei stata fuori con Alexis abbiamo fatto una lunga chiacchierata. E’ davvero una persona fantastica, sei fortunata ad avere un’amica come lei. Mi ha raccontato del suo Giorgio. Sono sicura che se riuscirà ad aprire davvero il cuore lui non potrà che tornare da lei.”
“Lo spero tanto per lei, so che ci tiene molto. Almeno ci deve provare, perché così in futuro non potrà rimproverarsi niente”.
“Ti va di fare un giro, magari facciamo un po’ di shopping, manca solo qualche giorno e poi dovrò tornare a casa”.
“Volentieri. Andiamo”.
Mentre camminiamo guardo Daphne, come parla, come si muove, lei è così accogliente, così appagata. Usa il suo tempo come le piace e quando mi parla del suo progetto di ricerca di talent scout il suo entusiasmo contagia anche me.
Dentro di me penso a quante volte mi blocco per via dei pensieri negativi e pur di evitare il rischio della delusione rimango immobile, mentre Daphne è così entusiasta.
Le chiedo come fa a non aver paura.
“Sai Lorenza, quando sono tornata a casa dopo l’Erasmus avevo mille dubbi, mi sentivo nervosa non sapevo se continuare o meno sulla strada intrapresa. Ho attraversato un periodo piuttosto buio, rimanevo sempre a casa, non avevo voglia di uscire. In quel periodo ho perso di vista molte persone che pensavo fossero miei amici. Sono rimasta sola, e mi sono avvicinata allo yoga e alla meditazione.
E’ stata una rivelazione, fermarmi ad ascoltare la parte più profonda di me, mi ha regalato delle emozioni vere e piano piano mi sono ritrovata.
Ho ricominciato ad uscire e a cercare solo quello che mi faceva stare bene, che fossero persone o cose da fare.
La paura è dettata dalla mancanza di coerenza all’interno di noi stessi. Spesso facciamo e diciamo le cose che pensiamo sia sicuro, conveniente fare o dire ma non ci facciamo la domanda essenziale ossia se è giusto per noi, questo crea quel conflitto interiore che ci porta a star male e ad aver paura. La scelta giusta invece è quella che ti fa sentire in pace con te stessa e ogni paura scompare.”
“Grazie Daphne non sai quanto mi fanno bene le tue parole, è stato bello passare un po’ di tempo con te. Hai ragione la paura non serve a niente, c’è solo un modo per scoprire cosa mi riserva il destino: viverlo e io ho deciso di partecipare a quel concorso.”
“Sono felice per te, davvero tanto, allora aspettiamo il tuo lavoro.”
L’ultima sera prima della partenza Alexis mi chiama. “Sono appena tornato, so che domani partirai vorrei passare a salutarti” mi dice.
“Ti aspetto” gli rispondo.
Mi sento emozionata, non pensavo che mi chiamasse.
Quando l’ho visto arrivare con un bellissimo mazzo di girasoli gli sono corsa incontro e l’ho abbracciato.
Quell’abbraccio è stato incredibile, è andato oltre il mio corpo e mi è arrivato nell’anima. Non riuscivamo a staccarci, poi le sue labbra hanno cercato le mie e mi sono abbandonata a quel momento di pura felicità.
“Quando ho visto i tuoi occhi mi sono ritrovato, ho trovato quella parte di me che mancava e non penso di sbagliarmi, non partire”.
“Alexis io non posso restare”
“Ti farò cambiare idea, io ti amo”.
Il cuore mi diceva di restare ma io avevo come sempre troppa paura di sbagliare, ma lui ha capito il mio turbamento e mi ha rassicurata.
“Io non ho fretta quando vorrai sarò qui ad aspettarti”.
Non capisco come faccia ad avere tutta questa sicurezza, come riesca a dirmi ti amo senza conoscermi. Lui non sa quanti difetti ho, non sa quasi nulla di me …
“A presto Alexis, devo andare”.
“Ciao Lorenza. Scrivimi, chiamami io ti aspetto”.
“Grazie per i girasoli, sono i miei fiori preferiti”.
Tornata a casa chiamo Sofia. “Sofia, come stai?”
“Perdonami Lorenza, ho dovuto, non riuscivo a vivere il nostro viaggio serenamente. Avevo bisogno di parlare con Giorgio”,
“Tu come stai?”.
“Non ti preoccupare, ho capito, anzi devo ringraziarti, il tuo gesto mi ha messo di fronte ad una scelta e per la prima volta questa scelta l’ho fatta pensando solo a quello che mi faceva star bene. Ho deciso di partecipare a quel concorso, ho chiesto un part time e ho iniziato a dedicarmi al mio libro.”
“Hai fatto la scelta giusta”.
“Si ne sono certa”.
“E Alexis?”.
“Ci vedremo fra un mese per il libro”.
“Lorenza, voglio dirti solo una cosa, questo è il momento giusto per aprirti davvero alla vita, non nasconderti dietro alle tue paure.”
“Ci proverò”.
“No, CI RIUSCIRAI! se è davvero ciò che desideri”.
“E tu con Giorgio?”
“Mi ha dato un’altra possibilità, e questa volta saremo felici davvero.”
“Sofia, sono felice per te”.
“Adesso aspetto solo di leggere il tuo libro”.
E’ il mio momento, è il momento per riprendere in mano la mia vita e farne ciò che voglio.
Mentre rileggo i miei appunti, un “album” di ricordi si apre nella mia mente e mi rendo conto del ruolo che la paura ha giocato fino a quel momento. Da piccola avevo paura di essere abbandonata, da adolescente cercavo di essere quella che non ero per poter essere accettata, e poi ho iniziato sempre più a pensare di non meritare la felicità e mi sono allontanata da me stessa.
Poi le scelte sbagliate fino a quando non ho potuto più fingere e la scrittura mi ha riportata sui passi di quella me stessa lasciata a piangere da sola in una stanza troppo grande.
E adesso, mentre scrivo, il mio cuore si libera e le parole sembrano uscire come un fiume dagli argini e non c’è niente che possa più fermarle. E tra le righe un pensiero mi sconvolge più di tutti, è Alexis, le sue parole, i suoi occhi profondi e la sua dolcissima promessa. Non riesco a togliermelo dalla mente, anche se penso che adesso ho solo voglia di realizzare il mio sogno.
Non ci credo che lui mi aspetterà. E poi perché dovrebbe aspettare proprio me.
Non so se anche questa è paura, ma per adesso preferisco concentrarmi solo sul mio progetto.
Squilla il telefono “Lorenza ciao sono Alexis”
Ecco che il cuore inizia a battere sempre più veloce “Ciao Alexis, come stai?”
“Io bene volevo sapere come sta andando con i tuoi appunti e poi volevo ricordarti che se hai bisogno di una mano io sono qui, chiamami quando vuoi”
“Si, lo so, grazie, ma voglio fare da sola. Apprezzo molto la tua offerta di aiuto”.
“Da quando te ne sei andata continuo a pensarti, vorrei abbracciarti ancora”.
“Alexis ti prego, ho bisogno di tempo, non voglio illuderti né voglio deludermi, preferisco rimanere da sola. Tu non mi conosci bene, sono una persona fragile, piena di paure, soggetta a repentini sbalzi d’umore e non credo proprio che staresti bene accanto a me”.
“Decido io cosa è meglio per me!” la sua voce improvvisamente dura mi fa capire che ho parlato troppo forse.
“Scusa è la mia solita tendenza a voler pensare anche a come si sentono gli altri più che a come mi sento io”.
“Va bene, ti chiedo solo una cosa, da oggi in poi quando parli con me pensa solo a quello che fa stare bene te, a me ci penso da solo.”
“D’accordo, scusami”.
“Ti lascio tranquilla, quando vorrai sai dove trovarmi”.
Quella telefonata mi lascia perplessa. Nessuno mai mi aveva chiesto di non pensare che a me stessa, a quello che mi fa stare bene, e nessuno mai mi aveva anche assicurato che mi avrebbe amato e aspettato.
Le sue parole mi risuonano nella testa, ma provo a far finta di niente, domani dovrò tornare in ufficio e mi devo organizzare per riprendere la normale routine lavorativa per poi tornare a casa e lavorare al libro.
Quando arrivo in ufficio sulla mia scrivania trovo un bellissimo girasole. Non riesco a trattenere un sorriso e il bigliettino conferma i miei sospetti, comunque chiamo la mia amica, “Sofia ma sei stata tu? Hai comprato e mandato tu il girasole?”
“Lorenza non so di cosa stai parlando.”
“Va bene va bene ci sentiamo più tardi” le dico.
Non riesco a capire… ma infondo non voglio capire, ho qui davanti ai miei occhi un magnifico girasole e non voglio pensare a nient’altro.
Sul bigliettino c’è scritto “AMATI”.
Guardando quel girasole anche il mio ufficio mi sembra meno triste e mi metto a lavorare con il sorriso.
Finalmente a casa nel mio piccolo ma accogliente appartamento chiedo a Sofia di raggiungermi appena può, ho bisogno di parlarle, lei mi saprà sicuramente aiutare.
Tolgo le scarpe e mi tuffo direttamente sul divano, pieno di cuscini colorati e morbidi. E’ il posto più confortevole della casa, quello dove riesco a rilassarmi. Immersa nei miei pensieri aspetto Sofia e mi assopisco un po’. Il suono del campanello mi spaventa ma mi riprendo subito e mi precipito ad aprire a Sofia.
Quando entra si toglie le scarpe, perché anche lei adora camminare sul parquet a piedi nudi e ci spostiamo in cucina. Dice sempre che è il luogo che adora di più nella mia casa perché è una cucina piccola ma molto accogliente e luminosa, è lì che al mattino mi piace prendere il primo caffè, guardando dalla finestra le case che ancora dormono. “Preparo un caffè?” chiedo a Sofia, “sì, certo, che aspetti!?”
Ridiamo, è sempre così con lei, mi prende un po’ in giro perché io non sono per niente una brava donna di casa e spesso dimentico di fare la spesa o di fare la lavatrice per tempo e poi mi dispero perché non ho niente da mettermi. A lei, invece, tutta precisina, non succederebbe mai. Molte volte l’ho invidiata per questo, ma oggi è la prima volta in cui ho pensato che mi amo anche così con tutte le mie imprecisioni e imperfezioni.
“Allora Lorenza, cosa succede, mi hai fatto venire qui in tutta fretta”,
“Sofia, non so che fare, non riesco a capire cosa mi stia succedendo.”
“In che senso?”
“Oggi Alexis mi ha fatto trovare un girasole in ufficio con un bigliettino. Con lui sto bene ma non riesco a fidarmi non riesco a credere che lui ami proprio me.”
“Ma tu cosa provi?”.
“A volte penso che vorrei solo trovarmi tra le sue braccia, altre volte, e sono molte di più, invece vorrei non avere nessuno intorno”.
“Sai Lorenza io mi sono resa conto di una cosa: quello che ti fa muovere è quello che vuoi veramente, per cui se sei ancora qui a parlarne con me un motivo ci sarà, c’è qualcos’altro che ti fa restare ferma e che pesa di più. Fai solo attenzione che non si tratti di paura. Perché in questo caso rischi di perdere l’occasione per essere davvero felice”.
“Ho bisogno di pensare”
“Fatti travolgere da queste paure, da queste emozioni guardale in faccia, non scappare e poi prendi la tua decisione e non voltarti più indietro”.
“Vorrei tanto avere la tua capacità di prendere decisioni senza farti attraversare da nessun dubbio”.
“Non è come pensi, anche io ho paura, ma per scongiurarla agisco e faccio quello che ritengo sia giusto per me in quel momento.”
“E non pensi a chi ti sta vicino, alle conseguenze e alle opportunità che perdi?”
“No, non ci penso, penso solo a quello che è utile fare nel momento in cui sto prendendo la decisione”.
“Grazie Sofia, sei preziosa per me”.
“Lorenza adesso devo andare, ho un appuntamento in agenzia, ci sentiamo al telefono, tienimi aggiornata e grazie per il caffè ho avuto fortuna questa volta”, ride.
“Ti chiamo”. Ci abbracciamo.
Mi stendo sul divano, mi sento così stanca che mi addormento subito. Mi sveglia il telefono, lo sento squillare.
E’ Daphne.
“Ciao Daphne, come va?”
“Ciao Lorenza, ho bisogno del tuo aiuto, devo chiederti un favore”. “Dimmi pure”.
“Ho bisogno di una mano nel mio lavoro di talent scout, dovresti leggere per me alcuni lavori e scrivere delle recensioni, non ce la faccio da sola e anche le altre persone coinvolte nel progetto sono oberate. So che sei brava e mi posso fidare di te, puoi aiutarmi?” “Daphne tu non sai quanto mi fai felice con questa proposta, è tutto quello che desidero.”
“Per il momento non posso garantirti un compenso, ma più in là se questo progetto andrà a buon fine potremo parlarne”.
“Non preoccuparti per me è un’ottima occasione, mandami il lavoro da fare e la tempistica e avrai presto le tue recensioni.” “Sapevo di poter contare su di te, grazie”
“Grazie a te. Ciao Daphne”.
Non ci credo non so come stia succedendo ma il mio sogno si sta realizzando, si stanno verificando una serie di coincidenze che non avrei mai immaginato qualche mese fa, quando ero così concentrata a disperarmi per la mia infelicità.
Dopo qualche minuto di euforia, un pensiero prende piede nella mia testa, penso che dietro a questa proposta ci sia Alexis e questo non mi piace. Non voglio che lui mi aiuti, non voglio che risolva i miei problemi. Devo scoprire se è così, ma non ho idea di come fare.
Decido di mandargli un messaggio per ringraziarlo della sua interessante proposta. Ma non ottengo nessuna risposta.
Guardo l’orologio sono già le sei del pomeriggio, devo mettermi al lavoro sul mio libro, mancano solo dieci giorni e ancora ho tanto lavoro da fare.
Ho lavorato fino alle tre del mattino ma mi sento così piena di energie, quando mi sveglio mi sento bene e vado in ufficio quasi volentieri.
Sul mio tavolo trovo un altro girasole e nel bigliettino c’è scritto “grazie”.
Mi chiedo il perché di quel grazie. Ma anche in questo caso non voglio rovinarmi il piacere di aver ricevuto anche oggi quel fiore straordinario.
Lo ripongo nel vaso insieme a quello del giorno precedente e mi chiedo se ce ne saranno altri e forse lo inizio a sperare.
Quando finisco le mie ore in ufficio corro a casa per dedicarmi al mio libro e alle recensioni da fare che Daphne mi ha già inviato.
Alexis non mi ha risposto e uno strano malessere mi assale. Non riesco a capire perché.
Chiamo in ufficio per prendere dieci giorni di ferie, ho bisogno di concentrarmi sul libro, voglio farcela
Non ho mai preso così tante decisioni in così poco tempo e senza ripensarci neanche una volta!
Sono instancabile, e la mia “creatura” prende forma e con lei anche io inizio a pensare di averla una forma, inizio a pensare a me in maniera diversa e il sorriso si affaccia sempre più spesso sulle mie labbra.
Ogni mattina ricevo un girasole e la telefonata di Sofia che immancabilmente mi fa sentire il suo supporto incondizionato.
Ho passato la notte in bianco per rileggere il testo e fare le ultime correzioni. Sono agitata ma nello stesso tempo soddisfatta del mio lavoro.
Non avrei mai creduto di scrivere neanche una pagina e invece sono arrivata fino a questo punto, al punto di spedire il mio lavoro per partecipare ad un concorso.
Chiamo Sofia “Ciao Sofia, ho finito, non posso crederci”.
“Io invece ci credo eccome, sapevo che ce l’avresti fatta”, “grazie, per aver creduto in me”.
“Devi ringraziare solo te stessa, ti sei data la possibilità che ti eri preclusa per lungo tempo, quella di essere te stessa, di vivere e di amarti così come sei. Voglio solo dirti un’altra cosa, non fermarti più, guarda fino in fondo al tuo cuore, io l’ho fatto e adesso ho Giorgio al mio fianco e sono felice e anche lui lo è. L’ho guardato negli occhi e senza paura ho lasciato fluire quello che provavo per lui, è andata bene, lui è tornato da me, ma se anche non fosse andata così io oggi non avrei rimpianti perché ho fatto quello che sentivo.”
“Perché mi dici questo Sofia?”
“Perché ti voglio bene. Scusami adesso devo chiudere ho un appuntamento di lavoro, ci sentiamo domani, mandami un messaggio quando trasmetterai il tuo romanzo. Dobbiamo festeggiare.”
“Certo!”.
Le parole di Sofia mi hanno turbata.
Invio il mio romanzo e le lacrime iniziano a scendere senza permesso.
Suonano alla porta.
Mi asciugo gli occhi e corro ad aprire pensando che sia Sofia. Quando apro e vedo quel mazzo di girasoli meraviglioso le mie gambe iniziano a tremare.
Lo prendo e cerco il bigliettino, lo trovo, lo apro desiderosa di scoprirne il contenuto, dentro c’è un biglietto aereo per questa stessa sera per la Grecia e poche righe: parti con me, ti aspetto all’aeroporto.
Non riesco a crederci.
Mi sento confusa, ho paura ma nello stesso tempo mi rendo conto che quello che provo per lui va oltre ogni umana immaginazione.
Devo prendere una decisione, e questa volta voglio seguire solo le mie sensazioni più profonde, il mio intuito, la mia sensibilità.
Sono così confusa, decido di sedermi sulla mia panchina preferita nel giardino di casa è il posto nel quale mi sento più calma, il verde mi fa sentire meglio.
Provo a respirare e a pensare, cerco di capire cosa desidero veramente. Ma mi sembra di avere un unico pensiero, io desidero scrivere, quando scrivo, ogni piccola parte di me si ricongiunge e mi sento completa, vera, felice.
Non sono pronta per condividere questa mia felicità con qualcun altro. Ho preso la mia decisione. Inseguirò il mio sogno, ovunque mi porterà e lo farò da sola.
La mia famiglia non apprezzerà la mia decisione ma finalmente ho capito che sono io l’unica responsabile della mia felicità.
Presa da questi pensieri decido di scrivere una mail ad Alexis:
Caro Alexis, mi dispiace, non posso partire con te. Il mio sogno è diventare una scrittrice e per fare questo ho bisogno di concentrarmi, di dedicarmi completamente e per una volta solo a me stessa.
Fino ad oggi ho dedicato le mie attenzioni a tutto tranne che a me e non sono stata felice.
Non nego di provare dei sentimenti nei tuoi confronti ma non posso continuare a mettermi in secondo piano.
In questo momento partirei con te solo per non farti soffrire, ma tu non desideri questo vero?
L’Amore è qualcosa di più della presenza continua, del bisogno.
Se davvero mi ami non chiedermi più nulla.
Ho preso un’aspettativa, ho deciso di dedicarmi alla scrittura, ho già delle idee. Aspetto anche i risultati del concorso e la pubblicazione del mio primo romanzo.
Non so se sei stato tu a chiedere a Daphne di farmi fare quelle recensioni, se è così ti faccio presente che io non ho bisogno del tuo aiuto, voglio farcela da sola. Solo così potrò sentirmi veramente in pace con me stessa. Perdonami se puoi.”
La risposta non si fa attendere e va oltre le mie aspettative:
Cara Lorenza,
comprendo e rispetto quello che dici, anche se non penso che l’Amore possa essere di ostacolo alla tua realizzazione personale.
Desidero anch’io che tu sia felice e per questo farò tutto quello che tu desideri per poterti aiutare a realizzare il tuo sogno. Mi metterò da parte e ci sarò per sostenerti ogni volta che lo chiederai. Io ti amo, ricordatelo. Non sono stato io a proporre a Daphne la tua collaborazione è lei la talent scout.
Comunque se lo desideri potrai collaborare con la nostra casa editrice e con Daphne nel blog. Mi piacerebbe che tu ne curassi i contenuti. Ti farò contattare dall’ufficio del personale per i dettagli. Spero accetterai il contratto che ho deciso di proporti.
>>FINE<<
A domani con un altro racconto
Bellissimo racconto, che dopo un anno dalla prima lettura mi ha emozionato ancora tanto! Anna, grazie di averlo proposto, è stato un piacere rileggerlo =)
Grazie a te Alessia!