1960 – Il miracolo economico dei 60’s comincia da qui
Okkey boomer! (proprio così, con 2 k) Una frase minima che ultimamente mi sento rivolgere spesso dalle mie figlie. Confesso che le prime volte le guardavo tra il traverso e il curioso: non capivo cosa accidenti volessero dire. A parte l’okkey (sempre con 2 k per rafforzare il concetto). La sola cosa che ad intuito percepivo era il fatto che la frasetta oscillasse fra lo sfottò, l’ironia e il copiato. Il resto rimaneva in quel posto vago, dove relego le cose poco chiare.
In genere però indago peggio di un detective e se la prole evade le risposte con l’aria di chi ha trovato un’arma letale da usare in occasioni estreme, la sottoscritta cellulare e web alla mano, non è rimasta inattiva… E quindi, dopo qualche ricerca, neanche tante in verità, l’arcano si è svelato ai miei occhi e al mio comprendonio con la potenza di una rivelazione quasi biblica (molto quasi…).
La frase in questione, detta e riferita ai boomers, è usata dalle nuove generazioni in riferimento a quelle nate negli anni Sessanta, a mo’ di compatimento. Come dire, “okkey, stai calmino, tu sei nato un millennio fa e non puoi capire i concetti del duemila, sei un boomer e dobbiamo solo assecondarti, come si fa con i matti o con gli scemi”. Niente male come trovata!
Boomer quindi si fregia di tradurre “appartenente alla generazione del boom economico”. Almeno questo l’ho capito! Anche se sono nata proprio in quegli anni. Sono una boomer. E pazienza, faccio buon viso a cattiva sorte e agli okkey boomer delle mie figlie.
Il 1960 fu un anno bisestile ma a dispetto del famoso detto non fu particolarmente funesto, a parte le “solite” sciagure che, bisesto o meno, si verificano in ogni anno della storia umana.
Fu l’anno in cui cominciò quel miracolo economico, il boom appunto, che cambiò la vita agli italiani. Una nuova Italia cominciò ad affacciarsi al balcone del benessere esteso a tutti, del progresso civile e sociale: il difficile dopoguerra era stato archiviato, nasceva e si toccava con mano la modernità.
E così, il Bel Paese dopo aver asciugato le lacrime per la morte di un mito (lo è tutt’ora) del ciclismo, Fausto Coppi morto il 2 Febbraio, celebrava il 25 Agosto l’apertura dei Giochi Olimpici a Roma, nei quali vide che per conquistare il podio non servono gadget o tute firmate ma bastano solo un paio di gambe e piedi buoni, pur se nudi: a vincere la gara delle gare, la maratona, fu infatti un atleta etiope, Abebe Bikila, sergente della guardia del Negus che correva scalzo.
Fu un anno, il 1960, che vide molti inizi e tanti cambiamenti nell’altra metà del cielo: il 23 Giugno entrava in commercio negli Stati Uniti d’America la prima pillola anti-concezionale. Acquistabile in farmacia, diede l’input a quella parità sessuale che diventerà lo slogan delle lotte femministe degli anni a seguire: l‘utero è mio e me lo gestisco io anche con la pillola anti-concezionale… Al di là di ogni estremizzazione, fu senza dubbio una conquista per il mondo femminile, un modo per gestire la maternità in maniera responsabile e sopratutto libera.
Del resto il vento di cambiamento soffiava forte fra le gonne femminili che si accorciavano e il 1960 vide infatti, anche la prima donna seduta su una poltrona che fino ad allora era esclusiva prerogativa maschile, quella di primo ministro. Tutto questo succedeva nello Sri Lanka, quasi incredibile ma il 21 Luglio, Sirimavo Bandaranaike, esponente politico con un nome complicato, diventava la prima donna della storia ad aver ricoperto la carica di primo ministro di uno Stato. Bella rivincita per le donne che da quest’anno in poi non si fermeranno più, andranno avanti nella conquista di quella dignità di genere che dovrebbe essere alla base di ogni società civile.
Un anno di primati, un anno di nuovi inizi in tanti settori, un anno in cui il futuro era a portata di mano e sembrava essere colorato di rosa. Anche la politica esordisce in TV con la prima trasmissione che dava voce e visibilità alle varie parti politiche, niente a che vedere, però, con la caciara televisiva a cui assistiamo oggi, in cui si tocca con mano lo scadere dei toni e dei contenuti.
Anno di input nuovi il 1960: anche la letteratura aderì a questo filone di cambiamento
Nel 1960 la commissione svedese per il Premio Nobel, assegnava a Saint-Jhon Perse, pseudonimo di Alexis Léger, il suddetto premio. Scrittore, poeta e diplomatico francese scriveva per “vivere meglio” e già ci piace molto solo per questa sua citazione. La motivazione del premio è quasi poetica: per l’ambizioso volo e le evocative immagini della sua poesia, scusa se è poco.
La assoluta e vera novità letteraria è però tutta italiana: proprio nel 1960 Leonardo Sciascia, pubblica il suo romanzo d’esordio Il giorno della civetta, che di per sé non sarebbe una notizia così eclatante se non fosse per il tema trattato: viene ripreso in forma romanzata un fatto vero, l’omicidio di un sindacalista comunista avvenuto a Sciacca nel 1947. Per la prima volta la mafia entra nella letteratura ma come fenomeno da denunciare in tutta la sua spietatezza e per il grado di complicità del potere politico e di omertà della gente, di cui beneficia nel controllare interi territori.
Un piccolo passaggio:
“Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà.”
Così parla don Mariano verso il capitano Bellodi nel passaggio chiave di Il giorno della civetta, pubblicato in anteprima sulla rivista Mondo Nuovo. E anche quel modo di dire compì il suo passaggio nella storia, dove ancora staziona usato come modo di dire. Niente male per una generazione boomer.
È un punto di svolta, una novità assoluta perché fino a quel momento cosa nostra con i suoi padrini e le sue lupare, veniva quasi mitizzata. Contemporaneamente, una parte del mondo politico di allora tendeva a negare l’esistenza del fenomeno o quantomeno a ridimensionarlo di molto, quando addirittura non instaurava (e non ha mai smesso, in certi casi) connessioni e connivenze. Ma questa, al solito, è un’altra storia.
Il 1960 e la Giornata Internazionale contro la violenza sulla donna
È riferito ad un fatto tragico del 1960 la scelta della data della Giornata Internazionale contro la violenza sulla donna: proprio il 25 Novembre 1960, le tre sorelle Mirabal, dominicane, attiviste più volte torturate ed imprigionate per motivi politici, vengono barbaramente assassinate in un campo di canna da zucchero. Il loro ricordo nella stessa data 21 anni dopo, si trasforma nella Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne…
… Ah, probabilmente ti interesserà poco, caro iCrewer ma non posso omettere di raccontarti che proprio mentre tre sorelle morivano vittime di una violenza tanto disumana quanto assurda e cieca, in un altro angolo di mondo un po’ sperduto tra i monti Nebrodi, la vita si rinnovava con la sua eterna forza a dispetto di ogni bruttura e malvagità. Nascevo io e con me, nello stesso giorno e anno, chissà quanti altri piccoli boomers, figli di quel 1960 miracoloso che oggi si sentono dire okkey boomers, con 2 k, dai figli che purtroppo stanno conoscendo recessione e pandemia, altro che miracoli.