Oggi vorrei parlarvi di Fragole a novembre di Prisca Turazzi. Un testo appartenente ad un genere che non ho mai letto prima e devo dire di esserne rimasta davvero affascinata.
Il testo teatrale non è una lettura comune, un romanzo dove è descritto ogni dettaglio della vicenda e del contesto, nel quale ci si può “entrare” facilmente, ma una lettura un po’ più impegnativa. Il modo in cui questa storia è rappresentata, in effetti, mi ha reso scettica inizialmente. Non pensavo di riuscire ad immergermi nel cuore della storia come, di solito, posso fare con i romanzi che leggo. Ma davvero mi sbagliavo. Questo libro si è svelato una piacevole sorpresa. È stato bellissimo assistere ad uno spettacolo teatrale nella mia mente, immaginare i particolari invece che vederli dal vivo.
Il racconto ricco di flashback che non hanno assolutamente reso confuso il risultato finale. Anzi, al contrario, ogni dettaglio descritto dall’autrice non è mai stato messo a caso, per fare da contorno. Ma sembrano davvero inseriti ognuno al posto giusto, indispensabili, per rendere vivido il contesto nella mente di chi legge.
Fragole a novembre parla di Francesca, una giovane donna che per tutta la vita si è sentita insicura e inadatta nella famiglia, nel lavoro e nelle relazioni sociali. Un giorno a caso, si è ritrovata ad uno speed date e, per la prima volta, decide di raccontare se stessa ad uno sconosciuto, Sergio. Ripassa con lui i momenti cruciali che hanno fatto colare a picco la sua vita e hanno fatto si che si ritrovasse in questa condizione. Nel raccontare si rende conto che gli unici momenti in cui si sentiva davvero se stessa ruotano attorno a Salvo, l’uomo solo e sgorbutico che le ha insegnato a estraniarsi da ciò che la circonda attraverso la fantasia, una dimensione parallela dove lui, per primo, si rifugia.
Il titolo riporta infatti a una delle fantasie espresse dalla protagonista, quella di avere voglia di mangiare fragole nel mese di novembre, impossibili da trovare. In questo flashback ritroviamo quindi due personaggi solitari, confusi, che sentono il bisogno di appartenere a qualcosa al di fuori della realtà che li circonda. Troveranno, l’uno nell’altro, un posto nel quale sentirsi protetti al punto che, al di fuori di questa magia, nulla merita più interesse.
Ed è proprio questo giochino, nel quale persino le fragole hanno un ruolo importante, che unisce alla perfezione la donna insicura e l’uomo scontroso.
Un gioco che mira alla creazione di un mondo tutto loro, dove potersi sentire davvero liberi.
Devo dire che è stato davvero singolare il modo in cui, ai miei occhi, l’intera storia è apparsa da due “angolazioni” diverse. Da una parte sono riuscita ad immedesimarmi nella protagonista. L’autrice ha reso davvero facile entrare nella mente di Francesca attraverso le sue parole che potrebbero rispecchiare i pensieri di ognuno di noi su ciò che siamo e su ciò che vorremmo essere. D’altra parte mi sono sentita un po’ Sergio, lo spettatore di questo piccolo frangente di vita raccontatoci da Francesca, perché è evidente che Sergio è il pubblico, l’ascoltatore. Ho riscontrato in ciò una certa familiarità, come fosse stato affiancare un’amica che aveva bisogno di confidarsi e in cerca di una mano da afferrare.
La protagonista percorre un viaggio mentale nel quale, inconsapevolmente, sta accettando ciò che la vita le ha dato.
Con un pizzico di fantasia in più, si liberara dalle sue barriere mentali e dalle cose che l’hanno resa per tutta la vit fragile e, allo stesso tempo, fredda nei confronti di una relazione o in ambito lavorativo.
Vorrei consigliare Fragole a novembre a tutti perché, anche alla fine, l’autrice da ancora modo di riflettere.
Essa ci lascia infatti in sospeso ad immaginare il “come sarà”.
Ogni tanto uscire dagli schemi, per leggere qualcosa di diverso dal solito, da’ l’occasione di vedere vicende più affini alla nostra quotidianità e farle un po’ nostre.