Clamoroso!
Questo libro è clamoroso!
E lo dico con tutta la sincerità e l’onestà possibile. Perché dopo aver letto Clamoroso, la mia vita da immarcabile di Gianmarco Pozzecco, non si può che rimanere estasiati. Tanto che, ti confesso, caro iCrewer, è la prima volta da due anni a questa parte che mi metto a scrivere una recensione pochi istanti dopo aver chiuso l’ultima pagina del libro (in realtà ho letto il formato digitale, ma poco cambia).
Solitamente sono solito lasciare la lettura a bagnomaria dentro di me, in modo da assimilarla per bene e identificare con calma gli aspetti che più mi hanno colpito, quelli da analizzare nelle poche righe che poi andrò a scrivere e soprattutto per percepire al meglio le emozioni scaturite dal testo. Questa volta no. Questa volta agisco d’impulso, con istinto, lascio che l’entusiasmo guidi le mie dita sulla tastiera… insomma scrivo alla Pozzecco.
Gianmarco Pozzecco è stato uno dei più grandi talenti della storia della pallacanestro italiana.
Un giocatore che ha diviso tantissimo le tifoserie, perché come spesso accade ai grandi personaggi, a quelli che scrivono la storia, o li si ama o li si odia senza mezzi termini. In questa autobiografia, scritta a quattro mani con Filippo Venturi, e uscita per Mondadori nel mese di settembre, il Poz racconta tutta la sua carriera da cestista, ma anche buona parte della sua vita che, a dire il vero, ha sempre avuto come satellite un campo con due canestri. O forse, al contrario, la vita della mosca atomica si è sempre adattata alle esigenze del suo sogno e della sua grande passione: la palla a spicchi.
Clamoroso: io e la pallacanestro
Io sono un discreto appassionato di basket. Non posso certo dire di essere un grande tifoso, se non della nazionale, ma amo guardare le partite fin da ragazzo e amo seguire tutte le competizioni, a partire dalla NBA. Del resto sono un ragazzo cresciuto a pane e Michael Jordan, un ragazzo che negli anni ’90 restava sveglio di notte per guardare le finals dei Chicago Bulls, un ragazzo che sempre in quegli anni era letteralmente stregato dalla Virtus Bologna e dal suo giocatore più rappresentativo: Danilovic.
Nonostante ciò non posso dire di essere un vero tifoso: il paragone con quello che provo e che sento quando mi approccio al calcio non regge. Eppure, forse proprio per il fatto di non avere una vera fede di tifo che condiziona i miei giudizi e le mie emozioni, sono uno di quelli che va anche al palazzetto, saltuariamente, a guardare questi meravigliosi atleti che corrono come dannati avanti e indietro cercando di infilare la palla nel canestro (anche se ridurre a questo il gioco del basket è una vera bestemmia).
Ci ho pure giocato. Clamoroso! Per qualche anno. Nella squadra del mio paese che in quegli anni, sempre i novanta, si destreggiava nei vari campionati regionali. Ho un po’ esagerato, più che giocato, mi sono quasi sempre solo allenato, perché poi, nelle partite, il campo l’ho visto spesso solo con il binocolo. Ero scarso. Tanto scarso.
Ricordo però quelle poche volte in cui finivo la partita con un paio di punti a referto: sono emozioni indimenticabili. Le stesse che si leggono nel libro di Pozzecco. E sono certo che non serve specificare con il solito “con le dovute proporzioni” perché un canestro fatto in una finale di Eurolega da la stessa emozione di quello fatto al campetto playground di un giardinetto tra amici, tra scappati di casa.
Clamoroso: il libro di Gianmarco Pozzecco
Tutta questa parentesi personale, che ormai avrai imparato ad accettare caro lettore, visto che continui a dare fiducia ai miei articoli, per dire che c’erano tutte le basi, nel mio background, per respirare a pieni polmoni questo libro. Per capirlo, per viverlo e per gustarlo.
Ho visto il Poz giocare, l’ho amato e l’ho tifato come un pazzo ogni volta che indossava la maglia azzurra della nazionale. Lo sto ammirando come allenatore in quel di Sassari. L’ho visto e apprezzato nelle sue varie apparizioni televisive nel corso degli anni e l’ho visto diventare personaggio senza mai intaccare però il suo essere atleta.
E ora, grazie a Clamoroso, la mia vita da immarcabile, posso dire di ammirarlo per il modo in cui è diventato adulto e ha preso coscienza di se stesso. Mi sembra troppo definirlo scrittore, eppure, probabilmente anche grazie al contributo di Venturi, è riuscito nel compito di riversare sulle pagine tutta la sua carriera e tutta la sua vita. Sembra quasi che il Poz la stia raccontando a se stesso, un se stesso maturato ma per nulla cambiato. Semplicemente migliorato.
Non serve che io ripercorra qui le tappe della sua carriera e della sua eccentrica vita, mi piace soffermarmi invece, sull’aspetto responsabile di un ragazzo che ha sempre messo il suo lavoro, quindi il basket, davanti a tutto. Sull’importanza che l’autore dà all’impegno costante nella ricerca dei risultati, alla tenacia che serve per raggiungerli e alla leggerezza necessaria per saper gestire la pressione che tutto questo alimenta aldi fuori di un palazzetto e di una palestra. Sono onesto: questo libro mi ha fatto molto pensare. Riflettere.
C’è un passaggio particolare, e poi chiudo altrimenti va a finire che vado lungo come due overtime, inserito nel capitolo in cui Gianmarco racconta la sua esperienza a pochi passi dalla NBA, dove viene sottolineata l’importanza del perseguire i propri sogni. L’invito è quello di continuare a seguire i sogni anche quando non si riesce a realizzarli subito, non abbandonare mai la strada verso la felicità. E ancora riuscire ad anteporre l’aspetto delle emozioni e dei sogni a quello economico, anche se non è un esercizio facilissimo.
Pensa caro lettore che proprio in questi giorni ho affrontato una bella e costruttiva discussione su questo argomento con alcuni amici, e non ho potuto fare a meno di volare, nella formulazione dei miei pensieri, alle pagine sopra citate di Clamoroso.
In chiusura, dunque, se sei un appassionato di basket e hai amato uno dei più grandi campioni del recente passato non puoi non leggere questo libro. Ripercorrerai momenti che hai vissuto da spettatore raccontati dal protagonista: un vero privilegio. E poi, grazie alla onestà di chi scrive, farai un meraviglioso slalom, con tanto di cambi di direzione, tra aneddoti e bravate incredibile che ti faranno anche ridere, molto ridere. Se invece sai poco di basket, questo libro è una occasione per conoscere le gesta di un grande campione, ma anche la possibilità di apprendere quanto il talento e la determinazione possono fare raggiungere ogni traguardo in tutti i campi della vita.
P.S Ho pensato fino a questo momento se dirlo o no: simpatizzo Cantù per ragioni geografiche. Ma questo cambia poco, anzi niente, nel mio ritenere Pozzecco un campione di tutti. Un Roberto Baggio.