Cari iCrewers è con piacere che torno a parlarvi del giovane autore Thomas Melis, dopo aver recensito “A un passo dalla vita” edito Lettere animate e averlo intervistato per la rubrica “Sogni di Carta”, eccoci qui a parlare di “Nessuno è intoccabile” edito Butterfly edizioni.
Sono contenta di aver trovato quello che desideravo leggere, la scrittura di Thomas Melis è nettamente migliorata e finalmente mi sono trovata davanti a un noir a tutti gli effetti e che sotto certi aspetti ricorda le serie tv che trattano il tema della mafia.
Una violenta lotta familiare fa da sottofondo ai crudi avvenimenti che vengono narrati con carattere critico quasi da testata giornalistica e analizzati nei loro più minuti dettagli indagandone il passato e il presente così che il lettore ha un quadro perfetto della situazione e del carattere dei protagonisti.
Mi è piaciuta la realtà che fuoriesce da queste pagine, i riti, le tradizioni e la cultura di un popolo.
Mi ha colpito la location, la Sardegna e la scelta di voler raccontare di come la natura di questa isola sia stata modificata, dal ruolo che hanno i turisti e cosa pensano di loro i sardi.
Dall’altro lato dell’auto il Lido degli Angeli: una lunghissima spiaggia che costeggiava il fianco meridionale dell’area metropolitana. Un tempo era stata bianca, ricoperta da una sabbia finissima e soffice che ormai appariva solo nelle foto storiche. L’azione di ripascimento artificiale voluta dall’amministrazione comunale l’aveva violentata, cancellandone irrimediabilmente il candore originario, ma la bellezza di quello spazio fisico era più forte dell’uomo, più forte di tutto. E resisteva.
È veramente un romanzo che può essere analizzato secondo diversi punti di vista e che ti permettere di cogliere tutto cio che ruota attorno a una società, il lavoro di analisi e studio compiuto dall’autore è evidente e si nota che conosce quello di cui scrive. Inoltre se lo si rilegge più volte ogni lettura permette di cogliere aspetti che non si erano notati.
C’è un lato legato alla mafia, uno alla crisi economica, l’amore tra due fidanzati, quello di una madre verso il figlio, un aspetto naturalista e a questo proposito è indelebile nella mia mente la descrizione del rito della marchiatura dei buoi, sembra che l’autore vi abbia assistito in prima persona.
L’arnese di ferro con le iniziali di tziu Antine ruotava dentro un foghile. Se ne occupava Michele Rubiu. Rideva e faceva in modo di renderlo incandescente. Il vecchio lo pretendeva arancione.
Ci pensò Vissente a risolvere il problema, come accadeva di frequente. Scavalcò la staccionata e raggiunse l’animale stretto tra le funi. Lo afferrò per la testa, stringendola sotto il braccio con tutto il suo peso. Gridava bestemmie in limba, aveva gli occhi pieni di rabbia. Il volto pallido s’infuocava per la violenza crescente con cui strattonava la bestia. Sovrastato dalla forza ordinata dei tre uomini l’animale lentamente cedette. Iniziò a vacillare, emettendo un muggito disperato dalla bocca imbrattata di schiuma bianca. Si accasciò sul manto maculato e fangoso del corrale permettendo a su Castiglianu di annodargli un lazo attorno alle zampe.
L’odore di carne bruciata volteggiò nell’aria rendendola fitta, penetrando le narici. Due lettere infuocate comparvero sul quarto posteriore del vitello. Proprio sulla parte che in futuro sarebbe finita sul banco di un supermercato.
L’animale fu liberato. Poco dopo toccò a un suo fratello, poi a un altro e un altro ancora. E alla fine di quella mattina tutti i giovani pretendenti portarono impresso sulla pelle il marchio che da decenni metteva in guardia dal toccare la roba di Antine Degortes.
L’unica pecca che ho trovato è che, a mio parere, la narrazione diventa più scorrevole a partire dal quarto capitolo e che, purtroppo, l’uso del dialetto se da un lato dona veridicità alla narrazione dall’altro limita la velocità nella lettura, comunque cose di poco conto.
Per gli amanti di questo genere narrativo la lettura è consigliatissima.
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