Un racconto dalle sfaccettature horror, ambientato in un paesino dell’entroterra ligure.
Buia fu la notte, di Emanuela Navone, è un racconto di poco meno di 100 pagine che però porta con sé la complessità e la struttura di un romanzo breve. Seconda opera di questa giovane scrittrice genovese dopo “Io sono l’usignolo”, in Buia fu la notte si racconta quello che accade in un paesino dell’entroterra ligure dopo che un violento nubifragio ha colpito Genova e il Basso Piemonte.
Erano tutti lì.
Immobili davanti a loro.
L’asfalto emanava una leggera nebbia che ne sfumava i contorni, quasi che sembrassero forme inconsistenti.
Ma si muovevano, come un’onda nera in un’oscurità ancora più nera.
E stavano avanzando verso di loro.
Qui, infatti, cominciano ad accadere fatti strani, fenomeni inspiegabili… Rispetto ad altri libri del genere, però, questo racconto non scivola mai nello splatter ma narra quello che accade attraverso la descrizione e l’introspezione dei personaggi. A rendere il tutto ancora più credibile, è la sapiente presenza di dettagli tratti dalla vita quotidiana, come fare colazione guardando il telegiornale. In questo modo reale e soprannaturale si mescolano e si integrano perfettamente in una scrittura fluida e precisa.
Annalisa strinse la mano di Giulio. «Senti anche tu?»
Lui si volse a guardarla. «Che cosa?»
«Ci stanno chiamando.»
Trama
Una giornata iniziata come le altre si trasforma ben presto in un incubo.
Il sole sembra scomparso, l’aria puzza di stantio e gli abitanti di un piccolo borgo iniziano a ricevere strane visite, che ben presto li faranno piombare in un abisso di sconcerto e terrore.
Solo alcuni si bloccheranno sul precipizio e tenteranno di sfidare qualcosa più grande di loro.
Con l’unica certezza: in questa buia notte, anche un abbraccio può essere letale.