Stress, mobbing, burnout e leadership tossiche. Sono parole che purtroppo risuonano familiari a milioni di lavoratori. In Italia e nel mondo cresce il fenomeno del lavoro tossico, un ambiente professionale che logora corpo e mente, fino a trasformarsi in una vera e propria “pandemia silenziosa”.
A denunciare e analizzare questo problema è il libro Lavoro tossico (Nutrimenti, 144 pagine, 16,15 euro) della giornalista Rai Isabella Schiavone, un’inchiesta coraggiosa che racconta cause, conseguenze e possibili rimedi per chi si trova intrappolato in un contesto professionale che avvelena.

Cos’è un lavoro tossico: segnali e conseguenze
Nel suo libro, Schiavone descrive i mondi professionali come vere e proprie “organizzazioni criminali” sul piano delle dinamiche interne. Ambienti in cui il bisogno di comando e controllo annulla il confronto, soffoca la crescita e spegne ogni diversità.
Il risultato? Stress cronico, ansia, depressione e perdita di autostima, con effetti devastanti sulla salute fisica e mentale.
Secondo i dati citati nel libro, 1 lavoratore su 4 in Europa soffre di stress legato al lavoro, mentre il 15% dei lavoratori nel mondo presenta disturbi psichici correlati alla propria attività professionale (dati OMS). In Italia, il 40% dei dipendenti dichiara di voler cambiare impiego entro l’anno, segno di un malessere diffuso e profondo.
I settori più colpiti: sanità, giovani e donne in prima linea
Alcune professioni risultano particolarmente esposte. La giornalista racconta che nel settore sanitario il problema è allarmante:
- Il 70% dei lavoratori della sanità è soggetto a bullismo.
- Un terzo dei medici soffre di ansia e depressione.
Donne e giovani sono le categorie più fragili, spesso costrette a sopportare leadership incoerenti, ambienti competitivi e mancanza di valorizzazione.
Testimonianze e casi reali: quando il lavoro diventa una trappola
Lavoro tossico raccoglie numerose storie vere, come quella di Sara, una trentunenne che nel 2021 si è tolta la vita dopo aver lasciato il proprio impiego in un ospedale pubblico, dove – secondo i familiari – subiva continui maltrattamenti.
Sono racconti che mettono in luce non solo la durezza di certi ambienti, ma anche la solitudine in cui spesso si trovano le vittime di mobbing e straining.
Rimedi e vie di uscita: tra consapevolezza e scelte radicali
Il libro non si limita a denunciare, ma offre anche spunti concreti per reagire. Schiavone invita a riconoscere i segnali di un ambiente tossico, a chiedere aiuto (psicologico o legale) e, quando necessario, a cambiare strada.
Tra le storie di rinascita spicca quella di Simone Perotti, ex manager che nel 2007 ha lasciato un lavoro prestigioso per una vita più autentica, scegliendo la libertà come antidoto alla tossicità.
Come scrive Gianni Riotta nella prefazione, questo libro è un atto di giornalismo civile, capace di trasformare il dolore in consapevolezza:
“Alla fine della lettura ci si sentirà forse più fragili, ma anche più autentici, consapevoli e, forse, persino un po’ più liberi”.