Per quanto sembri assurdo le parole di un testo di una pubblicità natalizia “A Natale puoi, fare tutto quello che non puoi fare mai…” mi ha fornito il leit motiv per introdurti una bella notizia.
Jolabokaflod che letteralmente vuol dire inondazione di libri.
Non è una parolaccia; certo per noi è impronunciabile, ma per il popolo islandese non esiste parola più dolce, tanto da farla diventare una tradizione: regalare libri a Natale e leggerli tutti insieme.
Immagina la scena caro iCrewer, mentre la neve cade (ma anche se non c’è), un camino acceso, le luci dell’albero che ammiccano, una tazza di cioccolata calda o di té e… un bel libro. Non ti si accende la voglia di leggere?
Tutto inizia già dal mese di novembre, quando i cittadini ricevono il catalogo con le nuove pubblicazioni in uscita, dall’Associazione degli editori islandesi, cioè il Bokatidindi. Attraverso questo elenco le persone scelgono cosa vogliono leggere ed acquistare per regalare. E tutto ha inizio!
Mentre noi in Italia il 24 dicembre ci “abbuffiamo” con pranzo o cenone, con dolci di tutti i tipi, con regali, talvolta inutili e costosi, in Islanda il profumo che aleggia è quello della carta stampata; perché i regali del 24 dicembre sotto l’albero sono libri, rigorosamente di carta, da leggere allo scoccare della mezzanotte scorrendo le pagine tutti insieme.
Una tradizione che affonda le sue radici all’epoca della seconda guerra mondiale quando severe restrizioni patrimoniali ridussero la capacità di importazione di regali da parte dll’Islanda, però, siccome sulla carta le limitazioni erano molto inferiori, si diffuse l’abitudine di regalare libri.
Tra i miei ricordi di natali passati affiorano immagini in cui vedo i miei parenti che si scambiano libri come regalo, magari anche concordato. Tradizioni che non si sono perse, perché un libro genera in chi lo riceve qualcosa di magico e fiabesco.
Potrebbe essere un’idea per le nostre case editrici che, curando un po’ di più la scelta dei testi da offrire al pubblico, riuscirebbe a trasmettere la cultura della lettura, che non è solo uno strumento per l’educazione, ma è un veicolo per approcciarsi alla realtà, e anche un mezzo per rilassarsi.
La passione per i libri non si insegna a scuola, semmai può avere una certa influenza, ma il primo buon esempio si ha in famiglia.
Caro iCrewer, facciamo in modo di invogliare a leggere chi ci circonda, creiamo le giuste condizioni sia dentro che fuori casa e chissà che un giorno anche l’Italia, tutta, e non solo una città, possa fregiarsi del titolo di Nazione della Lettura, come Reykjavik ha ottenuto, nel 2011, quello di Città della Lettura.
Tradizione bellissima…. ❤️