Da fine aprile sarà possibile acquistare in tutte le librerie e negli store digitali Fondato sulla sabbia, un saggio di Anna Momigliano curato da Garzanti Editore.
Viviamo in un mondo in continua e rapida evoluzione, così rapida che anche le guerre più sanguinose finiscono per essere “dimenticate”. È il caso di Israele, passato ormai in secondo piano nelle pagine di cronache, ma ancora sconvolto da un tragico conflitto che ne offusca il futuro. Ma per capire a cosa va incontro Israele è necessario prima capire quale fosse la strada che il paese stava percorrendo. Ed è proprio l’obiettivo di Anna Momigliano che con questo saggio Fondato sulla sabbia dipinge il ritratto di una terra antica, affascinante ma anche estremamente complessa.
Fondato sulla sabbia: la trama

Per capire cosa è diventato Israele dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, dobbiamo innanzitutto chiederci cosa stesse diventando già prima di quel giorno. Israele è un paese giovane, dove l’età media è di ventinove anni e le cose cambiano con una rapidità difficile da immaginare. È anche un paese pieno di contraddizioni: da un lato gli ebrei ultraortodossi, molti dei quali non si identificano nell’idea moderna di democrazia, dall’altro i palestinesi con cittadinanza israeliana, che a propria volta non si identificano nell’idea di stato ebraico; da una parte un fortissimo legame con il passato e le tradizioni, dall’altra uno straordinario slancio verso il futuro della ricerca e delle nuove tecnologie.
Come ha scritto Amos Oz, Israele è un paese nel quale «tutti vengono da qualche altra parte», perché è nato dalla fuga degli ebrei dall’Europa e dal Medio Oriente; un paese che da sempre convive con l’idea che altri vogliano spazzarlo via e che allo stesso tempo occupa da quasi sessant’anni territori nei quali impone a milioni di palestinesi un sistema antidemocratico.
In questo libro Anna Momigliano fotografa l’identità di un mondo di cui parliamo tutti pur sapendone molto poco, e ci consegna, in una ricostruzione solida e chiarissima, gli strumenti necessari per riconoscere nella guerra in Medio Oriente, riaccesa nel 2023, l’esito di una trasformazione che era in atto già da lungo tempo e cui la paura e il desiderio di vendetta non hanno fatto altro che dare il colpo finale.