Marco Verrillo, nel suo ultimo lavoro pubblicato dalla SP Scrivere Poesia Edizioni, ci offre un’esperienza letteraria unica e avvincente. “Ciò che è rimasto” è più di un semplice libro; è un viaggio emotivo che esplora le profondità dell’anima umana attraverso la lente della poesia e della prosa.

Il protagonista di questo racconto è un artista e poeta che si ritrova a navigare un complesso labirinto di emozioni e ricordi. Verrillo utilizza un linguaggio ricco e immaginifico, intessendo la narrazione con dialoghi vibranti e momenti di riflessione profonda. L’inserimento sottile di espressioni in dialetto napoletano arricchisce ulteriormente il testo, donando autenticità e colore locale ai micro-racconti che compongono l’opera.
In “Ciò che è rimasto“, i temi dell’amore, della perdita e della rinascita sono esplorati con una sensibilità che tocca il cuore del lettore. Verrillo non si limita a raccontare una storia; ci invita a riflettere sulla nostra vita, sulle nostre scelte e sui nostri percorsi. La sua scrittura, permeata da un senso dell’ironia sottile, offre una prospettiva unica sulle sfide e le gioie dell’esistenza umana.
Perché leggere “Ciò che è rimasto”?
Questo libro non è solo per gli amanti della poesia o della prosa narrativa. È per chiunque si sia mai trovato alla ricerca di significato, per chiunque abbia mai sentito il bisogno di scoprire o riscoprire parti di sé che sembravano perdute. “Ciò che è rimasto” è un inno alla resilienza umana, un promemoria che, nonostante tutto, possiamo trovare bellezza e forza anche nei momenti più difficili.
Cosa ne pensi? Hai mai avuto un’esperienza simile nella tua vita dove hai dovuto riscoprire parti di te stesso? Condividi la tua storia nei commenti qui sotto!