È di questi giorni la notizia della spettacolare eruzione di un nuovo vulcano in Islanda. Si tratta del vulcano Fagradalsfjall, situato nella penisola di Reykjanes, 40 chilometri a sud-ovest della capitale Reykjavik. La particolarità di questo vulcano è il fatto di non essere una montagna, come il famoso Eyjafjöll che nel 2010 bloccò il traffico aereo europeo per l’enorme quantità di ceneri emesse nell’aria, ma un’intera valle.
La lava qui sgorga da una fessura che si è aperta nella piana di Geldingadalur, profonda tra i 500 e i 700 metri. Quella di Fagradalsfjall è un’eruzione considerata piccola, ma solo dal punto di vista geologico. Lo spettacolo è unico e tantissime persone si sono recate sul luogo per vederlo di persona. Tra queste anche lo scrittore Andri Snær Magnason, autore de Il Tempo e l’acqua, edito in Italia da Iperborea (traduzione di Silvia Cosmini).
L’Islanda è conosciuta come la terra del fuoco e del ghiaccio, proprio perché fenomeni simili non sono un’eccezione. L’isola infatti si trova sulla dorsale medio atlantica che separa la placca tettonica nord-americana da quella euroasiatica.
A questo proposito ho pensato di suggerirti due libri per conoscere meglio l’Islanda, anche da questo punto di vista. Il primo si intitola Il libro dei vulcani d’Islanda: Storie di uomini, fuoco e caducità. L’autore è Leonardo Piccione ed è pubblicato da Iperborea. Se vuoi seguire da vicino la situazione del vulcano Fagradalsfjall e capirne qualcosa di più, ti suggerisco di seguire Leonardo Piccione su twitter o leggere il suo racconto Scherzando con il fuoco, suddiviso in più parti, che puoi trovare sul suo blog.
Il secondo libro è meno centrato sui vulcani, anche se ci sono diversi riferimenti, visto che fanno parte dell’Islanda da sempre, ma secondo me è utile per capire l’anima di questo popolo e la sua immaginazione. La stessa immaginazione che permette loro di dare un nome a ogni vulcano che nasce. Si tratta di Fiabe islandesi, nella traduzione di Silvia Cosmini, pubblicato sempre da Iperborea.
Il libro dei vulcani d’Islanda: Storie di uomini, fuoco e caducità, di Leonardo Piccione
Il viaggio di William Morris nella mitica Snæfellsnes, il «match del secolo» tra Bobby Fischer e Boris Spassky nella Reykjavík del ’72, il mistero che avvolge la spedizione Von Knebel nel cratere di Askja si affiancano all’epopea dello schiavo caraibico che divenne il primo islandese nero della storia, alle attuali sfide dei vulcanologi per prevedere le eruzioni, allo studio dei tunnel di lava che potrebbero aprirci una strada verso Marte.
Il libro dei vulcani d’Islanda è un viaggio curioso intorno all’unicità geologica di un’isola che conta trenta diversi sistemi vulcanici attivi, di tutte le tipologie conosciute. È il ritratto di un Paese che è «un esperimento, prima naturale e poi umano», e che per questo ha attirato attraverso i secoli studiosi, avventurieri e poeti, diventando un bacino inesauribile di storie.
Grandiosi protagonisti o impassibili spettatori delle vicende narrate, signori di una terra in cui il creato si crea, si distrugge e si trasforma ogni giorno, i vulcani ci ricordano che il suolo su cui camminiamo non è eterno, che non c’è eternità negli sforzi umani, nell’arte e nella scienza. Ma al tempo stesso ci offrono un contatto vivido con la «creazione», con l’imprescindibile guerra tra gli elementi che è all’origine della vita sul nostro pianeta, e racchiudono forse la nostra via d’accesso all’universo.
Fiabe islandesi
Storie che raccontano l’eterna lotta tra il bene e il male a colpi di magie, metamorfosi e prove di astuzia e di coraggio, ma anche l’origine di un proverbio o di un’antica credenza che fonde il sacro e il pagano, come quella degli elfi, i «figli sporchi» che Eva non è riuscita a lavare prima di una visita di Dio e che da allora dimorano negli anfratti rifuggendo ogni sguardo umano.
Storie in cui i motivi di Biancaneve o della Bella addormentata hanno risvolti per noi inaspettati, e se la giustizia trionfa sempre come vuole la tradizione, punendo i malvagi e dando felicità e ricchezza ai probi, ogni fiaba ci sorprende con uno humour irriverente, un’inedita sensualità o una crudezza che ricorda le saghe. Pagina dopo pagina ci avviciniamo all’anima di un popolo che nelle solitudini boreali ha sempre viaggiato con la parola, l’immaginazione, la poesia.