Da millenni gli esseri umani sono affascinati dalla volta celeste. Scrutano le stelle, ne registrano i movimenti, danno nomi alle costellazioni, annotano fenomeni insoliti, spiegati inizialmente attraverso miti e leggende, e poi grazie alla scienza. Tuttavia l’astronomia, la scienza naturale che si occupa dell’osservazione dei fenomeni celesti, ha una storia molto antica.
Ben prima che rubare l’attimo in cui una stella cade fosse buon auspicio (la notte di San Lorenzo è sempre più vicina, e con lei le stelle cadenti… hai già pensato a che deiderio espimere?), si guardava alle stelle per orientarsi, o anche per tentare di predire il futuro. Per le popolazioni antiche, infatti, l’astronomia era spesso legata strettamente alla religione e alla divinazione, soprattutto perchè i focus principali erano la posizione dei pianeti, la periodicità degli eventi e il cosmo nel suo insieme.
Interessante è anche notare come non vi sia una specifica zona del pianeta in cui spiccasse l’interesse per le stelle in tempi remoti (siamo pur sempre a Libri dalla Storia), ma si trattasse di una pratica diffusa quasi ovunque. Si trovano tracce di astronomia antica nella civiltà cinese, in quella indiana e in quella babilonese, guardando all’Oriente. Per quanto riguarda le zone mediterranee, invece, spiccano le conoscenze di greci ed egizi. Infine, sono rinomate la vastità e la complessità dei calendari maya.
Non stupisce, quindi, che siano giunti fino a noi svariati testi antichi di astronomia.
L’Almagesto di Claudio Tolomeo: tra i più importanti trattati di astronomia
Vi è, inoltre, un’intera sezione dedicata alle stelle fisse, in cui Tolomeo le cataloga in base alla brillantezza, pur facendo riferimento a testi più antichi. Ed è proprio questo l’altro motivo per cui l’Almagesto è così importante: l’autore cita di continuo fonti elleniche precedenti e ciò ci permette di avere una panoramica superficiale delle conoscenze dell’epoca. Ciò diventa ancora più essenziale se si tiene conto che pochissimi dei titoli menzionati sono giunti fino a noi.
È particolarmente interessante il modo in cui questo manoscritto di astronomia giunse in Europa. Verrebbe da pensare che si tratti di uno di quei tomi che tutti gli uomini di cultura conoscevano da sempre, parte integrante del syllabus di studi, e invece no. In Europa non si serbava più ricordo dell’Almagesto, fino al momento in cui giunsero sue traduzioni in arabo, realizzate a partire dal IX secolo.
Ci volle comunque qualche secolo perchè gli studiosi europei riuscissero a comprendere e semplificare il contenuto del testo, così da renderlo più facilmente comprensibile e parte delle teorie più diffuse.