Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, una ricorrenza che ci spinge a riflettere sulle storie di sofferenza, sopraffazione e, purtroppo, tragedie che ancora segnano le vite di troppe donne. Questa giornata nasce per dare voce a chi non ne ha più, come le sorelle Mirabal, brutalmente assassinate nel 1960 nella Repubblica Dominicana, e come le tante donne che, anche oggi, vedono i loro sogni spezzati da una violenza che spesso si nasconde nelle mura domestiche, in relazioni che avrebbero dovuto essere d’amore.
La cronaca recente ha purtroppo riportato alla ribalta vicende dolorose che ci lasciano senza fiato: Giulia Cecchettin, uccisa dal suo ex compagno, o Giulia Tramontano, assassinata mentre portava in grembo il figlio che non avrebbe mai conosciuto. Questi nomi, che ormai sono simboli, non devono restare circoscritti a un fatto di cronaca, ma devono spingerci a un esame di coscienza collettivo: cosa possiamo fare, come società, per fermare questa spirale di violenza?
I libri come arma contro il silenzio per combattere la violenza sulle donne
Oggi, la violenza sulla donna è una vera e propria emergenza sociale, se consideriamo che il numero dei cosiddetti femminicidi aumenta ogni anno in maniera spaventosa. Numerose sono le organizzazioni sensibili al problema, prima fra tutte l’ONU che da qualche anno ha istituito, fissandola il 25 Novembre, la Giornata mondiale contro la violenza sulla donna, come numerose sono le manifestazioni che a vario titolo richiamano l’attenzione sul triste e preoccupante fenomeno.
La letteratura ha un ruolo fondamentale nel raccontare e sensibilizzare sul tema della violenza di genere. Attraverso le parole, gli scrittori e le scrittrici possono far emergere le storie di chi è rimasto nell’ombra, offrire un punto di vista, scuotere le coscienze.
- Ferite a morte di Serena Dandini: un libro che dà voce alle vittime di femminicidio, immaginando i loro pensieri e i loro ultimi istanti. È un grido collettivo che fa riflettere sulle dinamiche di potere e controllo che spesso precedono queste tragedie.
- La ragazza del treno di Paula Hawkins: un thriller psicologico che esplora il tema dell’abuso psicologico e della manipolazione all’interno di una relazione.
- Stupro: una storia di sopravvivenza di Michela Marzano: un memoir potente che affronta la violenza con una sincerità disarmante, offrendo uno spiraglio di speranza.
Anche le testimonianze dirette, come quelle contenute in saggi e autobiografie, diventano strumenti preziosi per abbattere i pregiudizi e favorire una maggiore comprensione di ciò che subiscono le donne vittime di violenza.
La cultura come antidoto alla violenza
Oltre ai libri, anche i progetti culturali, come i reading, le conferenze e i laboratori educativi, possono essere una risposta alla violenza. Raccontare storie di donne, proporre modelli alternativi, educare le nuove generazioni al rispetto e alla parità sono passi fondamentali.
L’iniziativa di Mondadori
In vista del 25 novembre 2024 Mondadori è a fianco di tutte le vittime di abusi con l’iniziativa #InPiediControLaViolenza. Cuore del progetto è l’installazione artistica fatta a Palazzo Niemeyer, ideata dal Gruppo Mondadori insieme al fotografo Nicola Ughi e al regista Tommaso Casigliani: 100 sedie rosse, di cui una sola aperta, in piedi, simbolo di forza e resistenza.
La #SediaRossa diventa un simbolo di consapevolezza personale e responsabilità collettiva: un invito a riflettere sul ruolo che tutti, uomini e donne, abbiamo nel promuovere una cultura del rispetto e della non violenza. La sensibilizzazione su queste tematiche troverà spazio anche in un palinsesto di contenuti e approfondimenti tematici dedicati, sul sito e sui profili social di @webboh.it e @thewom.
Il progetto #InPiediControLaViolenza si inserisce in un percorso più ampio di responsabilità sociale che il Gruppo Mondadori ha da tempo intrapreso insieme alle proprie case editrici, media digitali, magazine e librerie, con l’obiettivo di promuovere la parità, contro ogni forma di violenza di genere.
Ogni opportunità mancata nel fermare queste violenze è un’occasione che perdiamo nel dare alle donne un futuro in cui possano finalmente vivere senza paura e agli uomini la possibilità di liberarsi da standard di comportamento aggressivi, repressivi e basati sul possesso delle donne e dei loro corpi.
La responsabilità della narrazione
Infine, un appello va fatto anche ai media. I casi di femminicidio devono essere raccontati con rispetto, evitando di cadere in narrazioni tossiche che colpevolizzano le vittime o giustificano i carnefici. Definire un assassino “una persona fragile” o “delusa dall’amore” è una narrazione pericolosa che distorce la realtà dei fatti.
In questa giornata, leggiamo, riflettiamo e agiamo. La violenza sulle le donne non è un problema individuale: è una ferita sociale che riguarda tutti e tutte noi.