Oggi è nostra ospite Veronica Uras autrice della raccolta di versi In punta di ali che ho avuto modo di presentarti, qualche settimana fa, nella rubrica Poesia e vita, vita è poesia. Come ben saprai, caro lettore, la rubrica Sogni di carta ospita gli autori che trattiamo, per conoscerli più da vicino.
La prima domanda, come sempre, è di rito: Veronica Uras vuoi parlarci un po’ di te? Chi sei, cosa fai…
Sono Veronica, ho 40 anni nella vita faccio la psicologa e lavoro con minori in situazioni di disagio e difficoltà . Chi sono?… complicato dirlo…capire chi siamo è un viaggio lungo una vita.
Sono una persona con poche certezze: mi piacciono le librerie, i film che non hanno un lieto fine, il mare d’inverno, viaggiare. L’ironia mi ha sempre salvato la vita.
Da dove viene la tua passione per la poesia?
Ho sempre amato leggere, da bambina ho letto tantissime fiabe e mi piaceva imparare le poesie a memoria.
Pensi che la poesia sia un genere letterario abbordabile da chiunque o riservato soltanto ad una élite, chiamiamola così, che si nutre di versi e romanticismo?
La poesia è democratica, è rivolta a tutti, è il lettore che sceglie in cosa rispecchiarsi, la poesia è ovunque, basta solo saperla vedere.
Personalmente ritengo che la poesia e la letteratura in genere debbano avere uno scopo anche sociale oltre che servire all’autore per esternare la sua interiorità, cosa pensi in proposito?
Sono d’accordo e credo che non tutti riescano a farlo perché è difficilissimo, implica inoltre una conoscenza e una cultura storica e sociale.
Veronica Uras e la libertà
Passiamo adesso alla tua raccolta In punta di ali… Il titolo già esprime il tuo desiderio di volo che si può tradurre in voglia di libertà… Da cosa vuole essere libera Veronica Uras?
Da quello da cui vogliono essere liberi in molti credo: convenzioni, percorsi obbligati, dal definire gli altri ad ogni costo, a volte, forse, vogliamo solo essere liberi da noi stessi.
Tecnicamente In punta di ali è una raccolta di versi liberi, espressi in modo semplice, diretto e quasi discorsivo. Inoltre ogni brano manca di titolo. Ritieni che la poesia debba fare sempre a meno di metrica, figure retoriche e persino dei titoli per essere libera?
Assolutamente no, credo che lo stile e la tecnica siano come un abito e ognuno scelga di indossare quello con cui si sente a proprio agio. Non utilizzo una tecnica precisa, ma amo le figure retoriche perché semplificano ciò che voglio dire, non inserisco un titolo non per ribadire la libertà, ma perché ciò che scrivo nasce da un momento e da una sensazione legata a un vissuto che spesso faccio fatica a identificare… È difficile dare un titolo a un momento.
Fra le righe di In punta di ali un lettore attento legge anche qualche punta di dolore e fragilità. Quanto incidono questi due componenti nella tua poesia?
Incidono moltissimo, dolore e fragilità ti costringono a guardare la vita e la realtà da un altro punto di vista e quando sprofondi dentro di te, se vuoi risalire devi trovare una motivazione, cercare un volto, una mano, una passione a cui aggrapparti e se riesci ad attraversarlo uscirai dal baratro con occhi nuovi.
Ho avuto l’impressione, leggendo In punta di ali, che il tuo modo di fare poesia sia ancora in fase di maturazione. Quanto ti trova concorde questa mia affermazione?
La pubblicazione di In punta di ali è stata una sorpresa, scrivere per me è un atto egoistico che mi concedo. Ho tantissime raccolte nel cassetto e In punta di ali è la prima in assoluto, raccoglie soprattutto poesie che ho scritto quando ero molto giovane, 20-26 anni, Oggi ne ho 40, quindi concordo sul fatto si tratta di una scrittura “acerba”.
Hai degli autori di riferimento? O meglio quali autori leggi e trovi più interessanti?
Adoro Erri De Luca che ha scritto delle poesie stupende come Valore, Mia madre, ma la poesia più bella l’ho letta tra le pagine dei suoi romanzi. Impossibile non citare Wislawa Szymborska, adoro lo stile schietto e sincero di Vincenzo Costantino e la capacità straordinaria di accostare le parole nelle canzoni di De Andrè.
Quali sono i tuoi progetti letterari futuri?
Non ho un progetto preciso, ma nell’ultimo anno, in particolare nel periodo del lockdown, ho prodotto molti scritti.
Grazie, Veronica Uras
Ringrazio Veronica Uras, psicologa con poche certezze che si aggrappa alla passione per la poesia e in essa trova la forza di uscire dai baratri che la vita non nega a nessuno.
Conoscerla più da vicino per quel poco che consente un’intervista, mi ha dato la conferma di ciò che avevo, in qualche modo, intuito leggendo i suoi versi: Veronica Uras ha un’anima sensibile, a tratti fragile ma ha imparato a convertire la sua fragilità e sensibilità in forza, anche attraverso la poesia. E non è poco.