È ancora Venerdì Santo oggi, come ogni anno, oggi è venerdì santo. Memoria dolorosa di un Dio crocifisso per amore. E se ha ancora un senso credere che esiste un Dio morto e risorto, se ha ancora senso ricordare in un mondo che ha ne dimenticato il significato, se ha ancora senso tentare di capire il mistero del perdono che passa attraverso il dolore, allora sì, oggi faccio memoria di quel venerdì che i credenti chiamano santo e che i non credenti possono ignorare ma non cancellare.
Eppure ancora spargi amore,
crocifisso Cristo
dal male del mondo.Aperte le braccia,
mai stanche
sugli abissi dell’animo umano.Sorretto il legno,
da altri cristi
crocifissi con te.
Amore: che parola usata e abusata. E quanto poco se ne conosce la vera essenza. Quante volte si scambia per amore ciò che è puro egoismo, eppure Cristo continua a spargere ancora amore da quei due pezzi di legno messi in croce. Da quel Venerdì Santo quando, allargate le braccia, ha offerto se stesso alla Crocifissione: da quel preciso momento, si è compiuto il mistero dei misteri, quel “Sia fatta la Tua volontà” ha unito il fiat di Cristo a quello di Maria, la Madre-ragazzina, figlia del suo figlio. Ed è stato solo amore: Madre e Figlio uniti per amore degli uomini, nell’amore di Dio.
Cristo non ha mai smesso di dare amore. Quelle braccia sono ancora aperte ad accogliere. Lo saranno per sempre, fino alla fine, fino all’ultimo alito di vita sulla terra. L’uomo, nella sua incredulità, nella sua presunta autosufficienza ha spesso la superbia di poterne fare a meno, di non riconoscerlo, di rinnegarlo. Eppure Lui lo sparge ancora, lo spargerà sempre.
Non sarà mai capito fino in fondo l’amore donato quel Venerdì Santo di tanti secoli fa. Difficile da comprendere, da razionalizzare per qualsiasi mentalità terrena: solo i santi, cristi a loro volta, ne intuiscono l’immensità. Ed è per questo amore che rinnegano la loro vita e abbracciano il legno della Croce, sorreggendolo. A me, a te, a tutti noi umanità spicciola e spesso dubbiosa, resta l’incapacità di credere fino in fondo al miracolo d’amore che ancora si perpetua su quel legno.
Venerdì Santo con Maria
Immagina solo per un attimo di essere una madre a cui viene ucciso un figlio: non credo esista, per una donna, dolore più grande. Immagina solo per un attimo il dolore di Maria sotto la croce. Non occorre essere credenti per riuscire a comprendere quanto quel dolore sia più che devastante, più che annichilente, più che affligente. Eppure dietro quel figlio innocente e martoriato Maria non arretra di un millimetro: quella Via Crucis è anche la sua.
O figlio, figlio, figlio,
figlio, amoroso giglio,
o figlio, chi dà consiglio
al cor mio angustiato?
Figlio, occhi giocondi,
figlio, che non rispondi,
figlio, l’alma t’è uscita,
figlio della smarrita.
Figlio bianco e vermiglio,
figlio senza simiglio,
figlio bianco e biondo,
figlio, volto giocondo,
figlio, perchè t’ha il mondo,
figlio, così spezzato?
Figlio, dolce e piacente,
figlio della dolente,
figlio, che ti ha la gente
malamente trattato!
Avrai senz’altro riconosciuto lo stralcio estrapolato da Il pianto della Madonna di Jacopone da Todi: dal XIII secolo ad oggi, quel Figlio, accorato e reiterato commuove ancora: c’è palpabile e concreto tutto il dolore di una madre che vede morire un figlio massacrato dalla cattiveria umana.
Lo sapeva Maria, lo ha saputo da subito che quel figlio era speciale: la frase detta al momento dell’Annunciazione, quel “sono l’ancella del Signore” non è stata pronunciata a caso. E lo è stata vera serva, lo è ancora, lo sarà sempre fino alla fine. Anche lei, Madre scelta per Cristo e per l’intera umanità, ha detto sì, solo per amore. Ed è rimasta sotto la Croce in quel Venerdì Santo, per vivere ed accogliere con il Figlio quel dolore in cui si racchiude il dolore del mondo. E fino alla fine, nei venerdì santi come in tutti gli altri giorni, accoglie noi, umanità affidatale da Cristo nelle sue ultime parole.
È venerdì Santo ancora e sempre…
Questo sangue
ha ancora lo stesso odore
di quel giorno,
quel grido di madre
percorre strade
rincorre il temponon si spegne
è un’eco
che giunge fino a noistraziante insistente ,
nei campi dei rifugiati
nel mare che tutto
ricopre pietosonei corridoi bui
della morte liquida
spicciola
per fame e odio
per denaro infame .Non si spegne l’urlo
di madre sotto
la croce del figlioil sangue rappreso
ricopre il tempo
come nero manto.
Nei versi di Sandra Mirabella, dal titolo Venerdì Santo che hai appena letto sopra, il dolore di Maria in quel Venerdì Santo di tanti secoli fa è lo stesso dolore di oggi: vivo e tangibile, come un’eco che rimbomba e attanaglia le viscere. Sotto la Croce con Maria ancora si rinnova percorre strade e rincorre il tempo, lo strazio delle madri per tutte le crocifissioni inflitte dalla crudeltà umana.
Venerdì speciale
È un giorno speciale oggi, particolare: che tu sia credente, dubbioso o ateo, fervente praticante o cristiano tiepido, che tu abbia o non abbia il tempo per riflettere sul mistero più grande del mondo, Cristo morto e risorto, questo Venerdì non è un venerdì qualsiasi. Puoi farci caso o fregartene altamente però il Venerdì Santo in un qualsiasi momento della tua vita, (passata, presente o chissà, futura) ti avrà indotto (o ti indurrà) a fermarti e pensare e chissà se non sia io, oggi, a provocare la riflessione.
Sarà un attimo, saranno ore, sarà un giorno oppure una intera vita ma il mistero di quel Corpo di Uomo straziato sulla Croce, ti avrà stupito o trovato incredulo, riconoscente o pieno di pietà ma sono certa, non ti avrà mai lasciato indifferente.