I protagonisti di quest’ultima puntata del podcast intitolata – come l’ottavo capitolo del libro di Mathijs Deen – Il figliol prodigo, sono due: Mohamed Sayem e una strada in Africa.
La strada per Aounout
Aounout è un villaggio che si sta sempre più spopolando. Ma non solo: sta diventando sempre più irraggiungibile anche da chi, ormai nato e cresciuto in Europa, vorrebbe tornare a far visita agli affetti lasciati lì. Questo perché il villaggio si trova in cima a una montagna e la strada per arrivarci è dissestata.
«(…) la mancanza di quella strada segna una lontananza tra loro e il loro paese, tra loro e le loro origini. E allora, a un certo punto, un giorno, questo gruppetto di anziani decide di prendere un aereo, di venire in Europa così come hanno fatto i loro figli e i loro nipoti, e di cercare un modo, scovando nelle coscienze di queste persone che sono dei marocchini e che ormai vivono in Europa e magari hanno figli europei, un pochettino di dignità per il loro paese.»
Quello che accade a Mohamed Sayem, al villaggio di Aounout e alla strada, te lo faccio raccontare direttamente dalle bellissime parole di Matteo Caccia prima e di Mathijs Deen poi.
Io, nel frattempo, ti suggerisco qualche libro per approfondire il tema delle migrazioni: Esodo. Storia del nuovo millennio, di Domenico Quirico; Migrazioni e intolleranza, di Umberto Eco; La frontiera, di Alessandro Leogrande.
Questo libro è la cronaca dei viaggi fatti in compagnia dei migranti nei principali luoghi da cui partono, e in cui sostano o si riversano. In questo senso, è il racconto in presa diretta dell’Esodo che sta già mutando il mondo e la storia a venire. Una Grande Migrazione che ha inizio là dove parti intere del pianeta si svuotano di uomini, di rumori, di vita: negli squarci sterminati di Africa e di Medio Oriente, dove la sabbia già ricopre le strade e ne cancella il ricordo; nei paesi dove tutti quelli che possono mettersi in cammino partono e non restano che i vecchi.
Termina nel nostro mondo, dove file di uomini sbarcano da navi che sono già relitti o cercano di sfondare muri improvvisati, camminano, scalano montagne, hanno mappe che sono messaggi di parenti o amici che già vivono in quella che ai loro occhi è la meta agognata: l’Europa, il Paradiso mille volte immaginato.
Da Melilla, l’enclave spagnola che si stende ai piedi del Gourougou, in Marocco – dodici, sonnolenti chilometri quadrati cinti da un Muro in cui l’Europa è, visivamente, morta fino alla giungla di Sangatte, a Calais, dove la disperata fauna dei migranti macchia, agli occhi delle solerti autorità francesi, le rive della Manica con la sua corte dei miracoli, tutto l’Occidente sembra credere di poter continuare a respirare l’aria di prima, di poter vivere sulla medesima terra di prima, mentre “il mondo è rotolato in modo invisibile, silenzioso, inavvertito, in tempi nuovi”.
«Una intolleranza strisciante guadagna terreno giorno per giorno… L’intolleranza selvaggia si batte alle radici, attraverso una educazione costante che inizi dalla più tenera infanzia, prima che sia scritta in un libro.»
Dopo il grande successo di Il fascismo eterno, una fulminante e agile raccolta di quattro saggi, di cui due inediti, che affrontano il tema dell’intolleranza e dei fenomeni migratori con la forza delle idee e delle argomentazioni, contro ogni pregiudizio. Una lezione civile, illuminante e profetica, su temi di grande sensibilità e attualità: i migranti, le forme di razzismo e intolleranza esplicite e subdole, l’identità europea, il confronto con tradizioni e abitudini diverse dalle nostre.
C’è una linea immaginaria eppure realissima, una ferita non chiusa, un luogo di tutti e di nessuno di cui ognuno, invisibilmente, è parte: è la frontiera che separa e insieme unisce il Nord del mondo, democratico, liberale e civilizzato, e il Sud, povero, morso dalla guerra, arretrato e antidemocratico.
È sul margine di questa frontiera che si gioca il Grande gioco del mondo contemporaneo. Questa soglia è inafferrabile, indefinibile, non-materiale: la scrittura vi si avvicina per approssimazioni, tentativi, muovendosi nell’inesplorato, là dove si consumano le migrazioni e i respingimenti, là dove si combatte per vivere o per morire. Leogrande ci porta a bordo delle navi dell’operazione Mare Nostrum e pesca le parole dai fondali marini in cui stanno incastrate e nascoste.
Ci porta a conoscere trafficanti e baby-scafisti, insieme alle storie dei sopravvissuti ai naufragi del Mediterraneo al largo di Lampedusa; ricostruisce la storia degli eritrei, popolo tra i popoli forzati alla migrazione da una feroce dittatura, causata anche dal colonialismo italiano; ci racconta l’altra frontiera, quella greca, quella di Alba Dorata e di Patrasso, e poi l’altra ancora, quella dei Balcani; ci introduce in una Libia esplosa e devastata, ci fa entrare dentro i Cie italiani e i loro soprusi, nella violenza della periferia romana e in quella nascosta nelle nostre anime: così si dà parola all’innominabile buco nero in cui ogni giorno sprofondano il diritto comunitario e le nostre coscienze.
Quanta sofferenza. Quanto caos. Quanta indifferenza. Da qualche parte nel futuro, i nostri discendenti si chiederanno come abbiamo potuto lasciare che tutto ciò accadesse.
Una strada attraverso i secoli e l’Europa
Si conclude così un viaggio durato secoli lungo le strade d’Europa. Da Il precursore, a Il figliol prodigo, passando per il comandate dei Cimbri Boiorix, il bandito Bulla Felix, la pellegrina Gudrid Thorbjarnardóttir, l’attore Jacob Barocas, il coscritto Coenraad Nell e il pilota d’auto da corsa Charles Jarrott, Mathijs Deen e Matteo Caccia ci hanno fatto conoscere un’Europa inedita, passo dopo passo.
Per antiche strade. Storie di viandanti che hanno fatto l’Europa è un podcast realizzato da Matteo Caccia che racconta in 8 puntante l’ultimo libro di di Mathijs Deen Per antiche strade; è prodotto da Iperborea in collaborazione con l’Ambasciata e il Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi.