Quest’anno si celebrano i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, e il primo gennaio l’Accademia della Crusca ha lanciato l’iniziativa La parola di Dante fresca di giornata. Ogni giorno, per 365 giorni, nel sito e nelle pagine social (Facebook, Instagram e Twitter) dell’Accademia della Crusca puoi trovare una parola o un’espressione di Dante, seguita da una breve spiegazione. Si tratta di locuzioni, latinismi, motti, o ancora neologismi creati dal grande poeta e che ancora, nel 2021, fanno parte del nostro patrimonio linguistico.
Le prime due parole di Dante
La parola del primo gennaio è stata trasumanar.
“Trasumanar significar per verba
non si poria; però l’essemplo basti
a cui esperienza grazia serba”
(Paradiso, I, 70)
E questa la spiegazione che segue: «neologismo dantesco per indicare un’esperienza che va oltre l’umano. Dante lo usa per indicare l’avvicinamento a Dio, ma il termine può essere esteso ad ogni condizione che vada al di là dell’esprimibile, dove le parole non bastano più. [C. M.]»
La parola del due gennaio, invece, è stata color che son sospesi
“Io era tra color che son sospesi,
e donna mi chiamò beata e bella,
tal che di comandare io la richiesi”
(Inferno, II, 52)
Si legge di seguito nella nota dell’Accademia della Crusca «È detto da Virgilio parlando di sé, perché sta nel Limbo, ma è passato nell’italiano come forma proverbiale per indicare uno stato di incertezza e di attesa. [C. M.]»
E direi che questa espressione, di questi giorni, non poteva esser più azzeccata!
Il Vocabolario Dantesco
Se vuoi approfondire ulteriormente questo argomento, ti consiglio anche un altro progetto dell’Accademia della Crusca: il Vocabolario Dantesco, creato in sinergia con l’Istituto del CNR Opera del Vocabolario Italiano, accessibile gratuitamente e in continuo aggiornamento.
Due libri da poco usciti sul grande poeta
A riveder le stelle: Dante: il poeta che inventò l’Italia, scritto da Aldo Cazzullo per Mondadori
Non solo. Dante è il poeta delle donne. È solo grazie alla donna – scrive – se la specie umana supera qualsiasi cosa contenuta nel cerchio della luna, vale a dire sulla Terra. La donna è il capolavoro di Dio, la meraviglia del creato; e Beatrice, la donna amata, per Dante è la meraviglia delle meraviglie. Sarà lei a condurlo alla salvezza. Ma il poeta ha parole straordinarie anche per le donne infelicemente innamorate, e per le vite spente dalla violenza degli uomini: come quella di Francesca da Rimini.
Aldo Cazzullo ha scritto il romanzo della Divina Commedia. Ha ricostruito parola per parola il viaggio di Dante nell’Inferno. Gli incontri più noti, da Ulisse al conte Ugolino. E i tanti personaggi maledetti ma grandiosi che abbiamo dimenticato: la fierezza di Farinata degli Uberti, la bestialità di Vanni Fucci, la saggezza di Brunetto Latini, la malvagità di Filippo Argenti. Nello stesso tempo, Cazzullo racconta – con frequenti incursioni nella storia e nell’attualità – l’altro viaggio di Dante: quello in Italia.
Nella Divina Commedia sono descritti il lago di Garda, Scilla e Cariddi, le terre perdute dell’Istria e della Dalmazia, l’Arsenale di Venezia, le acque di Mantova, la «fortunata terra di Puglia», la bellezza e gli scandali di Roma, Genova, Firenze e delle altre città toscane. Dante è severo con i compatrioti. Denuncia i politici corrotti, i Papi simoniaci, i banchieri ladri, gli usurai, e tutti coloro che antepongono l’interesse privato a quello pubblico.
Ma nello stesso tempo esalta la nostra umanità e la nostra capacità di resistere e rinascere dopo le sventure, le guerre, le epidemie; sino a «riveder le stelle». Un libro sul più grande poeta nella storia dell’umanità, a settecento anni dalla sua morte, e sulla nascita della nostra identità nazionale; per essere consapevoli di chi siamo e di quanto valiamo.
Dante, scritto da Alessandro Barbero e pubblicato da Laterza
Dante è l’uomo su cui, per la fama che lo accompagnava già in vita, sappiamo forse più cose che su qualunque altro uomo di quell’epoca, e che ci ha lasciato la sua testimonianza personale su cosa significava, allora, essere un giovane uomo innamorato o cosa si provava quando si saliva a cavallo per andare in battaglia.