Una lama di luce è uno dei noti e appassionanti romanzi che compongono la serie delle indagini del commissario Salvo Montalbano, il cui padre è solo e soltanto lui: l’esimio maestro Andrea Camilleri; il romanzo è stato scritto nel 2012, poi nel 2013 vi è stata la riproduzione cinematografica che verrà replicata proprio oggi durante la prima serata di Rai Uno.
Oramai il lunedì è divenuto un appuntamento imperdibile, qualcosa di irrinunciabile, occasione gradita per ripercorrere, attraverso le scene riproposte su celluloide, gli scritti di Camilleri, anche se – va sempre precisato – nessun film potrà mai trasporre in maniera certosina i dettagli che compongono il libro.
Camilleri, infatti, nei suoi libri descrive Montalbano con una bella chioma fluente, ma avrai notato che nel film quest’ultimo, invece, sia totalmente rasato. Questa peraltro è solo una delle differenze tra gli scritti e le riproduzioni in televisione.
Devi sapere, caro amico lettore, che il nostro amato commissario è vittima di sogni, per così dire, premonitori, presagio di cattive notizie, a suo dire: immagini vivide, quasi reali, si accavallano nella sua mente; usualmente viene interrotto in queste sue fantasie o dallo scrosciare della pioggia torrenziale che batte imperterrita sulla persiana – presumibilmente rimasta semi-aperta -, il continuo ed insistente tuppuliare, cioè battere, alla porta d’ingresso o ancora l’incessante squillo del telefono dove un esagitato Catarella propone la sua rituale cantilena da omicidio «Dottori, dottori un morto attruvarunu…» per i non addetti ai lavori «Dottore, dottore, un morto hanno ritrovato…», che poi l’agente sbagli di netto il nome della vittima, la contrada e la zona del ritrovamento è arbitraria routine.
Una lama di luce narra di una storia toccante e veritiera: in quest’opera il nostro Montalbano si troverà, suo malgrado, coinvolto in una vicenda che lo riguarderà in prima persona e che lo ferirà duramente. Lui è restio a mostrare i suoi sentimenti, lo sappiamo, dal suo volto impassibile nulla traspare, ma chi lo conosce lo sa che la sua è una mente fina come poche, un’arguzia inverosimile.
Questo è uno di quei libri di Camilleri che mi ha spiazzata: intreccia, come solo lui sa fare, storie su storie facendole scorrere in maniera lineare e lasciandoti, alla fine, un tocco di sapere in più. Perché in fondo, l’esimio scrittore, ci narra vicende che, seppur frutto di fantasia, hanno a che fare con qualcosa di vero, realmente esistente nella realtà.
Una lama di luce affronta anche il delicato tema della immigrazione e dei continui sbarchi che affollano le coste siciliane: certo è che non è questa né la sede né il momento giusto per affrontare questo spinoso e caldo argomento, però va detto che lo stesso rappresenta un problema né di pronta né di facile né di rapida soluzione e che richiede un’enorme concentrazione di impegno, dispiego di forze, perseveranza e aiuto da parte di tutti gli agenti coinvolti in questa situazione.
Detto ciò cosa accade quindi? Succede che tra coloro che sono sbarcati a Lampedusa vi sono anche alcuni tunisini coinvolti in un traffico di armi; il nostro commissario quindi, si vedrà impegnato a scovare i trafficanti e sarà proprio qui che vedrà incrinarsi, come crepe su un muro, una di quelle poche certezze nelle quali credeva, non posso però svelarti, per ovvie ragioni, di cosa si tratta.
«Nella vita del commissario va crescendo un senso di solitudine che accascia e predispone a una morbidità di sentimento. Livia continua a essere una voce nel telefono, una minaccia costante e fastidiosa di baruffe. Un’assenza. Una lontananza impegnativa. Irrompe in carne e ossa una donna fatale…»
Il commissario Montalbano non manifesta spesso e apertamente i suoi sentimenti, lo abbiamo detto, però questi ha un’abitudine che ripete quasi al termine di ogni indagine: una volta che un’inchiesta termina, egli corre a gettarsi in mare liberandosi dei capi di abbigliamento e nuota, nuota in quel mare azzurro e cristallino che lui tanto ama, nuota immergendosi totalmente come a voler lavare via dal suo corpo tutto il marciume, la cattiveria e l’egoismo umano: acqua come sinonimo di purezza.