Amami prima che vengano a prendermi: Un’intensa storia d’amore gay ai tempi della Seconda Guerra
Una notte, nel pieno della II Guerra Mondiale, il giovane maestro elementare Francesco viene svegliato da qualcuno che chiede aiuto, picchiando alla porta. Agitato, corre ad aprire: quasi non lo riconosce, perché sono passati alcuni anni, ma è Michele, amico d’infanzia, che è scappato dal fronte di guerra e lo supplica di nasconderlo in casa sua. Francesco, turbato, sente di nuovo nascere dentro di sè il sentimento che aveva invano cercato di sopprimere…
Non è la prima volta che i romanzi di Giulia Amaranto vengono recensiti dai nostri redattori, ti ricordo La tua bocca è il mio tormento e una precedente recensione di questo stesso libro.
Ti chiederai: perchè rifare la recensione? Semplicemente perchè il tema trattato è di così grande attualità che dopo aver letto questo racconto ho voluto darti la mia impressione.
L’amore omosessuale ai tempi della Seconda Guerra Mondiale sicuramente era scandaloso e non accettato dai più. Ma oggi? Siamo sicuri che tutta la società, e non te ne avere se sottolineo la società italiana, è pronta a accettare e convivere con coppie di uomini o donne? Io purtroppo dico di no. Il perbenismo, il non voler vedere la realtà, il non volersi mettere mai dalla parte degli altri, il sentirsi sempre nel giusto della maggioranza sono tutti caratteri che rendono difficile la vita delle minoranze.
Immaginiamo cosa poteva essere un secolo fa.
Questo è il racconto di Giulia Amaranto
E nella frase sotto riportata c’è la sofferenza di una vita, di un ragazzino che comprende di amare il suo amico, di un giovane uomo che si accontenterebbe della voce del suo amato pur di non perderlo.
Quel parlare sottovoce era il suono più scandaloso che si potesse udire! Era come se la voce di Michele si trasformasse nella carezza sensuale di un amante, come tornare a quel pomeriggio di zucche rubate, quando la voglia di baciarlo lo aveva spaventato…
In circa cinquanta pagine Giulia Amaranto ci racconta di pochi giorni vissuti insieme da Francesco e Michele, uno troppo timido per esternare i propri sentimenti, l’altro più intraprendente perchè accetta il suo essere e il suo amare. I due protagonisti vengono descritti quel poco che basta per renderci partecipi soprattutto del loro carattere e della loro psicologia; essendo un racconto è lasciato poco spazio a tutto il resto.
La vicenda si snoda tutta nella piccola casa di Francesco, le povere stanze sono descritte nella pochezza di particolari che fanno sì che il lettore le immagini proprio come dovevano essere.
Consiglierei a Giulia Amaranto di riprendere questo racconto e trasformarlo in un romanzo, ci sono degli spinti interessanti e parlare di rapporti umani è sempre di grande attualità.