Un tè a Chaverton House è un delizioso romanzo scritto dalla brillante penna di Alessia Gazzola, edito Garzanti.
Ho trovato questa storia delicata, una vicenda a cui non è mancato nulla per essere perfetta. Una lettura nella quale ti immergi, chiudi gli occhi e sei… nella tenuta di Chaverton House, in Inghilterra.
Un tè a Chaverton House: facciamo un salto in Inghilterra?
Alessia Gazzola non si smentisce: ci racconta una vicenda adorabile nella quale vestiremo, senza alcuna difficoltà, i panni della ventisettenne Alice Bentivegna, una giovane ragazza che non ha ancora le idee ben chiare riguardo al proprio futuro lavorativo.
Alice è una ragazza dalle mille risorse, non vuole fare delle scelte delle quali poi potrebbe pentirsi, lei ci tiene a fare ciò che veramente la fa stare bene e su questo non posso che essere d’accordo con lei: ciascuno dovrebbe scegliere sempre ciò che lo aggrada e lo fa sentire realizzato, tuttavia sappiamo che questo non è sempre possibile.
«Penso che il lavoro sia importante, naturalmente, a patto di non dimenticare di gustarsi le cose ril
evanti.»
Alice si troverà invischiata, accidentalmente e grazie alla sua arzilla zia Edvige, in quello che è in tutto e per tutto un vero mistero familiare, mistero che la condurrà niente di meno che in Inghilterra, esattamente nella tenuta di Chaverton House.
Qui la nostra giovane amica si imbatterà nel fascino sobrio ed elegante dell’Estate Manager: Alessandro Almirante.
Insomma, pare proprio che questa vacanza inglese si preannunci ricca di situazioni non preventivate, incontri chiarificatori e molto, molto altro ancora.
La cover è elegante e pertinente alla storia: sullo sfondo vediamo un’imponente e antica tenuta, verosimilmente si tratta di Chaverton House, e una giovane ragazza, voltata di spalle, che cammina verso la stessa.
È solo un’immagine, ma l’andatura della ragazza mi trasmette serenità, come se la stessa avesse trovato il suo posto nel mondo.
Un tè a Chaverton House: perché il cuore è colui che comanda
Prima che la narrazione abbia inizio, troviamo una breve nota a firma di Alessia nella quale essa ci racconta di come sia nata questa storia, successivamente troviamo un prologo, ovvero la nostra porta di ingresso per il romanzo, che mi è molto piaciuto perché davvero originale.
Durante la lettura incontreremo come delle brevi parentesi che richiamano al prologo e che poi ritroveremo alla fine del romanzo.
Al termine del libro, infine, troveremo una… gustosa sorpresa!
Il libro si compone di ventinove capitoli, la narrazione è in prima persona, il linguaggio si presenta forbito ed elegante e si snoda in una scrittura lineare e fluida condita da quella dose di ironia che arricchisce il tutto, rendendolo completo.
Come detto, Alessia ha scritto un romanzo ricco di particolari vividi che ti fanno sentire come se tu fossi realmente in Inghilterra in generale, a Chaverton House in particolare.
Una storia che si presenta come romantica, soave… ma non è solo questo, in effetti, poiché quell’alone di mistero che fa vestire i panni di Sherlock Holmes alla nostra protagonista conferisce quel quid in più.
Alice è una ragazza che non puoi non adorare: è semplice e altruista, ma allo stesso tempo è tenace e determinata a trovare quella che è la sua vera strada senza curarsi del fatto che i suoi genitori o i gemelli Splendidi Splendenti non vedano di buon occhio questo suo temporeggiare sul futuro, considerando quasi avventata ogni sua scelta.
«Ho una laurea in lingue e letterature straniere e una specie di ossessione per i classici inglesi, e ho sempre creduto che in un modo o in un altro ne avrei fatto il mio lavoro, ma, in un momento in cui desideravo più che mai cambiare radicalmente la mia vita, ho pensato di votarmi a una professione artigianale in cui ho sempre mostrato un certo talento.
Ma una cosa è fare i cornetti nella cucina di casa la domenica pomeriggio, altro è consacrare loro il proprio ritmo circadiano.»
Ma si sa, la vita spesso ci pone sul nostro cammino eventi inaspettati, che non solo possono cambiare il corso delle cose ma addirittura aiutarci nella scelta: questo è ciò che capita ad Alice.
Alessandro, il nostro protagonista maschile, ha un’eleganza insita in sé, parco di parole, sembra stare sempre sulle sue, alle volte pare addirittura infastidito dalle continue domande e richieste di Alice.
«È molto alto e ha una corporatura asciutta, quasi esile. I capelli sono corti e molto scuri. Il viso è affilato – non ha quella che in romanzi di un certo tipo sarebbe descritta come una mascella poderosa – e le sopracciglia sono regolari, due virgole corrucciate su uno sguardo azzurro e vigile.
Ha qualcosa di antiquato, forse il taglio di capelli un po’ anni Trenta, forse i pantaloni infilati dentro un paio di vecchi stivali di cuoio. Accanto a lui un cagnetto tipo bracco molto malandato, con il muso sbiancato e la testa inclinata di lato, come se avesse avuto un ictus.»
Al tempo stesso è un ragazzo che ha fatto delle scelte ritenendole quelle giuste, tuttavia, ciò che abbiamo detto per la nostra Alice vale anche per lui: la vita è imprevedibile e con le sue numerose sfaccettature ci aiuta a guardarci dentro permettendoci di capire cosa davvero vogliamo.
Un personaggio che mi ha davvero divertita è l’arzilla e anzianotta zia Edvige: con le sue manie, le sue espressioni e con il suo modo di fare, non puoi non affezionarti a lei.
Un tè a Chaverton House è una lettura che consiglio a chi vuole compiere un viaggio, seppur immaginario, in Inghilterra e a chi ama le storie che ti fanno battere il cuore.
«Non mi chiedo cosa ne sarà di me, non mi importa di costruirmi mattone su mattone una stanza tutta per me che alla fine si rivelerà una cella. Io sono una mina vagante, rifiuto l’ordine come stile di vita e le imprimo una direzione seguendo la scia di un dolce profumo.»