Caro iCrewer, sei un tipo ironico tu? Oppure appartieni a quella categoria che misura e pesa le parole da dire come fanno i sarti con le stoffe? Beh, che tu appartenga alla prima o alla seconda categoria sono certa che al termine di questo articolo sentirai di poter usare questa parola come i cavalieri destreggiano la propria spada.
Qualche giorno addietro mi sono imbattuta in questo elegante aforisma: «La libertà comincia dall’ironia», una massima forte, diretta, veritiera, così come d’impatto è il suo autore: Victor Hugo, uno degli uomini più acclamati e noti dell’800.
Prova a pronunciare a voce alta questa frase, prova a ripeterla quasi fosse un mantra: non lo trovi quasi liberatorio?
Prima però di parlarti di quello che, per me, è uno dei lemmi più belli e profondi contenuti in ogni dizionario della lingua italiana e non, mi pare doveroso quanto obbligatorio spendere due parole su colui che appunto è il padre, non solo di questa massima così aperta alla riflessione e al pensiero, ma anche e soprattutto del romanticismo francese. Victor Hugo, all’anagrafe Victor Marie Hugo, nasce il 26 febbraio del 1802 in Francia, a Besançon e muore il 22 maggio del 1885, a Parigi; questo esimio uomo è stato uno scrittore, un poeta ma al tempo stesso anche un drammaturgo e un politico francese. La sua fu una personalità talmente dedita allo studio che si cimentò anche come saggista, aforista, artista visivo, statista e persino attivista per i diritti umani.
Ma torniamo, caro il mio amico lettore, a parlare di questa parola che è al tempo stesso tanto profonda quanto armoniosa: prova a pronunciarla, non senti che suono musicale produce? A conti fatti, cosa è questa tanto acclamata ironia? E perché è così importante? Se provi a guardare sul dizionario della lingua italiana tra i vari significati attribuiti alla parola, troverai la seguente definizione: s. f. [dal lat. ironīa, gr. εἰρωνεία «dissimulazione, ironia», der. di εἴρων -ωνος «dissimulatore, finto»]. «Nell’uso com., la dissimulazione del proprio pensiero (e la corrispondente figura retorica) con parole che significano il contrario di ciò che si vuol dire, con tono tuttavia che lascia intendere il vero sentimento: fare dell’i.; parlare con i.; cogliere l’i. di una frase, di un’allusione.».
Ecco: l’ironia è un’emozione, l’ironia è un modo di pensare ed un modo di essere che ti rende speciale nella tua unicità, sinonimo di grande arguzia e intelligenza! Malgrado tutto, però, questa parola è spesso incompresa dai più, e oggi, più di ieri, siamo spesso sopraffatti dal rincorrere i nostri impegni – manco fossimo aspiranti partecipanti alla maratona di New York – che ci lasciamo sfuggire il senso di quello che le parole potrebbero – e vorrebbero – trasmettere… e così, di sovente, dimentichiamo di avere a nostra disposizione quelle che sono tra gli strumenti più potenti e che, se sapute usare, possono diventare per noi segno di forza indomita, ovvero: le parole; e allora, perché non provare a imparare a giocare con queste ultime piuttosto che rimuginare su ogni frase che ci viene detta quasi a volerne compiere, ogni volta, l’analisi grammaticale?
Essere ironico ti rende brillante, ti conferisce un’apertura mentale, ti regala un modo di essere tutto tuo e di nessun altro, ti rende proprio come ci dice Victor Hugo: libero!
Ricordati: la libertà non è intesa solo in senso fisico e/o psicologico ma la stessa risiede anche, e soprattutto, nell’uso delle parole; nessuno, e tengo a precisare nessuno, potrà mai privarti dell’essere libero: né con costrizione fisica, né, tanto meno, con oppressioni psicologiche: e il modo migliore per esprimere la libertà – e sentirsi tali – è l’uso sapiente delle parole, e l’ironia, di conseguenza, è il modus che può condurti ad essere libero… libero da schemi e da tutti quelli che sono i falsi dogmi.
Va da sé che l’ironia non viene espressa solamente attraverso l’uso della parola, ma altresì con la scrittura, puoi essere iro
Tra gli scrittori che utilizzano l’ironia nel loro modo di scrivere, possiamo citare Nick Hornby, uno degli autori inglesi contemporanei migliori e che non manca mai, nei propri scritti, di esprimersi con sottile ironia, descrivendo, narrando fatti e/o drammi comuni in modo assolutamente ironico: tra le sue opere possiamo ricordare Alta fedeltà, Febbre a 90° e Non buttiamoci giù. Tanto è vero che lo stesso è stato spesso definito come un autore che non solo sa saggiamente scrivere in maniera ironica, ma che è lui stesso molto auto ironico.
Tra le scrittrici femminili, invece, mi piace ricordare l’inconfondibile stile di Helen Fielding, celeberima autrice de Il diario di Bridget Jones, ove con sagace ironia descrive la vita di questa donna londinese, single e non più giovanissima, fortemente pr
Questi autori fanno sì che i personaggi, principali e non, dei loro romanzi divengano portatori sani non solo di ironia, ma anche di autoironia!
Eh già, perché se essere ironici è difficile, essere autoironici lo è ancor di più, soprattutto se questo modo di essere non è nelle tue corde! Io, personalmente, faccio dell’ironia – e quindi dell’autoironia – il mio stile di vita: non posso fare a meno di esserlo, le mie frasi sono sempre costellate da brezze di ironia! In questa vita che freneticamente ci rincorre, e che noi rincorriamo, essere ironici potrebbe rappresentare la nostra scialuppa di salvataggio in questo mare magnun di parole troppo attente a non sforare i canoni impostici: ricorda bene l’ironia rappresenta il nostro lasciapassare verso la libertà… libertà di espressione, libertà di pensiero, libertà di essere sempre e comunque noi stessi.