Rita Mariconda ci fa incontrare nuovamente i protagonisti de La Pupilla Irriverente, di cui Un duca quasi principe è il sequel; tra vecchi e nuovi amori, tutto in un’avventura rocambolesca, un susseguirsi di colpi di scena e un segreto che affonda le proprie origini nel sangue blu di una nobile famiglia russa.
Daniel avrebbe voluto la testa del padre su un vassoio.
Ma doveva salvare la vita di Bethany.
DAL COMUNICATO STAMPA di Words edizioni
Metti un Marchese in perenne lotta con il padre, innamorato di una ereditiera americana e deciso persino a fuggire pur di sposarla. Metti che il suddetto padre sia un arrogante senza cuore, deciso a tutto pur di rovinare la vita a quel figlio che odia con tutto se stesso sin dalla nascita, tanto da spedirlo nel Nuovo Mondo. Parte da queste basi “Un Duca quasi Principe”, l’atteso sequel de “La Pupilla Irriverente”, di Rita Mariconda.
In questo romanzo ritroviamo i personaggi del primo libro: i Duchi di Lennox, la dama di compagnia Lucy, il bow runner Swane, i fratelli Pearson. Partiamo da Londra, ma veniamo catapultati in America, più precisamente a Charleston, dopo appena pochi capitoli. Daniel e Bethany sono la coppia di riferimento, ma si tratta di un romanzo corale: protagonista è l’intero gruppo di personaggi che abbiamo già conosciuto nel primo romanzo dell’autrice, seppure l’impianto narrativo consenta una lettura agevole anche per chi non ha letto il volume uno.
Più che alla parte romantica, che pure è presente e soprattutto nei capitoli finali, l’autrice si è dedicata qui all’avventura, agli intrighi, alla tematica – attualissima – del rapporto tra bianchi e neri, padroni e schiavi, con un Daniel portatore di idee rivoluzionarie che sconvolgeranno animi e assetti. Eppure l’amore è sempre presente, nel cuore dei due promessi sposi, puro e devoto, muovendoli l’uno verso l’altra.
«Se milord vuole, racconto. Io sono nato qui, come mio padre.» La sua voce profonda aveva un accento particolare, ritmico, preciso come le note su un pentagramma; sembrava cantare più che parlare, ed era piacevole.
«Sì, per favore, racconta.»
L’uomo sgranò gli occhi. «Milord, non bisogna mai dire per favore a uno schiavo. Noi siamo vostri.»
«Un’altra scemenza come questa e licenzio anche te.»
Salomon scoppiò a ridere, una risata piena e molto contagiosa. Anche Daniel rise.
«Milord, non potete licenziarmi.»
Daniel non capiva e assunse un’aria più compita. «No? E perché non potrei?»
«Sono come un cavallo: potete licenziare un cavallo? No, o si vende o si uccide.» Daniel notò la serietà di quelle parole e si rese conto di quanto fosse diventata grande la disumanità nel mondo. Nessun uomo avrebbe mai dovuto avere il diritto di calpestare la dignità di un altro uomo così come aveva fatto suo padre, calpestando la sua e quella di tutta quella povera gente.
Chi è Rita Mariconda?
Rita Mariconda è nata a Torino nel ’60 e dopo vent’anni di vita ligia alle regole cambia tutto e diventa un’emigrante al contrario trasferendosi al sud. A un certo punto della su vita decide di mettere nero su bianco le sue fantasie trasformandole in romanzi. Lettrice seriale di qualunque genere, predilige gli storici e in particolare i vittoriani. Innamorata dei polizieschi giudiziari si diletta anche in questo genere, ricordiamo L’angelo con la pistola. I suoi libri sono accompagnati sempre da una vena ironica che alcune volte degenera nel sarcasmo. Il suo motto è “circondatevi di persone che vi sanno far ridere, che a farvi piangere ci pensa già la vita”.
Anche questo un romanzo di Rita Mariconda è in quello stesso stile semplice, schietto, ironico, ma anche incisivo nei passaggi importanti e delicati, che l’ha fatta in breve diventare una delle autrici più amata dal pubblico. L’autrice è capace di offrire riflessioni su tematiche importanti tra le quali spicca l’amicizia.