Oggi, 6 febbraio, ricorre l’anniversario della nascita di Ugo Foscolo, nato nel 1778 a Zante. Oggi lo vorrei ricordare attraverso il suo romanzo epistolare Le Ultime lettere di Jacopo Ortis. Un romanzo ricco di pensieri e riflessioni, di delusione e di crollo dei suoi ideali che hanno spinto il protagonista a compiere l’estremo gesto.
Le Ultime lettere di Jacopo Ortis
Le ultime lettere di Jacopo Ortis o Ultime lettere di Jacopo Ortis è considerato il primo romanzo epistolare della letteratura italiana, nel quale sono raccolte le 67 lettere che il protagonista, Jacopo Ortis, mandò all’amico Lorenzo Alderani. Questi le avrebbe date alla stampa corredandole di una presentazione e di una conclusione, dopo il suicidio di Jacopo. Vagamente ispirato ad un fatto reale, e al modello letterario de I dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang von Goethe, l’opera risente molto dell’influsso di Vittorio Alfieri, al punto da essere definito “tragedia alfieriana in prosa”. Il romanzo fu estremamente popolare tra i giovani del Risorgimento.
“Io non so né perché venni al mondo; né come, né cosa sia il mondo; né cosa io stesso mi sia. E s’io corro ad investigarlo, mi ritorno confuso d’una ignoranza sempre più spaventosa. Non so cosa sia il mio corpo, i miei sensi, l’anima mia; e questa stessa parte di me che pensa ciò ch’io scrivo, e che medita sopra di tutto e sopra se stessa, non può conoscersi mai. Invano io tento di misurare con la mente questi immensi spazj dell’universo che mi circondano. Mi trovo come attaccato a un piccolo angolo di uno spazio incomprensibile, senza sapere perché sono collocato piuttosto qui che altrove; o perché questo breve tempo della mia esistenza sia assegnato piuttosto a questo momento dell’eternità che a tutti quelli che precedevano, e che seguiranno. Io non vedo da tutte le parti altro che infinità le quali mi assorbono come un atomo.”
Credo che Foscolo sia stato l’autore che più di tutti ha saputo rivelare e mostrare, prima la speranza, e poi il disappunto e la delusione che si respirava all’epoca. Il credere fermamente nelle azioni di Napoleone Bonaparte e poi ricredersi, perché delusi dalle conseguenze, il trattato di Campoformio (17 ottobre 1797).
I temi dell’opera
Le lettere raccontano le vicende, le ansie, le riflessioni di Jacopo, la storia mette in evidenza il dramma interiore, che assiste al crollo dei suoi ideali di patria, libertà, amore e giunge ad una disperazione radicale e quindi al tragico epilogo. Rifugiatosi sui Colli Euganei, dopo che Napoleone, col trattato di Campoformio, ha ceduto Venezia all’Austria, Jacopo, esule senza patria, conosce qui Teresa, se ne innamora e ne è ricambiato.
Ma la giovane è già destinata in sposa al ricco Odoardo; Jacopo è consapevole che il suo amore è un sogno senza speranza perché un animo generoso non può, secondo lui, vivere sotto la tirannide (su questo concetto si allinea al pensiero di Alfieri). Tuttavia è costretto ad abbandonarsi alla passione amorosa perché contemporaneamente vede cadere gli ideali che davano senso alla sua vita.
Il romanzo epistolare potrebbe essere paragonata ad una vera e propria autobiografia del Foscolo. Rappresenta lo specchio e lo sfogo della sua prima giovinezza appassionata. Jacopo del suo autore riproduce spesso l’essenza e il carattere: infatti è ardente, appassionato, facile all’ira e impulsivo; ma è anche tenero, attento, sensibile e capace di compassione. Inoltre vi confluiscono i suoi amori infelici, le sue esperienze politiche, in primo luogo quella di Campoformio, tanto più grave perché segnò il crollo di quelli ideali che dopo il tramonto della fede religiosa erano divenuti per il poeta unica ragione di vita: da qui le riflessioni sull’uomo.