L’antropologo Vito Teti racconta il romanzo mai pubblicato del defunto scrittore calabro.
Si è tenuto il 31 luglio scorso a Bianco (RC) un convegno sul romanziere Saverio Strati, scomparso nel 2014. Tanti gli interventi che hanno approfondito la storia privata e letteraria dell’autore, tra cui la presentazione di un romanzo inedito.
Probabilmente è fra queste carte che si trovava Tutta una vita, che dopo lo scottante rifiuto, Strati non provò mai più a far pubblicare. Non sono noti i motivi per cui la Mondadori non accettò il romanzo: probabilmente un testo di carattere sociale, in cui venivano descritti i problemi di un emigrato calabrese che si trasferisce a Milano negli anni ’60, non attirava più l’interesse dei lettori. Eppure, stando a Teti, che ha avuto il privilegio di leggerlo, Tutta una vita rientra a pieno nella tradizione dell’opera letteraria di Strati.
Il romanzo inedito parla infatti di Pino, nato e cresciuto in una cittadina di mare della Calabria Ionica, che si trasferisce a Milano per studiare ingegneria ed essere così in grado di mandare avanti la piccola impresa edile ereditata dal padre. Il tema centrale è dunque la storia dei migrati, di coloro che lasciano i loro paesini rurali per le grandi città del Nord. Il paragone fra i due mondi è inevitabile, ma come capita in tutti gli scritti di Strati, non c’è una fazione che prevale sull’altra: il protagonista si sente parte di entrambe le realtà e ciò provoca in lui un grande conflitto interiore, che viene descritto con grande sensibilità e maestria dall’autore. L’approfondito sviluppo psicologico dei personaggi è infatti un’altra caratteristica della scrittura di Strati, che gli è valso l’apprezzamento di critica e lettori.
Tutta una vita ha quindi tutte le carte in regola per essere amato dagli appassionati di Sarti, purtroppo questo non è possibile per la mancata pubblicazione. Non possiamo fare altro che augurarci che il manoscritto venga dato alle stampe per volontà degli eredi dello scrittore calabrese, che per tutta una vita ci ha affascinato con le sue storie.
Per chi non fosse ferrato sulla vita e la produzione letteraria di questo prolifico autore, ecco alcune brevi informazioni. Nato da una famiglia povera di Sant’Agata di Bianco nel 1924, Saverio Strati fu costretto ad interrompere la scuola durante gli anni della guerra per aiutare il padre nella sua attività di muratore. Conseguì con fatica la Maturità di Liceo Classico nel 1945, poi studiò Lettere a Messina. Lì conobbe il critico letterario Giacomo Debenedetti, che lo introdusse alla Mondadori, la sua casa editrice fino al 1991, anno di rottura a causa del rifiuto di “Tutta una vita”. Da quel momento iniziò un periodo di crisi inferiore, che lo portò ad allontanarsi dalla scena letteraria. Nel 2009, su iniziativa del “Quotidiano della Calabria”, gli venne concesso un sussidio statale, previsto dalla Legge Bacchelli, per meriti artistici, poiché lo scrittore viveva nell’indigenza. Strati spirò il 9 aprile 2014. Fra i suoi scritti, ricordiamo: La Teda (1957), Tibi e Tascia (Premio Vaillon 1960), Noi Lazzaroni (Premio Napoli 1972), Il selvaggio di Santa Venere (Premio Campiello 1977) e L’uomo in fondo al pozzo.
vorrei far presente che la fotografia di Saverio Strati è stata realizzata nel 1990 da Pino Colosimo a Scandicci nella casa dello scrittore.
Grazie per l’informazione: è un dettaglio davvero interessante, che aggiunge un tocco più personale alla didascalia della foto =)