Tutta la neve del cielo
di Angela Contini è un romanzo d’amore leggero e accattivante che racchiude in sé tutti i canoni della narrativa romantica, si tratta di quelle letture che permettono ai tuoi pensieri di mettersi in stand by per qualche ora e di crogiolarsi in un sogno tutto rosa.
Oramai lo sappiamo tutti: è un momento critico e delicato al tempo stesso questo, l’Italia è come colui che è caduto in mare e annaspa per restare a galla, ma la nostra scialuppa di salvataggio siamo tutti noi che tenendoci per mano riusciremo a toccare presto terra e a risollevarci.
È proprio in questi momenti che possiamo trovare sollievo nella lettura: un buon libro ci darà quel sostegno – emotivo soprattutto – di cui necessitiamo, un motivo per chiudere in un cassetto temporaneo il martellante incedere dei pensieri che per adesso ci sopraffanno. Questo libro è l’ideale per evadere dalla realtà, perché potrai calarti in questa storia e pensare di vivere anche tu all’interno del libro osservando in prima linea l’evolversi della storia.
Cosa leggerai in questo romanzo? Leggerai di un giovane donnaiolo attraente e piuttosto suscettibile al fascino femminile, Patrick Morgan, e di una ragazza, Julia Williams, timida e accondiscende da adolescente, che da adulta si è trasformata in un’arpia, tanto da meritarsi l’appellativo da parte dei propri collaboratori di Lilith ovvero: madre dei demoni degli inferi.
Potresti pensare che tutto quello che succederà potresti già intuirlo, ma permettimi di dissentire: in realtà tu non conosci il motivo per il quale questa giovane donna è divenuta una sorta di megera, non immagini nemmeno cosa può averla turbata così tanto da farla radicalmente cambiare, e poi non puoi non goderti il personaggio di Patrick che a me, francamente, ha molto divertito.
Andiamo all’aspetto prettamente tecnico: il libro si compone di 39 capitoli, un epilogo e un editoriale; ogni capitolo, a sua volta, è molto breve e gli stessi si alternano, vale a dire che ogni capitolo è narrato una volta da Patrick, una volta da Julia, sempre in prima persona. Aggiungo che ogni capitolo porta il titolo della persona che in quel momento ci sta raccontando. Personalmente apprezzo i libri narrati in prima persona perché hanno la capacità di creare quel legame che sa di intimo e confidenziale, come un discorso solo tra te il personaggio.
Non si ravvisa nessun refuso, la scrittura è fluida, invitante, scorre bene senza alcun intoppo. Il linguaggio utilizzato è fresco e giovanile, molto ironico, non manca qualche intercalare con improperi ma fa tutto parte dello stile narrativo con il quale l’autrice ci racconta questa deliziosa storia.
Nel romanzo, inoltre, si assiste a numerose digressioni che potremmo definire di secondo grado perché non si limitano solo a ricordare quanto avvenuto nel passato ma viene ci viene detto sotto forma di racconto. La storia parte proprio dal passato, per poi fare un salto temporale in avanti di quindici anni, poi torna di nuovo indietro per ripartire dal presente – presente che si disloca ai giorni nostri -.
Ruolo attivo viene assunto anche dalla località nella quale prende forma e vita la vicenda: Montpelier, comune degli Stati Uniti D’America, capoluogo dello Stato del Vermont; attorno ai protagonisti principali, Julia e Patrick, ruotano altri personaggi alcuni di maggiore rilievo altri che potremmo definire come delle comparse ma ognuno, a suo modo, che sia comparsa o coprotagonista, conferisce alla storia quel pizzico di sapore in più.
Julia mi ha intenerita, soprattutto per la ragazzina che è stata e per ciò che le è accaduto, e forse, dico forse, mi è piaciuta più da adolescente che da adulta anche se non la si può di certo biasimare essendo plausibile il suo cambiamento; probabilmente, molte donne di oggi leggendo questo libro sentiranno di essere affini a lei.
«La guerra è appena cominciata Patrick Morgan. È meglio che tu sia preparato perché le mie armi sono caricate a pallettoni. Ho polvere da sparo al posto dei pensieri.»
Patrick, invece, è stato il classico ragazzetto spavaldo e spaccone che ha teso a mantenere questa aria anche da adulto, ma se leggerai il romanzo ti renderai conto di come, in realtà, sia solo apparenza: dietro quella sua aria da strafottenza, addirittura superficialità, si cela un uomo profondo che in fondo ha solo teso a costruirsi un ruolo. Nel libro si assiste ad una vera e propria crescita di questo personaggio.
«…io, all’improvviso, sento l’esigenza di fuggire via il più lontano possibile da qui, in un antro disperso della terra, dove lei non potrà mai raggiungermi. Ma non oso alzarmi dalla sedia. Non oso. Qualcosa che mi tiene inchiodato qui, forse i suoi occhi che mi seguono da lontano fino a che non scompaiono dietro il separé. La temo. La detesto. Sento ancora le spine nelle palle quando i miei occhi si posano su di lei.»
A me ha divertito parecchio questo giovane uomo, mi ha fatta ridere e al tempo stesso, in certi momenti, mi ha persino fatto compassione. Mi è molto piaciuto come l’autrice lo ha descritto e, diciamolo, non è sempre semplice che un’autrice donna riesca a descrivere un personaggio maschile in maniera così veritiera, perché, in fondo, noi donne, siamo sempre portate a descrivere gli uomini come vorremmo essi fossero, senza considerare il loro modo da maschi di dire e/o fare le cose. Le battute confezionate per Patrick sono veramente ironiche e sagaci.
Altra cosa che ho apprezzato è il modo con il quale è stato descritto il rapporto tra Patrick e la sua famiglia perché ti regala proprio quella giusta dose di familiarità.
Sarà che io amo le storie romantiche in genere, mi piace sognare, amo che la mia mente, di solito abituata a pensare vorticosamente, per qualche ora si fermi facendo sì che al suo interno si formi quel famoso vuoto cosmico riempito solo dalle parole che il libro mi regala; e poi, questo libro non parla solo della classica storia d’amore ma ti regala quel quid in più: un tema che oggi, ma anche ieri, ha un suo peso e ti conduce alla riflessione.